Un white paper sviluppato dal nuovo Programma di Ricerca “Sustainable Food Systems and Supply Chains” di DNV, l’ente indipendente che fornisce servizi di assurance, certificazione e verifica in tutto il mondo, propone di affrontare la sostenibilità del sistema agro-alimentare tramite un approccio che non privilegi una delle 3 dimensioni ESG, ma le consideri come un tutt’uno.
Fino ad ora, il settore agro-alimentare ha sfruttato le risorse presenti sul nostro Pianeta come se fossero infinite. Per mantenere gli attuali tassi di crescita e domanda, l’umanità sta utilizzando 1.75 volte le risorse disponibili ed entro il 2030 due pianeti non saranno sufficienti per soddisfare i bisogni della popolazione mondiale. L’aumento delle temperature e del livello dei mari, il cambio della distribuzione delle piogge, l’acidificazione degli oceani, fenomeni estremi come ondate di calore e siccità avranno un impatto negativo sulla catena di approvvigionamento degli alimenti.
Negli ultimi anni il settore agro-alimentare si è trovato fortemente sotto pressione a causa di eventi inattesi ed improvvisi, come la pandemia e la guerra tra Russia e Ucraina, e forti sono state le ricadute dal punto di vista ambientale, sociale e di governance. Se si considera che la richiesta di cibo aumenterà con il crescere della popolazione mondiale, stimata pari a 9.8 miliardi di persone nel 2050, lo scenario è particolarmente sfidante. Pertanto, l’ottimizzazione dell’utilizzo di risorse naturali e una riduzione di perdite e sprechi è indispensabile.
Inevitabile, dunque, che i princìpi ambientali, sociali e di governance (ESG) e i cambiamenti nel comportamento e nelle preferenze dei consumatori diventino elementi vitali per rendere più green e sostenibile l’economia globale.
Affrontare la sostenibilità da una prospettiva olistica e misurabile, passando da una valutazione parziale a una valutazione omnicomprensiva della sostenibilità che sia di un prodotto, di un’azienda o di un’intera catena di fornitura, è l’approccio proposto dal white paper “The Integrated ESG Approach. Driving the future of Sustainable Food Systems”, sviluppato dal nuovo Programma di Ricerca Sustainable Food Systems and Supply Chains di DNV, l’ente indipendente che fornisce servizi di assurance, certificazione e verifica in tutto il mondo, e presentato il 9 marzo 2023 a Milano nel corso dell’evento “Un futuro sostenibile per le filiere agroalimentari: oltre l’approccio lineare ‘dal campo alla tavola’ “e organizzato in collaborazione con Innovation Norway, l’ente del Governo Norvegese preposto all’innovazione e allo sviluppo delle proprie aziende e industrie.
Se c’è il riconoscimento della necessità di invertire la rotta e diminuire la frequenza e l’impatto di eventi estremi, non esiste ancora un accordo sulla definizione stessa di sostenibilità: delle dimensioni ESG (Environmental, Social and Governance).
“Fino a ora però le aziende hanno incontrato difficoltà a mettersi d’accordo sulla definizione stessa di sostenibilità: il quadro normativo è frammentato e nonostante la successione di diversi convegni, dichiarazioni e regolamenti nel corso degli anni è mancato un punto di riferimento in grado di indicare la strada maestra – ha osservato Nicola Rondoni, a Capo della sezione e Direttore del nuovo programma “Sustainable Food Systems and Supply Chains” di DNV, parte integrante del più ampio programma di Research and Development al quale ogni anno viene destinato il 5% del fatturato del gruppo con l’obiettivo sviluppare quella conoscenza, capacità di previsione e legittimità scientifica alla base di tutti i servizi del gruppo – La conseguenza è stato un approccio parziale alle tematiche ESG, concentrato sull’aspetto ambientale, spesso ridotto alla valutazione della Carbon Footprint, e che trascura le sfere sociali e di governance”.
Una corretta strategia dovrebbe integrare le tre dimensioni ESG, a tutto vantaggio del pianeta e delle aziende che riuscirebbero, così, a consolidare la propria reputazione e ad accrescere la fiducia dei consumatori.
Definito il perimetro applicativo dell’Approccio ESG integrato, restano da definire gli indicatori per misurare i progressi. DNV ne propone 3 tipologie.
– I “minimi” sono denominatori comuni a più settori e categorie e sono legati alle grandi sfide globali. Ne sono possibili esempi: l’uso dell’energia, il rispetto dei diritti umani, il risk management o le politiche Diversity & Inclusion.
- Man mano che si entra del dettaglio di una singola Industry, come per esempio quella alimentare, entrano in gioco altri indicatori “specifici per il settore” come possono essere, in ambito ambientale (E), l’uso del suolo, la perdita di biodiversità, la gestione dei packaging e dei rifiuti; in ambito sociale (S) l’approvvigionamento responsabile, la sicurezza alimentare e l’equa remunerazione; in ambito governance (G) l’instabilità geopolitica, il coinvolgimento degli stakeholder o la gestione dei richiami di prodotto.
– La somma degli “indicatori minimi” e degli indicatori “specifici di settore” fornisce già una valutazione sulla sostenibilità di un’azienda. Ma si può andare oltre, e per una valutazione più accurata della sostenibilità di una specifica categoria di prodotto, l’approccio deve essere arricchito con gli “indicatori raccomandati”. Nell’ambito della filiera ortofrutticola troveremo, per esempio, in ambito ambientale l’uso responsabile delle risorse idriche, nell’ambito sociale la sicurezza occupazionale e il benessere dei lavoratori, in ambito governance i progetti di sviluppo per l’imprenditoria rurale.
Tale approccio presenta diversi vantaggi;
– è adattabile, in quanto può essere applicato al singolo prodotto, alle imprese e a intere catene di valore favorendo un confronto oggettivo grazie agli indicatori minimi;
– è modulare,può aiutare nell’analisi di sistemi complessi potendo in ogni momento tornare a comporre il quadro d’insieme;
– è flessibile, poiché le metriche di valutazione possono essere adattate in base a esigenze specifiche e situazioni eccezionali come lo sono state la pandemia e la guerra.
L’approccio ESG integrato permette alle imprese afro-alimentari di pianificare la propria crescita sostenibile. Alcuni vantaggi sono:
– Trasparenza nella comunicazione dei risultati: gli indicatori di settore e quelli raccomandati facilitano il paragone tra prodotti e servizi appartenenti alla stessa categoria, aiutando i consumatori a fare scelte consapevoli.
– Soddisfare gli stakeholder: l’approccio ESG integrato aumenta l’appeal di un’azienda verso i propri clienti e crea fiducia verso le aziende che seguono concretamente un percorso di sostenibilità certificata.
– Rispettare le normative: l’approccio ESG integrato funge da facilitatore per soddisfare le normative di sostenibilità e accedere a incentivi e fondi pubblici.
– Crescita di lungo termine e accesso agli investimenti: l’approccio ESG integrato si basa sul miglioramento continuo e può essere raggiunto solo tramite un’attenta pianificazione. Gli indicatori univoci aiutano gli investitori a valutare le performance di sostenibilità e a fare scelte adeguate.
“La transizione verso un modello sostenibile rappresenta una sfida per le aziende del settore agro-alimentare, ma anche un’opportunità per sviluppare un sistema più efficiente e resiliente – ha concluso Rondoni – Le aziende che decideranno di inserire l’approccio ESG integrato nella propria strategia avranno un vantaggio competitivo grazie all’impatto positivo sull’ambiente e sulla società, preservando il nostro pianeta per le generazioni future”.