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Giornata Mondiale della Popolazione: 11 luglio 2019

La Giornata Mondiale della Popolazione è l’occasione per evidenziare come, dopo 25 anni dalla Conferenza Mondiale su popolazione e sviluppo, allorché i leader mondiali riconobbero che sviluppo e popolazione sono strettamente correlati, impegnandosi a promuovere la parità di genere e consentire alle donne di partecipare direttamente alle decisioni che riguardano la propria vita, a partire dalla scelta di quanti figli avere e quando, tali diritti siano tuttora negati in gran parte del mondo, con il rischio di non permettere il conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

 

Fu l’enorme effetto mediatico suscitato dal superamento della soglia dei 5 miliardi di individui presenti sulla terra, avvenuto simbolicamente l’11 luglio 1987, a spingere il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) ad istituire “La Giornata Mondiale della Popolazione” (World Population Day) che si celebra dal 1989 appunto  l’11 luglio di ogni anno e che mira ad aumentare la consapevolezza sia su questioni demografiche quali l’importanza della pianificazione familiare, sia sui diritti quali la parità di genere, la povertà e la salute materna.  

Secondo l’ultimo Rapporto di revisione biennale sulle Stime della Popolazione Mondiale (World Population Prospects 2019. Highlights ), presentato lo scorso giugno dalla  Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UN-DESA) che fornisce un insieme completo di dati e indicatori demografici, oggi ci sono 7,7 miliardi di individui che abitano il nostro Pianeta e si stima che al 2050 saranno 9,7 miliardi, per raggiungere i 10,9 miliardi nel 2100, quando presumibilmente si raggiungerà il picco.

I numeri pubblicati dall’ONU mostrano che il ritmo di crescita è tuttora di circa 100 milioni ogni 14 mesi, nonostante le popolazioni si siano stabilizzate in molte regioni, in particolare in Europa e Nord America.

Dal 2010, 27 Paesi hanno registrato una riduzione dell’1% o più delle dimensioni della loro popolazione, causata da bassi indici di fertilità, controbilanciata in qualche area da alti tassi di emigrazione. Tra il 2019 e il 2050, si prevede che le popolazioni di 55 Paesi diminuiranno dell’1% o di più, dei quali 26 potrebbero vedere una riduzione di almeno il 10%.

Anche lItalia, come ha attestato qualche giorno fa l’Istat pubblicando il Bilancio Demografico Nazionale Anno 2018, è entrata in una fase di declino demografico, con ripercussioni socio-economiche preoccupanti.

La maggior parte dell’aumento della popolazione mondiale avrà luogo in Africa, dove agli attuali 1,2 miliardi di individui se ne aggiungeranno, secondo le previsioni ONU, altri 2,8 miliardi.

Questa situazione può essere affrontata con una pianificazione familiare responsabile, aumentando i diritti delle donne e migliorando l’istruzione per tutti.

L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è il programma mondiale per un futuro migliore per tutti su un pianeta sano – ha dichiarato il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres In occasione della Giornata mondiale della popolazione, riconosciamo che questa missione è strettamente correlata con le tendenze demografiche, tra cui la crescita della popolazione, l’invecchiamento, la migrazione e l’urbanizzazione. Mentre la popolazione mondiale continua ad aumentare, questa crescita non è uniforme. Per molti dei Paesi meno sviluppati del mondo, le sfide allo sviluppo sostenibile sono aggravate dalla rapida crescita della popolazione e dalla vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Altri Paesi stanno affrontando la sfida dell’invecchiamento della popolazione, compresa la necessità di promuovere un invecchiamento attivo sano e di fornire un’adeguata protezione sociale. Venticinque anni fa, durante la Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo del Cairo (ICPD), i leader mondiali hanno innanzitutto enunciato i legami tra popolazione, sviluppo e diritti umani, inclusi i diritti riproduttivi. Hanno anche riconosciuto che promuovere l’uguaglianza di genere non è solo la cosa giusta da fare, ma anche uno dei percorsi più affidabili per lo sviluppo sostenibile e un migliore benessere per tutti. In tutto il mondo, stiamo assistendo a una riduzione dei diritti delle donne, compresi i servizi sanitari essenziali. Le questioni legate alla gravidanza sono ancora la principale causa di morte tra le ragazze di età compresa tra i 15 ei 19 anni. La violenza di genere, che affonda le sue radici nella disuguaglianza, continua a pesare orribilmente. Portare avanti la visione dell’ICPD sbloccherà opportunità per coloro che sono rimasti indietro e aiuterà a spianare la strada a uno sviluppo sostenibile, equo e inclusivo per tutti”.

Ma i Paesi ricchi stanno riducendo i fondi ai programmi di controllo delle nascite e il Continente africano è quello dove il riscaldamento globale sta provocando eventi meteorologici estremi, siccità e carestie, costringendo allo sfollamento le popolazioni locali, molte delle quali stanno bussando alle nostre porte.

Secondo il RapportoCambiamenti climatici e povertà”, presentato al Consiglio ONU sui Diritti Umani, che si sta concludendo a Ginevra, per effetto dei cambiamenti climatici, molti dovranno scegliere tra fame e migrazione, tal che il Relatore speciale ha parlato di apartheid climatico “in cui i ricchi possono pagare per sfuggire al surriscaldamento, alla fame e ai conflitti, mentre il resto del mondo è lasciato a soffrire“.

 

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