Con l’obbligatorietà nella cosiddetta Fase 2 dell’uso delle mascherine come misura di contenimento della pandemia di Covid-19, l’Istituto Superiore di Sanità ha fornito chiarimenti su come utilizzare correttamente questi dispositivi non standardizzati.
Il DPCM 26 aprile 2020 che ha previsto le nuove misure di contenimento del contagio da nuovo coronavirus, ha reso obbligatorio sull’intero territorio nazionale a partire dal 4 maggio 2020, data di avvio della cosiddetta Fase 2, l’uso di protezioni delle vie respiratorie nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto e, comunque, in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza (ne sono esclusi i bambini al di sotto dei 6 anni, le persone con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina e i soggetti che interagiscono con i predetti). L’obbligatorietà dell’uso in alcune Regioni (come ad esempio Toscana, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Calabria e la Provincia autonoma di Bolzano) è stata estesa anche ad altri contesti.
Secondo l’art. 3 – comma 2 del predetto DPCM, in comunità possono essere utilizzate mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate e che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso.
Nel corso dell’audizione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlate (la cosiddetta “Commissione Ecomafie” ai rappresentati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), è emerso che da qui alla fine dovrà essere smaltito un quantitativo di mascherine e guanti, compreso tra 150 e 450mila tonnellate.
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in merito all’uso obbligatorio delle mascherine, previsto dal DPCM 26 aprile 2020, ha fornito una Guida su corretto utilizzo e funzioni delle mascherine in questa fase epidemica, premettendo che esse, comunque, rappresentano una misura complementare per il contenimento della trasmissione del virus e non possono in alcun modo sostituire il distanziamento fisico, l’igiene delle mani e l’attenzione scrupolosa nel non toccare il viso, il naso, gli occhi e la bocca.
La differenza tra
le cosiddette mascherine di comunità e le mascherine chirurgiche
Le mascherine chirurgiche sono
le mascherine a uso medico, sviluppate per essere utilizzate in ambiente
sanitario e certificate in base alla loro capacità di filtraggio. Rispondono
alle caratteristiche richieste dalla norma UNI EN ISO 14683-2019 e
funzionano impedendo la trasmissione.
Le mascherine di comunità, come previsto dall’articolo 16 comma 2 del DL del 17 marzo 2020, hanno lo scopo di ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana e non sono soggette a particolari certificazioni. Non devono essere considerate né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, ma una misura igienica utile a ridurre la diffusione del virus SARS-COV-2.
Le caratteristiche delle mascherine
di comunità
Esse devono garantire una
adeguata barriera per naso e bocca, devono essere realizzate in
materiali multistrato che non devono essere né tossici né allergizzanti né
infiammabili e che non rendano difficoltosa la respirazione. Devono aderire
al viso coprendo dal mento al naso garantendo allo stesso tempo
confort.
La mascherina per i bambini
Dai sei anni in su anche i bambini
devono portare la mascherina e per loro va posta attenzione alla forma
evitando di usare mascherine troppo grandi e scomode per il loro viso.
Possibilità delle mascherine di comunità
ad essere lavate
È possibile lavare le mascherine di
comunità se fatte con materiali che
resistono al lavaggio a 60 gradi. Le mascherine di comunità
commerciali sono monouso o sono lavabili se sulla
confezione si riportano indicazioni che possono includere anche il numero di lavaggi consentito senza che questo
diminuisca la loro performance.
Le mascherine da usare in caso di
comparsa dei sintomi di infezione respiratoria
Nel caso in cui compaiano sintomi è necessario l’utilizzo di mascherine certificate come dispositivi medici.
Lo smaltimento delle mascherine
– Se è stata utilizzata una mascherina monouso, smaltirla con i rifiuti indifferenziati;
– se è stata indossata una mascherina riutilizzabile, metterla in una busta e seguire le regole per il suo riutilizzo dopo apposito lavaggio.
Prima di indossare la mascherina
– Lavare le mani con acqua e sapone per almeno 40-60 secondi o eseguire l’igiene delle mani con soluzione alcolica per almeno 20-30 secondi;
– indossare la mascherina toccando solo gli elastici o i legacci e avendo cura di non toccare la parte interna;
– posizionare correttamente la mascherina facendo aderire il ferretto superiore al naso e portandola sotto il mento; accertarsi di averla indossata nel verso giusto (ad esempio nelle mascherine chirurgiche la parta colorata è quella esterna).
Durante l’uso
– Se si deve spostare la mascherina manipolarla sempre utilizzando gli elastici o i legacci;
– se durante l’uso si tocca la
mascherina, si deve ripetere l’igiene delle mani;
– non riporre la mascherina in
tasca e non poggiarla su mobili o ripiani.
Quando si rimuove
– Manipolare la mascherina utilizzando
sempre gli elastici o i legacci;
– lavare le mani con acqua e sapone
o eseguire l’igiene delle mani con una
soluzione alcolica
Nel caso di mascherine
riutilizzabili
– Procedere alle operazioni di lavaggio
a 60 gradi con comune detersivo o secondo le istruzioni del produttore, se
disponibili (talvolta i produttori indicano anche il numero massimo di
lavaggi possibili senza riduzione della performance della mascherina);
– dopo avere maneggiato una
mascherina usata, effettuare il lavaggio o l’igiene delle mani.