Le specie animali aliene rappresentano un’invasione silenziosa che si è raddoppiata negli ultimi 30 anni e causa enormi danni agli ecosistemi, alla salute e alle economie locali.
Negli ultimi 30 anni in Europa stiamo assistendo ad un fenomeno davvero pericoloso: l’aumento di specie animali aliene che stanno trovando nuovi modi per colonizzare habitat al di fuori della propria area di origine, minacciandone i delicati equilibri e diventando nel mondo la seconda causa di estinzione, quasi a pari livello con la prima e cioè il sovrasfruttamento da parte dell’uomo.
Il fenomeno sta interessando tutta l’Europa e l’area del Mediterraneo. In particolare, in Italia la crescita è stata del 96% e il totale è arrivato a superare le 3mila specie, di cui il 15% invasive. In Europa gli invasori esotici producono ogni anno danni per 12 miliardi di euro, registrando un aumento della presenza del 76%.
L’allarme è stato lanciato dagli scienziati dell’ISPRA, in occasione del lancio del progetto europeo Life Asap (Alien species awareness program), cofinanziato dalla Commissione Europea.
Al centro dello studio non c’è il fenomeno in sé (le migrazioni di specie sono un processo naturale), ma le dimensioni che esso ha assunto sotto la spinta di due fattori inediti: la globalizzazione e il cambiamento climatico. Questa pressione crescente sta minacciando la biodiversità, tanto che l’Unione Europea ha approvato recentemente il Regolamento 1143/2014 che mira a ridurre la diffusione delle specie esotiche invasive.
“Tra le specie aliene maggiormente invasive – ha dichiarato Piero Genovesi, biologo dell’ISPRA e coordinatore del progetto – c’è il gambero rosso che viene dalla Luisiana, chiamato il gambero killer. I pescatori lo hanno diffuso nell’ambiente pensando di fare un buon affare. È successo il contrario: essendo più aggressivo dell’omologo italiano ha stretto in un angolo la specie autoctona, ha ridotto la biodiversità perché si nutre di piccoli pesci e di anfibi, e ha provocato danni agli argini dei fiumi scavando tane. Ma anche lo scoiattolo americano che, essendo più grande e più resistente alle malattie dello scoiattolo rosso europeo, rischia di condannarlo all’estinzione, oltre a danneggiare i frutteti e a indebolire gli alberi che vengono privati della corteccia e resi più vulnerabili a insetti e funghi. La zanzara tigre che oltre a pungere di giorno è anche veicolo di una ventina di virus che colpiscono l’uomo. Il calabrone asiatico, che si nutre in gran parte di api (pochi calabroni sono in grado di devastare un intero alveare in brevissimo tempo), la nutria e la tartaruga palustre americana“.
Ma anche alcune piante sono molto pericolose. Come il giglio d’acqua che invade gli stagni o la Panace gigante originaria del Caucaso e importata in Europa come pianta ornamentale: produce una linfa che rende la pelle estremamente sensibile ai raggi ultravioletti causando il rischio di ustioni anche mortali, mentre piccole quantità di linfa negli occhi possono far perdere la vista.
I responsabili di questa invasione sono da una parte il commercio di animali e piante proveniente da paesi lontani, che qui trovano condizioni ecologiche favorevoli; dall’altra l’introduzione volontaria per le attività di pesca sportiva e venatoria, o il rilascio da parte degli stessi cittadini che rinunciano all’animale da compagnia, o la fuga dagli allevamenti.
“Il problema dell’introduzione intenzionale o inconsapevole delle specie aliene riguarda moltissimi settori della società, dai pescatori ai cacciatori, dai vivaisti ai professionisti in campo agricolo e forestale – ha concluso Genovesi – Per questo occorre promuovere la partecipazione attiva della popolazione nelle attività di risposta alle specie invasive, incoraggiando comportamenti responsabili che riducano il rischio di ulteriori introduzioni indesiderate. Occorre informare di più e meglio i cittadini perché solo così è possibile ridurre i rilasci in natura di animali e piante invasive, e perché senza una consapevolezza del problema è difficile comprendere la necessità degli interventi di controllo finalizzati al recupero degli equilibri naturali“.