Cambiamenti climatici Sostenibilità

Calcio: il suo contributo al cambiamento climatico è in crescita

Una nuova ricerca lancia un duro avvertimento sulla crescente impronta di carbonio del calcio che è stimata in 65 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti all’anno, pari a quelle emesse dall’Austria, ma la governance del settore, nonostante la sottoscrizione dell’iniziativa dell’ONU “Sports for Climate Action”, pianifica l’espansione dei tornei internazionali e continua a fare accordi di sponsorizzazione con i giganti dei combustibili fossili.  

L’impronta globale di carbonio del calcio è di 64-66 milioni di tonnellate di CO2, pari alle emissioni annuali di gas serra (GHG) dell’Austria, con le emissioni di sponsorizzazione che costituiscono il 75% del totale.

La stima è contenuta nel Rapporto Dirty Tackle: the growing carbon footprint of football”, pubblicato il 3 febbraio 2025 dal New Weather Institute, un think-tank indipendente con sede nel Regno Unito, che ha commissionato lo studio a Scientist for Global Responsability, organizzazione di ricerca formazione e sensibilizzazione incentrate sugli aspetti militari, ambientali e politici della scienza, della progettazione e della tecnologia.

La ricerca, guidata Stuart Parkinson, Direttore esecutivo di Scientist for Global Responsability e co-firmata da Andrew Simms, coDirettore del New Weather Institute e saggista noto per il suo libro “Debito ecologico: la salute del pianeta e la ricchezza delle nazioni” e quale co-autore dell’originario “Green New Deal” (2008), è un’analisi approfondita delle emissioni di gas serra del settore calcistico globale, comprese le emissioni derivanti da: consumo energetico nell’uso dello stadio, della sua costruzione e ristrutturazione; viaggi dei tifosi e delle quadre per le partite; merchandising; accordi di sponsorizzazione con aziende grandi inquinatrici.

FIFA (Federazione Internazionale del Calcio) e UEFA (Unione delle Associazioni Europee dl Calcio) hanno sottoscritto lo Sports for Climate Action Framework delle Nazioni Unite che impegna i firmatari a raggiungere obiettivi climatici specifici, ovvero di dimezzare le emissioni entro il 2030 e puntare a raggiungere zero emissioni nette entro il 2040, concorrendo all’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale alla fine del secolo a 1,5 °C.

La nostra ricerca offre prove convincenti che il calcio è un importante inquinatore e il suo contributo al cambiamento climatico è in crescita – afferma Parkinson – Dimostra pure che ci sono poche indicazioni che i decisori siano preparati a valutare adeguatamente il problema dell’inquinamento del calcio, per non parlare di adottare le misure necessarie per ridurlo“.

Ci sono state iniziative di sostenibilità da parte di FIFA, UEFA e organismi nazionali (l’UEFA ha messo online nel marzo 2024 il “Calcolatore dell’impronta di carbonio”  con l’intento di evidenziare le emissioni in ambiti specifici del calcio), ma secondo gli autori del report, tali  tentativi sono stati rapidamente travolti dall’impatto di nuovi tornei, dall’incapacità di affrontare in modo significativo le emissioni legate ai trasporti e dalla pratica di assegnare i diritti di ospitalità a paesi che poi si impegnano a costruire nuovi stadi.   

La mancanza di azione del settore avverrebbe nonostante il gioco del calcio stesso soffra dei crescenti impatti di un peggioramento del clima. Nel Rapporto si ricorda che a maggio 2024 lo stadio Arena do Gremio in Brasile è stato allagato e chedurante la Copa America a giugno giocatori e arbitri hanno sofferto per le alte temperature e l’elevato livello di umidità.

Los Angeles, una delle 16 città tra Canada, Messico e Stati Uniti dove si giocherà la fase finale del Campionato Mondiale di Calcio 2026, e dove sono in programma 8 partite tra giugno e luglio, dovrà riprendersi in fretta dai devastanti incendi che l’hanno colpita nelle ultime settimane per effetto del global warming correlato ai cambiamenti climatici. Eppure la FIFA ha un accordo di sponsorizzazione per l’evento con Aramco, il gigante statale dei combustibili fossili dell’Arabia Saudita e la più grande società petrolifera e del gas al mondo. All’Arabia Saudita è stata assegnata la Coppa del Mondo del Calcio 2034. L’Associazione calcistica inglese (FA) e il Campionato di calcio sono sponsorizzati da Emirates, una compagnia aerea con sede negli Emirati Arabi Uniti, che è lo sponsor anche dell’attuale squadra Campione d’Europa (Real Madrid), l Campioni inglesi in carica, il Manchester City, sono sponsorizzati da Etihad, un’altra compagnia aerea mediorientale, e i Campioni di Francia, il Paris St Germain, sono sponsorizzati con circa 80 milioni di dollari all’anno da Qatar Airways

Fonte: “Dirty Tackle. The growing carbon footprint of football”, 2025

Il rapporto sostiene che le sponsorizzazioni che promuovono attività altamente inquinanti sono “di gran lunga” la principale causa dell’impronta di carbonio del calcio, rappresentando il 75% delle sue emissioni totali.

Tutta questa finanza ad alto contenuto di carbonio che si riversa nel calcio sta contribuendo a normalizzare ulteriormente comportamenti e stili di vita che stanno destabilizzando il sistema climatico, minacciando la nostra società e gli ecosistemi naturali – scrivono gli autori – Gli sforzi per limitare i viaggi aerei, i SUV che consumano benzina, il consumo di prodotti animali e numerose altre attività ad alto inquinamento sono indeboliti da questa “colonizzazione” dello spazio culturale”.

E la governance del settore vi contribuisce. La UEFA Champions League maschile ha aumentato nella stagione in corso il numero delle partite della competizione: da 125 a 189. La FIFA ha portato il numero delle partite della prossima fase finale della Coppa del mondo maschile da 125 a 189.

Fonte: “Dirty Tackle. The growing carbon footprint of football”, 2025

Nonostante le grandi lacune nei dati e la scarsa qualità di molti di quelli esistenti, e utilizzando una metodologia messa a punto per la redazione di “Dirty Snow” il Rapporto della Campagna Save Our Snow, per porre fine alle sponsorizzazioni dei combustibili fossili negli sport invernali, gli autori dello Studio sono riusciti a calcolare che una finale della Coppa del Mondo FIFA maschile emette tra le 44.000tCO2e e le 72.000tCO2e, l’equivalente di una media di 31.500-51.500 auto del Regno Unito guidate per un anno intero.

Dal Rapporto emerge che le emissioni totali del calcio femminile rappresentano “una frazione molto piccola” rispetto a quelle del calcio maschile, ma i ricercatori avvertono come sia destinato ad aumentare rapidamente, data la rapida espansione di questo sport negli ultimi anni.

Inoltre, hanno scoperto che altre due fonti di emissioni sono particolarmente importanti: gli spostamenti dei tifosi per recarsi alle partite, soprattutto in auto e in aereo; e la costruzione di nuovi stadi, soprattutto per i tornei più importanti.

Secondo la nostra analisi, l’attenzione principale per l’azione per il clima nel settore del calcio dovrebbe essere rivolta a una rapida eliminazione graduale degli accordi di sponsorizzazione con le aziende di combustibili fossili, le compagnie aeree e altre aziende altamente inquinanti – sottolineano gli autori – Ciò aiuterebbe in un momento critico in cui un passaggio a comportamenti a basse emissioni di carbonio offre una delle opzioni più rapide per ridurre le emissioni nella società in generale”. 

In ballo c’è da vincere “la coppa finale di un clima stabile in cui lo sport possa avere un futuro. Data la portata culturale del calcio, un’azione decisa in questo settore potrebbe cambiare il dibattito globale sui problemi climatici e aiutare ad arginare la crescente ondata di disastri climatici come quello che sta avvenendo a Los Angeles”.

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