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AMR: per contrastare la minaccia ridurre gli inquinamenti

Limitare l’inquinamento creato dai settori farmaceutico, agricolo e sanitario è essenziale per ridurre l’emergenza, la trasmissione e la diffusione di superbatteri che sono diventati resistenti agli antimicrobici (AMR), una delle 10 minacce più gravi per la salute umana.

Fino a 10 milioni di persone potrebbero morire ogni anno entro il 2050 senza contromisure efficaci in una logica One Health, causa della resistenza agli antimicrobici (AMR) del cui sviluppo anche l’ambiente gioca un ruolo chiave.

È l’allarme contenuto nel Rapporto Bracing for Superbugs: Strengthening environmental action in the One Health response to antimicrobial resistance“, lanciato dal Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) nel corso di una Conferenza stampa online a margine del 6° incontro del Global Leaders Group sulla resistenza agli antimicrobici (Barbados, 7-8 febbraio 2023). .

Il Rapporto, si pone l’obiettivo di demistificare e svelare i diversi, sebbene interconnessi, aspetti delle dimensioni ambientali della resistenza antimicrobica, offrendo una panoramica completa delle scoperte scientifiche sull’argomento, fornendo prove concrete dell’importanza dell’ambiente nello sviluppo, nella trasmissione e nella diffusione della resistenza agli antimicrobici e mostrando che le dimensioni ambientali della resistenza antimicrobica sono sfaccettate e che la risposta deve basarsi sulla collaborazione tra i settori.

Secondo l’OMS, che pone la resistenza agli antimicrobici tra le prime 10 minacce globali per la saluteL’AMR è la capacità di batteri, virus, funghi e parassiti di resistere agli effetti dei farmaci antimicrobici che uccidono gli organismi sensibili o ne impediscono la crescita. La resistenza antimicrobica è un fenomeno che precede l’uso degli antimicrobici nella medicina umana in quanto molti batteri, virus, funghi e parassiti sono intrinsecamente resistenti ad alcuni antimicrobici. Tuttavia, i microrganismi possono diventare resistenti anche a seguito di esposizione ad antimicrobici. L’infezione da patogeni antimicrobico-resistenti rende le infezioni più difficili da trattare e aumenta il rischio di diffusione di malattie gravi e di morte”.

Nel 2019, circa 1,27 milioni di decessi a livello globale sono stati direttamente attribuiti a infezioni resistenti ai farmaci. Complessivamente, quasi cinque milioni di decessi sono stati associati all’AMR batterico, e si prevede che entro il 2050 si verificheranno circa 10 milioni di decessi diretti in più all’anno, pari al numero di decessi causati a livello globale dal cancro nel 2020. La resistenza agli antimicrobici colpisce anche l’economia e il rapporto dell’UNEP prevede che provocherà un calo del PIL di almeno 3,4 trilioni di dollari all’anno entro la fine il 2030, spingendo circa 24 milioni di persone nella povertà estrema.

Mortalità prevista per AMR rispetto alle cause comuni di decessi attuali

La triplice crisi planetaria (cambiamenti climaticiperdita di biodiversità e inquinamento) per affrontare la quale l’UNEP aveva indicato le raccomandazioni pratiche nel Rapporto Making Peace with Nature” , contribuisce alla diffusione e allo sviluppo dell’AMR.

L’inquinamento dell’aria, del suolo e dei corsi d’acqua mina il diritto umano a un ambiente pulito e sano – ha affermato Inger Andersen, Direttrice esecutiva dell’UNEP – Gli stessi driver che causano il degrado ambientale stanno peggiorando il problema della resistenza agli antimicrobici, i cui impatti potrebbero minare la nostra salute e i nostri sistemi alimentari“.

Il Rapporto analizza i 3 settori economici e le loro catene di valore, che sono fattori chiave per lo sviluppo e la diffusione dell’AMR: i prodotti farmaceutici e altri prodotti chimici; il settore agro-alimentare; il sistema sanitario; insieme agli inquinanti derivanti da scarse condizioni igienico-sanitarie, acque reflue e scarichi nelle fognature e i sistemi municipali di raccolta dei rifiuti urbani.

Soluzioni per la gestione delle acque reflue e dei fanghi fecali necessarie per affrontare i contesti locali

Per prevenire e ridurre tali inquinanti, secondo l’UNEP, è fondamentale:
creare quadri di governance, pianificazione, normativi e giuridici solidi e coerenti a livello nazionale e stabilire meccanismi di coordinamento e collaborazione;
aumentare gli sforzi globali per migliorare la gestione integrata dell’acqua e promuovere l’acqua, i servizi igienico-sanitari e l’igiene per limitare lo sviluppo e la diffusione della resistenza antimicrobica nell’ambiente, nonché per ridurre le infezioni e la necessità di antimicrobici;
– aumentare l’integrazione delle considerazioni ambientali nei piani d’azione nazionali contro la resistenza agli antimicrobici nei piani relativi all’ambiente come l’inquinamento chimico nazionale, e i programmi di gestione dei rifiuti, di conservazione della biodiversità, e nei piani di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici;
stabilire standard internazionali per ciò che costituisce un buon indicatore microbiologico di AMR da campioni ambientali, che possono essere utilizzati per guidare le decisioni di riduzione del rischio e creare incentivi efficaci per seguire tale guida;
esplorare le opzioni per reindirizzare gli investimenti, stabilire incentivi e schemi finanziari nuovi e innovativi e sostenere gli investimenti per garantire finanziamenti sostenibili, compresa l’assegnazione di risorse nazionali sufficienti per affrontare la resistenza agli antimicrobici;
– monitoraggio e sorveglianza ambientale e ulteriori priorità di ricerca per fornire più dati e prove e interventi mirati migliori
.

Un approccio sistemico concertato come “One Health” che riconosce che la salute delle persone, degli animali, delle piante e dell’ambiente strettamente correlata e interdipendenti, non solo aiuterà a ridurre il rischio e l’onere della resistenza agli antimicrobici sulle società, ma anche ad affrontare la tripla crisi planetaria.

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