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TPI: per gli investitori gli impegni delle major petrolifere non sono adeguati

Transition Pathway Initiative (TPI), sostenuta da investitori che vantano 19 trilioni di dollari di capitale, che ha sottoposto ad analisi gli impegni di decarbonizzazione delle società petrolifere e del gas europee, pur valutando positivamente gli sforzi intrapresi, in particolare di Shell ed Eni, avverte che il settore è ancora lontano dalla realizzazione di piani in grado di conseguire gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi.

Nessuna delle principali major europee del settore petrolifero e del gas ha pubblicato un piano credibile per raggiungere emissioni net zero al 2050, nonostante gli impegni dichiarati.

È questa la conclusione del briefing Carbon Performance of European Integrated Oil and Gas Companies” , presentato il 12 maggio 2020 da Transition Pathway Initiative (TPI), un’iniziativa globale per valutare il livello di preparazione delle imprese ad alta intensità di carbonio a virare verso un’economia low-carbon, sostenuta da investitori e fondi di pensione che gestiscono attività in tutto il mondo per 19 trilioni di dollari, e redatto dal Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment della London School of Economics (LSE), partner accademico di TPI..

Dopo il Rapporto faro rilasciato lo scorso marzo sullo Stato della Transizione 2020, da cui è emerso che l’80% delle imprese quotate in borsa che, pur avendo dichiarato impegni per la decarbonizzazione sono fuori traiettoria, TPI ha concentrato ora l’analisi sulle società del settore oil&gas.

Negli ultimi anni le major del petrolio e del gas sono state sottoposte a crescenti sollecitazioni da parte di consumatori e investitori affinché aumentino gli sforzi per le loro strategie climatiche, nonostante la crescente preoccupazione che la transizione netta zero potrebbe rendere obsoleti prodotti e servizi ad alto contenuto di carbonio, con elevati rischi per investimenti nel settore.

Questa pressione è stata ulteriormente amplificata dal crollo dei prezzi del petrolio scatenato dalla crisi socio-sanitaria indotta dal Covid-19, che ha suggerito ad alcuni analisti che la domanda globale di petrolio potrebbe aver raggiunto essere stato raggiunto il picco prima del previsto.

Secondo TPI, per allinearsi con uno scenario di aumento della temperatura globale di 2 °C entro il 2050, l’impresa europea media di petrolio e gas dovrebbe ridurre l’intensità delle emissioni di oltre il 70% tra il 2018 e il 2050, mentre un’autentica strategia net zero richiederebbe una riduzione al 100% delle emissioni assolute entro tale data.

Lo studio ha esaminato le strategie climatiche delle 6 maggiori società petrolifere e di gas d’Europa (Shell, Eni, Total, Repsol, BP, OMV), la maggior parte delle quali negli ultimi mesi hanno aggiornato i propri impegni di riduzione delle emissioni, che tuttavia non sarebbero in linea con la traiettoria per conseguire l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050 necessario per conseguire l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di fare tutto il possibile per mantenere il riscaldamento globale a +1,5 °C entro la fine del secolo.

Il settore europeo integrato del petrolio e del gas sta cambiando rapidamente – ha affermato Adam Matthews, Co-presidente della TPI – Tre anni fa, nessuna azienda aveva fissato obiettivi per ridurre l’intensità di carbonio dell’energia che forniscono. Oggi tutte e sei le major del petrolio e del gas valutate da TPI hanno fissato tali obiettivi e abbiamo visto progressi significativi negli ultimi mesi, con aziende impegnate con il concetto di zero netto, adottando prospettive a lungo termine e fissando obiettivi più ambiziosi per accelerare la transizione a basse emissioni di carbonio. L’analisi di TPI sottolinea che questi impegni non sono tutti uguali nell’ambizione o nella portata e che è necessaria una decarbonizzazione più profonda per allinearsi con uno scenario da 1,5 °C o anche da 2 °C“. 

Il Rapporto di TPI individua nel nuovo obiettivo fissato dalla Shell il piano più ambizioso per ridurre l’intensità delle emissioni nel settore ed è vicino all’allineamento con uno scenario di 2 °C.

A sua volta, Eni, secondo TPI, è l’unica major ad aver fissato un obiettivo assoluto entro il 2050 di riduzione delle emissioni dell’80% e del 55% l’intensità del carbonio in tutti i prodotti energetici.

Mentre gli attuali piani di Repsol e BP non coprono tutte le vendite di energia acquisite da terzi e, di conseguenza, sono meno ambiziose.

La relazione invita pertanto il settore petrolifero e del gas a fissare obiettivi chiari e ambiziosi che coprano sia le loro attività principali sia i combustibili fossili che vendono, al fine di proteggersi dai rischi della transizione in atto e mettere le loro attività su una base credibile di net zero.

TPI ammette che quasi tutte le compagnie esaminate dichiarano di voler aggiornare ulteriormente gli investitori sulle loro ambizioni climatiche nel 2020.
La BP osserva comunque che l’analisi di TPI si concentra essenzialmente sull’intensità del carbonio.
Non crediamo che l’intensità del carbonio da sola sia una misura unica affidabile dei progressi verso gli obiettivi di Parigi – si legge in una nota diffusa dalla Compagnia – Questo perché potrebbe diminuire anche se le emissioni assolute rimangono basse o addirittura crescono. Continueremo a impegnarci con TPI e le altre parti interessate per aiutare comparabilità e trasparenza su questi temi“.

Gli autori del Rapporto sottolineano, inoltre, la grande differenza di comportamento tra le società petrolifere e del gas europee e le major statunitensi che non divulgano pubblicamente le loro azioni di contrasto ai cambiamenti climatici paragonabili a quelle delle europee.
Semplicemente non sappiamo quali siano le loro intenzioni su questo tema, il che comporta rischi finanziari maggiori per noi – ha concluso Matthews – Continuiamo a partecipare, ma gli impegni sono limitati e arriva il momento in cui devi trarre conclusioni molto chiare”.

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