Efficienza energetica Energia

Caldaie e riscaldamenti da decarbonizzare per conseguire gli obiettivi UE

Secondo la Campagna Coolproducts che si pone l’’obiettivo di garantire ai cittadini europei che legislazione europea sull’ecodesign ed etichettatura energetica funzionino veramente, per conseguire l’obiettivo del 55% di riduzione delle emissioni al 2030 serve l’introduzione di un’etichetta energetica più ambiziosa per le caldaie già a partire dal 2023 e una progressiva messa al bando di riscaldamenti inquinanti.

Per abbattere le emissioni del 55% entro il 2030, come stabiliscono i nuovi obiettivi UE, è necessario adottare misure per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento degli edifici e rilanciare il mercato delle caldaie da energie rinnovabili. Il tempo a nostra disposizione sta per scadere e l’UE, Governi e Parlamenti n azionali devono agire prima che sia troppo tardi.

È questo il messaggio-appello contenuto nell’ultimo report Valutazione d’impatto di assistenza alla Commissione Europea sulle stufe da riscaldamento (space heaters).  WG 1/ 2/ 3 Osservazioni sulla bozza di documento provvisorio”, di ECOS (European Citizens Organization for Standards), Ong internazionale specializzata nella standardizzazione, ed EEB (European Environmental Bureau), una rete di 160 organizzazioni della società civile di 35 Paesi europei, promotori della Campagna #Coolproducts con l’obiettivo di garantire ai cittadini europei che la legislazione europea sull’ecodesign ed etichettatura energetica funzionino veramente, i cui partner italiani Legambiente e Kyoto Club, a partire dallo scorso autunno hanno inaugurato il Progetto Per la decarbonizzazione: efficienza energetica e riscaldamento negli edifici in Italia”  che durerà fino all’11 ottobre 2021.

Secondo il documento, per raggiungere il target UE di riduzione delle emissioni sarà necessario agire su due fronti:
– In primo luogo, servirà introdurre una nuova e più ambiziosa etichetta energetica per le caldaie già a partire dal 2023, in modo da spingere il mercato verso le fonti green;
– In secondo luogo, tale provvedimento andrebbe abbinato con una progressiva messa al bando di riscaldamenti inquinanti e fossili.

Secondo i dati ufficiali della Campagna, il 28% dell’energia totale consumata nell’UE viene utilizzata per riscaldare gli ambienti, mentre più del 75% dell’energia prodotta per il riscaldamento degli edifici privati residenziali proviene attualmente da gas, petrolio e carbone. Di conseguenza, le emissioni prodotte da questo settore sono circa il 12% delle emissioni totali.

Secondo Ecos, le norme sull’ecodesign adottate nel 2013 dall’UE contribuiscono al taglio di 80 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Ma se rafforzate, queste politiche potrebbero ridurre altri 30 Mt di emissioni di CO2 all’anno entro il 2030, a 90 Mt entro il 2040 e a 110 Mt entro il 2050. Ma per realizzare questo obiettivo servirà armonizzare i limiti di emissione di NOx (ossidi di azoto) per le caldaie sopra i 400 kW con i regolamenti sulla progettazione ecocompatibile.

La Campagna, inoltre, sostiene come l’idrogeno non sia la scelta più pertinente per decarbonizzare l’intero settore. L’idrogeno verde prodotto da rinnovabili sarà limitato e molto costoso, e per questo dovrebbe essere usato per decarbonizzare altri settori che attualmente non hanno alternative (ad esempio industrie ad alta intensità o il trasporto marittimo e aereo). Viceversa, bisognerà puntare su pompe di calore, teleriscaldamento e ristrutturazione completa degli edifici.

“Per avviare e portare a termine la transizione energetica del settore sarà fondamentale aprire un dibattito con associazioni, imprese e stakeholders nazionali su questo tema per arrivare ad una sintesi circa il potenziamento delle misure di elettrificazione di caldaie e scaldabagni ed emendare il PNIEC in modo che sia in linea con i nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 – hanno dichiarato  il Vicepresidente nazionale di Legambiente Edoardo Zanchini e il Direttore di Kyoto Club, Sergio Andreis –  Entrambe le associazioni auspicano fortemente che il nuovo Ministero della Transizione Ecologica riesca a conciliare le esigenze del settore industriale con le tematiche ambientali e climatiche, supportando le imprese del settore nella trasformazione industriale con il fine ultimo di far diventare il nostro Paese un’avanguardia mondiale di tecnologie di riscaldamento climate friendly”.

In un’altra analisi, condotta da EEB sempre per la Campagna Coolproducts, si rileva che l’alto investimento iniziale richiesto per acquistare soluzioni di riscaldamento pulite è tra le principali ragioni alla base della lenta diffusione di questa tecnologia in alcune parti d’Europa, vista anche la combinazione di incentivi insufficienti e poco coerenti con l’obiettivo.

L’attuale sostegno statale per soluzioni di riscaldamento pulito in Europa è in gran parte inadeguato, e questo rende realisticamente impossibile, per la maggior parte delle famiglie nei Paesi a basso reddito, acquistare questa tecnologia – ha spiegato Davide Sabbadin, responsabile delle politiche di EEB – Quel che è peggio è che i Governi continuano a incentivare la vendita di caldaie a gas. Questo, insieme agli attuali sussidi ai combustibili fossili che mantengono basso il costo del gas, finirà per costringere l’Europa a bruciare le fonti fossili per i decenni a venire”.

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L’Italia è l’unico Paese dove il Governo sovvenziona l’intero costo di una pompa di calore, a condizione che le famiglie soddisfino determinate condizioni. Tuttavia, sovvenziona anche le caldaie a petrolio, gas e GPL.

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