Cambiamenti climatici

Azione climatica: perdura l’inerzia dell’Italia

A Sud, l’Associazione che nell’ambito della Campagna “Giudizio Universale” ha portato nel 2021, assieme ad altre Associazioni e privati cittadini, lo Stato italiano davanti al Tribunale civile di Roma per assenza di azione climatica, in attesa del giudizio di 1° grado previsto a giorni, ha aggiornato in un Dossier le inadempienze nel contrasto ai cambiamenti climatici che si sono evidenziate negli ultimi 2 anni.

Sul fronte dell’azione climatica l’Italia è inadempiente, e la situazione sta peggiorando con gli anni.

Lo evidenzia il Dossier “Inerzia al potere – Gli obblighi climatici e la persistente negligenza dello Stato italiano” che A Sud, un’Associazione attiva da anni nel campo della giustizia ambientale e nella difesa dei diritti umani che l’emergenza climatica rischia di compromettere, ha pubblicato il 12 febbraio 2024 e che aggiorna al biennio 2022-2023 i dati e le valutazioni sull’incoerenza delle policy italiane sul clima che hanno indotto nel 2021 l’Associazione, nell’ambito della Campagna Giudizio Universale, a portare in giudizio, assieme ad altre 23 Associazioni, 162 adulti e 17 minori, presso il Tribunale Civile di Roma lo Stato italiano per inadempienza nel contrasto all’emergenza climatica (il giudizio di 1° grado è atteso nelle prossime settimane)

Nel nuovo dossier si evidenziano i punti critici riguardanti le lacune normative, l’insufficienza dei processi di partecipazione pubblica, il varo di politiche volte a incentivare il consumo di fonti energetiche fossili e l’ostruzionismo esercitato dalle istituzioni italiane nei confronti delle politiche climatiche UE.

Lo scenario delineato è preoccupante: i livelli attuali di riduzione delle emissioni, le limitate ambizioni per il futuro e le politiche varate di recente – incompatibili con l’azione climatica – evidenziano un impegno complessivo ben lontano da quanto raccomandato dalla comunità scientifica e da quanto previsto dagli standard europei vigenti.

Secondo A Sud, l’inazione dello Stato è ancor più sconcertante perché si situa in aperta contraddizione delle posizioni che l’Italia ha di recente assunto presso la Corte Europea dei Diritti Umani. Chiamato a difendersi nel caso Duarte [ndr: dal nome del primo firmatario dei 6 adolescenti e giovani portoghesi che, dopo aver assistito nel loro Paese alle devastazioni e ai morti provocati nel 2017 dagli incendi correlati al riscaldamento globale, hanno avviato nel 2020 un’azione presso la CEDU nei confronti di 34 Stati europei, la cui inazione minaccia i loro diritti umani] lo Stato italiano, ricorda l’Associazione, ha affermato dinanzi alla Corte di essere consapevole di dover fare la propria parte per proteggere i diritti umani dal cambiamento climatico e contenere il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5 °C, come previsto dall’Accordo di Parigi sottoscritto.

Il report in sintesi.
– L’Italia ha già generato 10 milioni di tonnellate di CO2-eq in più rispetto ai target definiti per il 2021 a livello UE.
– L’Italia è tra i 5 Paesi europei con la peggiore performance complessiva in ambito di clima e energia e tra quelli con i risultati più bassi in assoluto a livello globale.
– L’ISPRA definisce gli scenari di riduzione delle emissioni al 2030 per l’Italia “poco promettenti”.
– L’Italia è uno dei pochi Paesi Europei a non disporre di una Legge Quadro sul clima, che è uno strumento fondamentale per la definizione di politiche di mitigazione efficaci.
– I combustibili fossili continuano ad essere i principali vettori del sistema energetico nazionale. Nel 2020 l’Italia è risultata il 2° paese per consumi di gas a livello europeo.
– Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel solo 2022 lo Stato italiano ha destinato 63 miliardi di dollari per sussidi ai combustibili fossili.
– Negli ultimi due anni l’Italia ha contestato l’adozione di riforme normative dell’UE fondamentali per la decarbonizzazione in settori chiave come trasporti, industria ed edilizia.
L’Italia è l’unica grande economia europea a non prendere parte al Group of Friends for an Ambitious EU Climate Diplomacy, nato per coordinare azioni sul clima nel contesto della politica estera e di sicurezza dell’UE.
– Alla luce degli scenari dell’IPCC, le politiche in campo in Italia sono inconciliabili con i target di riduzione delle emissioni che i paesi devono raggiungere per centrare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi.
– Se le emissioni nazionali dovessero continuare al ritmo attuale, l’Italia esaurirebbe il carbon budget a sua disposizione già nel 2025.

Da quanto emerge dal report, a due anni di distanza dall’avvio del contenzioso climatico di A Sud e altri, le politiche climatiche nazionali non hanno registrato alcun miglioramento – ha affermato Lucie Greyl, co-Coordinatrice della Campagna Giudizio – L’Italia non rispetta gli obblighi assunti e ciò riafferma che le istanze portate in giudizio dai ricorrenti sono fondate e attuali e il loro recepimento sempre più urgente”.

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