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Cambiamenti climatici: il punto sugli impegni delle aziende italiane

Una ricerca IPSOS – UN Global Compact Network Italia presentata alla COP28 di Dubai che misura l’impegno delle aziende italiane rispetto ai cambiamenti climatici, evidenzia come per l’88% delle intervistate la sostenibilità ambientale dovrebbe orientare tutte le scelte aziendali, ma solo una su 10 calcola le proprie emissioni, pur con differenze sostanziali tra imprese aderenti e non al progetto UNGC.

Solo un’impresa italiana su cinque dichiara di avere adottato un piano per contrastare il cambiamento climatico e il 17% ha fissato obiettivi di riduzione delle proprie emissioni di gas climalteranti.

È quanto emerge dalla Ricerca L’impegno delle aziende italiane per il net-zero” realizzata da IPSOS per UN Global Compact Italia (UNGC), la più grande iniziativa di sostenibilità d’impresa al mondo a cui in Italia aderiscono oltre 600 imprese ed Ong, con il supporto di Edison, azienda aderente e Membro Fondatore del Network italiano la più grande iniziativa di sostenibilità d’impresa al mondo, e presentata il 10 dicembre 2023 presso il Padiglione Italia alla COP28 di Dubai.

L’indagine realizzata con 1.119 interviste condotte tra fine luglio e ottobre 2023 con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) e CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing), ha coinvolto un campione rappresentativo di aziende italiane con almeno 10 addetti, selezionato per quote non proporzionate per settori e dimensioni, per ottenere basi di lettura delle evidenze sufficientemente robuste. Ai fini della rappresentazione dei risultati, si è provveduto ad applicare una pesatura che ha ripristinato le proporzioni dell’universo di riferimento, per le variabili di settore e dimensione.

Lo studio delinea lo stato dell’arte nel nostro Paese rispetto all’Azione per il Clima delle aziende e, in particolare, il loro contributo alla riduzione delle emissioni di carbonio e al raggiungimento del target net-zero, e analizza, inoltre, quali sono i principali driver, le sfide da affrontare e le opportunità da

L’88% delle imprese italiane riconosce che la sostenibilità dovrebbe orientare tutte le scelte aziendali, ma al tempo stesso solo una su 10 afferma di avere “molto chiaro” il concetto stesso di sostenibilità.

Un limite che si traduce in una mancanza di iniziative sul clima – ha sottolineato Daniela Bernacchi, Direttrice esecutiva di UN Global Compact Network Italia – I riscontri pervenuti dalle aziende che fanno parte del Global Compact delle Nazioni Unite rivelino differenze significative rispetto all’universo di riferimento”.

La ricerca registra una coerenza fra i dati delle aziende che calcolano le emissioni e di quelle che hanno fissato obiettivi net-zero. Fra i non aderenti allo UN Global Compact, il 17% delle imprese intervistate ha definito obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti, di cui solo un’azienda su 10 è impegnata sul target net-zero o intende farlo da qui a due anni. Se guardiamo, invece, al cluster delle imprese partecipanti al progetto dell’ONU, la percentuale delle aziende con obiettivi di riduzione delle emissioni sale al 58%, portandosi dietro anche il dato molto positivo delle 8 imprese su 10 che hanno definito target net-zero o hanno in programma di farlo nel prossimo biennio.

Se si considerano solo le risposte degli aderenti italiani a UNGC, il 64% di essi ha infatti già definito un programma di contrasto al cambiamento climatico (contro una media nazionale del 22%) e 8 aderenti su 10 calcolano le proprie emissioni (contro una media nazionale di un’impresa su dieci).

Una conferma di quanto sia importante la condivisione di questo percorso insieme ad altre imprese in una logica di rete – ha aggiunto Bernacchi – Il Global Compact ONU vuole essere proprio questo, uno strumento per pianificare obiettivi ambiziosi, facendo leva sulla forza del network per raggiungere anche le PMI”.

Significativo il dato che emerge dalla ricerca rispetto ai freni all’impegno ambientale. Per il 34% delle aziende si tratta di limiti economici che non consentono di fare investimenti adeguati, per il 27% di freni burocratici e per un altro 27% pesa invece la mancanza di figure professionali competenti. Quanto alle risorse umane dedicate alla definizione di obiettivi di riduzione delle emissioni nelle aziende che non hanno sottoposto i propri target a validazione, nel 34% delle imprese è oggi presente una persona o un team che se ne occupa, mentre il 41% preferisce affidarsi a consulenti esterni.

Se si guarda ai dati per settore rispetto alla conoscenza del tema ambientale, dalla ricerca emerge che è nella moda, nel food e nelle utilities che si riscontrano i livelli di conoscenza maggiori. In alcuni settori, come quello delle costruzioni (settore ad alto impatto in termini di emissioni), le conoscenze sono, invece, piuttosto sommarie e poco diffuse. Automotive e utilities risultano i settori più consapevoli del valore in termini di competitività e reputazione dell’adozione di comportamenti sostenibili da parte delle aziende.

Per quanto riguarda invece l’impegno e le iniziative ambientali, è sempre il settore delle utilities quello impegnato in modo più assiduo e strutturato, sia in iniziative di contrasto al cambiamento climatico, che in iniziative di sensibilizzazione interne rivolte alla propria popolazione aziendale. Questo si traduce in attività e impegni concreti (calcolo impronta carbonica e definizione di specifici obiettivi di riduzione delle emissioni, validati da SBTi (Science Based Target), l’iniziativa collaborativa tra UNGC, CDP, WRI e WWF che promuove un’azione ambiziosa sul clima nel settore privato consentendo alle organizzazioni di fissare obiettivi di riduzione delle emissioni su base scientifica. Il retail, al contrario, risulta il settore più indietro per questo tipo di iniziative.

“I dati della ricerca ci dicono che tra le aziende italiane c’è ancora molto da fare – ha osservato Marco Frey, Presidente UN Global Compact Network Italia – il rapporto tra chi ha adottato un piano sul clima e chi non lo ha fatto è di uno a cinque, decisamente basso considerato il peso della nostra economia. Il ruolo del settore privato è cruciale, ma è necessario sviluppare e implementare iniziative di supporto che possano guidare le imprese nell’ambizioso percorso verso il net-zero. Dobbiamo lavorare da un lato per consolidare e accelerare i progressi delle aziende virtuose e dall’altro per coinvolgere le imprese che non hanno ancora affrontato la questione climatica”.

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