Il Documento programmatico “COVID-19 and Transforming Tourism”, presentato dal Segretario dell’ONU Guterres il 25 agosto, indica che non meno di 100 milioni di posti di lavoro diretto nel turismo sono a rischio e il calo dei proventi dal turismo potrebbe ridurre il PIL globale fino al 2,8%. Oltre a richiedere un forte sostegno al settore per mitigare questi impatti, nel documento si sottolinea che questa crisi rappresenta un’opportunità di ripensare al settore per renderlo più inclusivo, resiliente e carbon neutral.
di E. B.
Con la presentazione del Policy brief “Covid-19 and Transforming Tourism” e con un video-messaggio, il 25 agosto 2020 il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres è tornato a sottolineare il ruolo del turismo nel fornire i mezzi di sussistenza a milioni di individui e la necessità di un recupero del turismo post-pandemia in modo sostenibile.
“È fondamentale ricostruire il settore del turismo – ha dichiarato Guterres – Ma deve avvenire in modo sicuro, equo e rispettoso del clima“.
Il turismo è “la terza categoria di esportazione più grande (dopo combustibili e prodotti chimici) e nel 2019 ha rappresentato il 7% del commercio globale – ha sottolineato Guterres – Bisogna garantire che il turismo riacquisti la sua posizione di fornitore di posti di lavoro dignitosi, redditi stabili e di protezione della nostra natura ed eredità culturale“.
A seguito della pandemia di Covid-19, “i ricavi delle esportazioni dal turismo potrebbero diminuire da 910 miliardi fino a 1,2 trilioni di dollari nel 2020 – ha proseguito il Segretario ONU – Ciò avrà un impatto più ampio e potrebbe ridurre il PIL globale dall’1,5% al 2,8%“.
“Il calo delle entrate ha provocato un aumento del bracconaggio e della distruzione di habitat nelle aree protette e nei dintorni, e la chiusura di molti siti del patrimonio mondiale ha privato le comunità di mezzi di sussistenza vitali – ha aggiunto Guterres, attingendo ai dati del Policy brief redatto prevalentemente dall’Agenzia ONU per il Turismo (UNWTO), con il contributi di altre 11 Agenzie ONU, tra cui tra cui l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), e la Conferenza ONU sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) – Inoltre, il 90% dei musei è chiuso e il 13% potrebbe non riaprire più”.
Dai dati del Rapporto emerge che nei primi 5 mesi del 2020, gli arrivi di turisti internazionali sono diminuiti di oltre la metà e sono andati persi circa 320 miliardi di dollari di esportazioni dal turismo. Sono a rischio fino a 100 milioni di posti di lavoro nel turismo diretto, oltre ai settori associati al turismo come l’alloggio ad alta intensità di lavoro e le industrie dei servizi alimentari che danno lavoro a 144 milioni di lavoratori in tutto il mondo. Le donne, che costituiscono il 54% della forza lavoro nel settore del turismo, i giovani e i lavoratori dell’economia informale sono tra le categorie più a rischio.
Il brief sottolinea che il turismo è un pilastro essenziale anche degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e la pandemia di Covid-19 non ha risparmiato il turismo di alcun Paese, anche se per quelli in via di sviluppo si tratta di una vera emergenza, in particolare per molti piccoli Stati insulari (SIDS) e per alcuni Paesi africani.
Sono state individuate 5 aree prioritarie per il riavvio del turismo, tutte volte a garantire che il settore sia più resiliente, inclusivo e carbon neutral.
1. Mitigare gli impatti socio-economici della crisi, in particolare sull’occupazione femminile e sulla sicurezza economica.
2. Aumentare la competitività e costruire la resilienza, anche attraverso la diversificazione economica e l’incoraggiamento delle micro-piccole-medie imprese.
3. Massimizzare le tecnologie disponibili in tutto il settore, promuovendo l’innovazione e la trasformazione digitale.
4. Promuovere la sostenibilità e la crescita verde, per passare ad un settore turistico resiliente e a emissioni zero.
5. Promuovere partnership per limitare o rimuovere le restrizioni ai viaggi in modo coordinato, riavviando e trasformando il settore per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Al riguardo l’UNWTO ha sottolineato come il coordinamento e la cooperazione a tutti i livelli siano fondamentali. Se i Governi dovessero assumere decisioni unilaterali, ci sarebbero gravi conseguenze: bisogna essere “più forti insieme”.
La pandemia è globale, ma le risposte dei Paesi sono state unilaterali, imponendo blocchi in tempi diversi e riducendo le restrizioni su orari e modi diversi. La diversità degli impatti e delle risposte renderà la ripresa dei viaggi e del turismo notevolmente più difficile rispetto a molti altri settori.
“La riapertura delle attività legate al turismo e la gestione della loro ripresa in modo sicuro, attraente per i turisti ed economicamente sostenibile richiederà un coordinamento a un livello mai visto prima – si legge in un report pubblicato da Mc Kinsey & Company il 5 agosto 2020 dal titolo “Remagining the $ 9 trillion tourism economy. What will it take?” – Il settore pubblico può essere nella posizione migliore per supervisionare questo processo nel contesto dell’ecosistema frammentato delle PMI, delle grandi imprese statali che controllano i punti di ingresso e del crescente impatto delle agenzie sanitarie. Con la riapertura delle frontiere e la ripresa dell’interesse in alcune regioni, i Governi potrebbero cogliere l’opportunità per ripensare il proprio ruolo all’interno del turismo, sia per favorire la ripresa del settore che per rafforzarlo a lungo termine”.
C’è da osservare, comunque, che il settore del turismo già prima del Covid-19 aveva registrato un calo dei profitti e la scomparsa nel 2019 del tour operator britannico Thomas Cook ne è stata una cartina di tornasole, attribuendone la causa ad eventi climatici estremi indotti dai cambiamenti climatici che hanno determinato un minor numero di prenotazioni.
Se la pandemia è destinata a scomparire, i cambiamenti climatici sono attesi a perdurare ben più a lungo. Per cui l’industria del settore deve fare di più, ricollocandosi su una serie di Principi guida per una crescita sostenibile a lungo termine, ma i Governi devono ripensare al loro ruolo sul settore, anche allineando le politiche per contrastare il global warming altrimenti le conseguenze sul settore saranno ricorrenti e altrettanto drammatiche come la crisi attuale.