Presentando in anteprima i dati del Rapporto ambientale e del Riciclo dell’industria cartaria, il Presidente di Assocarta Marchi chiede di chiudere il ciclo dei rifiuti del settore, avviando a recupero energetico gli scarti non utilizzabili ed evitando il rischio di dover stipulare accordi per esportare i rifiuti del settore all’estero.
“La carta è un materiale che ha saputo sviluppare sia il ciclo biologico che quello tecnologico – ha affermato Girolamo Marchi, Presidente di Assocarta l’Associazione di Confindustria che raggruppa le imprese produttrici di cellulosa, carta e cartone in Italia, presentando in anteprima a Torino i dati del Rapporto Ambientale e del Riciclo dell’industria cartaria 2018 – È quindi un esempio di bioeconomia circolare“.
Proprio nei giorni scorsi è stata presentata durante una Conferenza ad alto livello la nuova Strategia per la bioeconomia italiana (“BIT Bioeconomy in Italy. A New bioeconomy strategy for a sustainable Italy”) che con 330 miliardi di euro di fatturato annuo e 2 milioni di posti di lavoro pone il nostro Paese al terzo posto in UE, dopo Germania e Francia.
Il Rapporto ambientale dell’industria cartaria viene redatto ogni anno da Assocarta sulla base di dati raccolti per mezzo di un questionario inviato a tutte le cartiere italiane. Le informazioni raccolte vengono elaborate e controllate secondo metodologie mirate a garantire l’uniformità e l’affidabilità dei risultati pubblicati.
Secondo i dati attualmente disponibili (quelli ufficiali vengono diffusi in occasione dell’annuale Assemblea di Assocarta in programma a Roma il 18 giugno 2019), il settore cartario ha fatturato nel 2018 circa 7,7 miliardi di euro (+4,2% sull’anno precedente, aumento in parte spiegabile con la crescita esponenziale del costo delle cellulose) per più di 9 milioni di produzione (+0,1%).
La carta è materiale di origine naturale che viene prodotto a partire da cellulose provenienti da foreste gestite in maniera sostenibile. Tutta la cellulosa importata in Italia è soggetta a verifica di legalità e circa l’80% è dotata di certificazione di sostenibilità, mentre il tasso di circolarità (rapporto tra materie prime e quelle seconde) di tutto il settore raggiunge il 55%, con eccellenze nella filiera degli imballaggi che consentono già di raggiungere l’80% di riciclo, che costituisce l’obiettivo della nuova Direttiva UE sui rifiuti che dovrà essere recepita nell’ordinamento nazionale entro il 5 luglio 2020. Inoltre, tale materiale offre supporto all’informazione, alla cultura, alla protezione dei beni trasportati, all’igiene della persona e possiede molte altri declinazioni di utilizzo.
Con le sue molteplici applicazioni e le sue caratteristiche il materiale cartaceo risponde all’esigenza di nuovi prodotti in grado di contribuire in maniera sostenibile al benessere e allo sviluppo della società basata sull’economia circolare. C’è da osservare, al riguardo, che dopo la recente Direttiva UE per la riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente che mette al bando dal 2021 le plastiche monouso, la carta potrebbe rivelarsi un valido sostituto.
Il settore della carta produce un biomateriale che viene poi riciclato dallo stesso comparto. In Italia si riciclano 10 tonnellate al minuto di carta, un giornale rientra nel ciclo produttivo in media dopo 7 giorni, una scatola entro 14 giorni e ogni anno vengono evitate 20 discariche grazie al riciclo. La filiera del riciclo include il consumatore e le raccolte differenziate (che in Italia sono mono materiale in linea con gli standard europei di settore), elementi fondamentali per avere carta da riciclare di buona qualità.
Sui materiali raccolti lavorano le piattaforme di selezione per raggiungere gli standard previsti dalla UNI EN 643. Se la raccolta differenziata non è di buona qualità le attività del selezionatore possono essere condizionate profondamente l’attività del selezionatore. In quest’ambito l’attività di standardizzazione in collaborazione con i recuperatori è continua.
“E, tuttavia, anche il più accorto dei selezionatori può conferire una balla di carta da riciclare non conforme alle specifiche merceologiche – ha sottolineato Marchi – Può accadere e non deve stupire. Ciò può avvenire con le materie prime vergini, figuriamoci nel campo dei rifiuti! Di ciò nel recepimento delle nuove direttive in materia di Economia Circolare si dovrà necessariamente prendere atto, pena la irrealizzabilità della stessa”.
La selezione e, soprattutto, il riciclo in cartiera producono degli scarti che sono in gran parte ineliminabili. Si tratta di scarti del tutto simili ai rifiuti urbani “E come tali dovrebbe essere trattati, avviandoli in via prioritaria negli impianti regionali – ha aggiunto Marchi – Se non recuperiamo gli scarti del riciclo sarà difficile fare il riciclo e l’Economia Circolare!”.
In altri Paesi dell’UE, quali Germania e Austria, non esiste praticamente più lo smaltimento in discarica, compensato dal fatto che il recupero energetico viene considerato un’opzione nel rispetto della gerarchia dei rifiuti. Viceversa in Italia, secondo Assocarta, non solo non si riesce a produrre energia dagli scarti, ma è difficile trovare impianti per la loro gestione.
“Se la situazione non cambia saremo invece costretti a stipulare accordi per esportare i nostri rifiuti all’estero – ha concluso il Presidente di Assocarta – Alla faccia dei principi dell’Economia Circolare e, soprattutto, della bilancia commerciale del Paese. Inutile stupirsi se i nostri concorrenti producono a prezzi inferiori. Lo fanno anche recuperando i nostri rifiuti, servizio per il quale si fanno pagare, oltre a non avere il costo energetico”.