Un audit della Corte dei Conti europea (ECA), che ha valutato se la concezione e l’attuazione del Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR) contribuissero in modo efficace alla transizione verde, ha concluso, come dice il titolo della Relazione speciale, che “non è chiaro”.
La Corte dei Conti europea (ECA) ha pubblicato l’11 settembre 2024 la Relazione speciale “Transizione verde. Il contributo del dispositivo per la Ripresa e la Resilienza non è chiaro”, a seguito di un audit condotto perché la transizione verde e gli obiettivi climatici figurano tra le priorità dell’agenda politica dell’UE.
Il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF), lo strumento temporaneo al centro del NextGenerationEU, è il programma dell’UE per uscire dalla crisi innescata dalla pandemia di COVID-19 più forte e più resiliente, che ha messo a disposizione degli Stati membri 648 miliardi di euro (al febbraio 2024). Gli Stati membri che ricevono i fondi stabiliscono le tappe da raggiungere e i costi stimati nei PNRR. Nella fase di pianificazione, almeno il 37% dei finanziamenti deve essere destinato all’azione per il clima che contribuisce all’obiettivo di zero emissioni nette dell’UE per il 2050, su cui poggia il pilastro della transizione verde. Gli Stati membri che ricevono i fondi stabiliscono le tappe da raggiungere e i costi stimati nei PNRR.
“Il Recovery and Resilience Facility è un investimento importante in tutta l’UE e, se correttamente implementato, dovrebbe accelerare notevolmente il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici dell’UE – ha affermatoJoëlle Elvinger, membro dell’ECA responsabile del rapporto – Tuttavia, attualmente soffre di un elevato livello di approssimazione nei piani correlati, nonché di discrepanze tra pianificazione e pratica, e in definitiva fornisce poche indicazioni su quanti soldi vanno direttamente alla transizione verde“.
Secondo la Corte, che ha espletato questo audit perché la transizione verde e gli obiettivi climatici dell’UE figurano tra le priorità dell’agenda politica, il contributo climatico di alcune delle misure selezionate, dei rispettivi traguardi e obiettivi, nonché dei correlati coefficienti climatici del RRF e dei correlati PNRR, non è sempre ben definito.
Per calcolare la quota di denaro pianificata per “l’azione per il clima”, la Commissione europea utilizza una formula di “coefficiente climatico“. Le azioni valutate come apportatrici di un contributo sostanziale al cambiamento climatico ricevono un coefficiente del 100%; le azioni con un contributo positivo non marginale un tasso del 40%; e i fondi con un contributo neutro o insignificante un tasso dello 0%.
Il contributo per il clima è stato ricalcolato dalla Commissione UE in 275 miliardi di euro su 648 miliardi di euro (42,5 %), ma i revisori hanno riscontrato che contributi climatici erano sovrastimati in alcuni casi. Inoltre, alcuni progetti etichettati come verdi sono stati trovati privi di un collegamento diretto con la transizione verde a un esame più attento. Ad esempio, a una misura per migliorare la gestione delle risorse idriche è stato assegnato un tasso di contributo climatico del 40%, ma in realtà, i fondi sono stati spesi per soluzioni IT governative per digitalizzare il sistema di approvvigionamento idrico, il che significa che un contributo dello 0% sarebbe stato più appropriato.
Gli auditor dell’ECA osservano, inoltre, che non vi è alcun requisito nella legislazione per valutare il contributo del RRF agli obiettivi climatici dell’UE, né per riferire sulla spesa effettiva, limitando la rilevanza per le parti interessate. Alla luce delle proprie constatazioni, la Corte raccomanda alla Commissione UE di:
– Stimare meglio la spesa per il clima nell’ambito di strumenti di finanziamento futuri. La Commissione dovrebbe far sì che le misure, gli interventi o le azioni connesse al clima siano suddivise ad un livello che consenta di collegarle all’appropriato e giustificabile contributo all’azione per il clima, ottenendo una valutazione più dettagliata e precisa della spesa per il clima.
– Far sì che futuri strumenti di finanziamento volti a sostenere i valori-obiettivo e gli obiettivi climatici e ambientali siano concepiti in modo appropriato. La Commissione dovrebbe:
a) valutare le modalità con le quali gli strumenti di finanziamento che contribuiscono al conseguimento dei valori-obiettivo e degli obiettivi climatici dell’UE forniranno informazioni sul loro effettivo contributo a detto conseguimento;
b) tener conto, nel quadro di monitoraggio e di valutazione della performance, degli investimenti pertinenti per gli obiettivi climatici e ambientali.
– Potenziare la performance delle misure per la transizione verde. La Commissione dovrebbe:
a) adottare misure per ovviare alle incoerenze nell’applicazione del principio “non arrecare un danno significativo” da parte degli Stati membri quando questi ultimi utilizzano l’approccio semplificato;
b) qualora le misure connesse alla transizione verde siano modificate, far sì che traguardi e obiettivi monitorino lo stato di avanzamento delle misure fino al loro completamento, per poter valutare se le misure abbiano conseguito i rispettivi obiettivi climatici e ambiental.
– Migliorare la rendicontazione delle spese per il clima nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza. La Commissione dovrebbe compilare e pubblicare le informazioni già fornite dagli Stati membri sui costi effettivi delle misure connesse al clima, compararle ai costi stimati nei piani nazionali e ricalcolare l’effettivo contributo all’azione per il clima rispetto al valore-obiettivo del 37 %.
L’ECA si attende inoltre che il proprio lavoro contribuisca a migliorare l’efficacia dei fondi UE per l’azione per il clima e la transizione verde nel contesto degli ambiziosi obiettivi climatici dell’UE all’orizzonte 2030 e 2050.
Immagine di copertina: Fonte ECA