Media e comunicazione

L’Italia non riesce ancora a sfruttare i benefici economici e sociali delle TIC

L'Italia non riesce ancora a sfruttare i benefici economici e sociali delle TIC

Dall’edizione 2015 del Rapporto WEF che valuta la capacità dei 143 Paesi analizzati di sfruttare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, il nostro Paese risulta ancora attardato rispetto alle altre economie avanzate collocandosi al 55° posto, superato anche da Malta e Cipro.

Il World Economic Forum (WEF) ha rilasciato il 15 aprile l’edizione 2015 di “The Global Information Technology Report” da cui si evince che in fatto di tecnologie di accesso di nuova generazione e di banda ultralarga l’Italia è in “notevole” ritardo.

Da quando è iniziata nel 2001, la pubblicazione della serie dedicata alle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) da parte del WEF, in collaborazione con la Cornell University statunitense e l’INSEAD (Institut européen d’administration des affaires) permette di valutare la capacità delle economie dei Paesi coperti dall’analisi di sfruttare le TIC per accrescere la competitività, utilizzando il Networked Readiness Index (NRI) che indentifica i principali driver della rivoluzione tecnologica, sulla base di 54 indicatori, strutturati in 4 categorie principali:
– il contesto politico, normativo e imprenditoriale per sfruttare appieno le TIC;
– la disponibilità, intesa come disponibilità di infrastrutture e accessibilità delle TIC;
– l’utilizzo delle TIC da parte della popolazione, della pubblica amministrazione e del mondo degli affari;
– l’impatto economico e le ripercussioni sociale prodotti dalle TIC.

Il Rapporto di quest’anno che aveva per tema “La Crescita Inclusiva” (Inclusive Growth) e che ha preso in esame la situazione in 143 Paesi è stato rilasciato nel momento in cui molte economie mondiali stanno lottando per garantire che la crescita economica sia equa e offra benefici per tutta la loro popolazione.
Tuttavia, le economie avanzate non hanno ancora raggiunto la loro piena potenzialità e manifestano un persistente alto tasso di disoccupazione, un aumento delle disuguaglianze e sono alle prese con i sistemi fiscali, mentre quelle dei mercati emergenti e dei Paesi in via di sviluppo si trovano ad affrontare venti contrari più forti di qualche anno fa e devono adeguare i loro modelli di sviluppo per garantirsi il prosieguo della crescita economica e una più ampia base di redistribuzione degli utili.

Dal Rapporto emerge che:
– sta aumentando il divario digitale all’interno dei singoli Paesi e tra i vari Paesi, con i benefici economici e sociali derivanti che sono appannaggio di una minoranza;
– molti Paesi non riescono ad attuare le riforme fondamentali che potrebbero aumentare la produttività, stimolare la crescita economica e aumentare gli standard di vita;
– Singapore (al primo posto nella classifica), USA e Giappone sono gli unici Paesi non europei della top ten.

Il Rapporto mostra che il divario digitale tra le nazioni è in aumento e questo dato è motivo di grande preoccupazione, dato il ritmo incessante di sviluppo tecnologico – ha osservato Soumitra Dutta Professore di Gestione e Organizzazione al Samuel Curtis Johnson Graduate School of Management presso la Cornell University e co-curatore del Rapporto – Le Nazioni meno sviluppate rischiano di essere lasciate indietro, per cui sono necessarie azioni concrete con urgenza per affrontare questa situazione”.

L’edizione 2015 del NRI indica che è Singapore il 1° Paese al mondo per capacità di sfruttare le opportunità economiche e sociali offerte dalle TIC, scalzando dalla testa della classifica la Finlandia che vi si era insediata dal 2013, mentre un altro Paese Asiatico è entrato nella top ten che sale di ben 6 posizioni rispetto all’anno precedente. Dietro alla Finlandia c’è la Svezia, mentre gli USA sono al 7° posto, anche se primeggiano tra il gruppo dei G7, seguiti da Gran Bretagna. La Germania, pur essendo la quarta potenza economica mondiale, perde un’ulteriore posizione rispetto alla precedente edizione, occupando ora il 13° posto.

L’Italia occupa il 55° posto (dietro a Malta, Cipro e Kazakistan) ,recuperando tre posizioni rispetto all’anno scorso, ma nel 2013 era al 50° posto.
A penalizzare il nostro Paese nello sfruttare i benefici delle TIC è, soprattutto, il contesto politico-normativo (90° posto), e il loro impatto economico (66°), mentre va un po’ meglio per quanto riguarda la loro accessibilità (32°) e la loro utilizzazione (46°).
Non sembra che l’Agenzia governativa sorta nel 2012 per implementare l’agenda digitale nazionale abbia risposto alle promesse. Vedremo, ora, se il Piano annunciato dal Governo Renzi lo scorso marzo, che prevede investimenti pubblici per 6 miliardi, puntando su una pari somma da parte dei privati, sarà in grado di colmare il gap accumulato rispetto alle altre economie avanzate.

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