In previsione del Forum Politico di Alto Livello di New York sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, l’ONU ha pubblicato il Rapporto che esamina lo stato dell’arte dell’Agenda 2030, da cui emerge che di questo passo, nonostante i progressi compiuti in molti ambiti, molti target fissati non saranno conseguiti.
Il Forum Politico ad Alto Livello (HLPF) che avrà luogo a New York (9-18 luglio 2018) intitolato “Transformation towards sustainable and resilient societies” farà il punto sullo stato dell’arte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dopo 3 anni della loro adozione e a 12 anni dalla loro scadenza, con un focus particolare su:
– Obiettivo 6. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie;
– Obiettivo 7. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni;
– Obiettivo 11. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili;
– Obiettivo 12. Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo;
– Obiettivo 15. Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica;
– Obiettivo 17. Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.
Al riguardo le Nazioni Unite hanno diffuso un Rapporto da cui emerge che di questo passo, nonostante i progressi compiuti in molti ambiti dell’Agenda 2030, molti target fissati non saranno conseguiti.
“Mancano solo 12 anni alla scadenza del 2030 e dobbiamo procedere con urgenza – ha sottolineato nell’introduzione, António Guterres – Abbiamo bisogno di azioni immediate da parte dei Paesi e di partnership collaborative fra i Governi e gli stakeholder a tutti i livelli. Questa agenda ambiziosa richiede cambiamenti profondi, che vanno oltre il business as usual”.
Per ciascuno dei 17 OSS, il Rapporto fornisce un paragrafo descrittivo sui progressi raggiunti, seguito da elenchi che descrivono i trend statistici per i diversi target, con la premessa che l’accentuarsi di alcuni conflitti, l’esacerbarsi dei cambiamenti climatici e la crescita delle disuguaglianze stanno ponendo sfide non facili da contrastare, come per l’Obiettivo 2 (Lotta alla fame): “Dopo un prolungato declino, sembrano essere in aumento il numero delle persone denutrite” e la prospettiva di porre fine alla fame e alla malnutrizione entro il 2030 è diventata più difficile.
A riprova di come questo obiettivo sia difficile da perseguire anche per Paesi sviluppati, il Rapporto “La povertà in Italia”, rilasciato la scorsa settimana dall’Istat, ha evidenziato come anche nel nostro Paese la povertà non sia stata mai così elevata dal 2005, con oltre 5 milioni di individui in povertà assoluta.
Relativamente agli obiettivi oggetto di analisi approfondita al Forum questa in sintesi la situazione.
Obiettivo 6 (Acqua): sono ancora tante le persone che non hanno accesso a risorse idriche sicure. La scarsità dell’acqua è un problema in molti Paesi dell’Africa settentrionale e dell’Asia, dove il livello di stress idrico è superiore al 70%. Nel 2015 solo il 27% dei Paesi meno sviluppati disponeva di servizi idrici base. Poiché la cattiva gestione della risorsa idrica ostacola lo sviluppo sociale ed economico, solo migliorando l’efficienza e la gestione dell’acqua sarà possibile garantire il continuo aumento della richiesta globale.
Obiettivo 7 (Energia a prezzi accessibili e pulita), il rapporto afferma che la garanzia di accesso equo e globale “è una realtà più vicina” con un aumento della percentuale di popolazione che può disporne dal 78% del 2000 all’87% del 2016 e nello stesso periodo, nei Paesi in via di sviluppo, si è raddoppiata, facendo scendere sotto il miliardo la fascia di popolazione che vive senza corrente elettrica. Positiva è la crescita, seppur di poco, delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Obiettivo 11 (Città e comunità sostenibili): molte città in tutto il mondo stanno affrontando la delicata sfida di garantire infrastrutture adeguate a sostegno della crescita demografica. Dal 1990 al 2013 il 90% dei decessi attribuiti a disastri naturali si è verificato nei Paesi a basso e medio reddito, con danni alle abitazioni in crescente aumento dal 1990 in poi. Tra il 2000 e il 2014 la percentuale della popolazione urbana che vive in baraccopoli è diminuita dal 28,4% al 22,8%. Nel 2016 il 91% della popolazione urbana mondiale respirava aria non conforme ai requisiti minimi di qualità imposti dall’OMS con i livelli di PM 2.5 su tutti. Più della metà era esposta al doppio del livello di inquinamento permesso, causando 4,2 milioni di decessi.
Obiettivo 12 (Consumo e produzione responsabili). Coniugare crescita economica ed utilizzo razionale delle risorse è una delle sfide più grandi che l’umanità deve affrontare. Entro quest’anno 108 nazioni introdurranno politiche nazionali relative al consumo e alle produzioni sostenibili. Secondo un Rapporto della società di revisione KPMG, il 93% delle più grandi società al mondo (in termini di entrate) stanno puntando sulla sostenibilità.
Obiettivo 15 (Vita sulla Terra): nonostante il tasso di perdita delle foreste si sia ridotto del 25% le foreste continuano a ridursi e circa un quinto della superficie terrestre coperta da vegetazione registra un calo vistoso della produttività, minacciando il sostentamento di oltre un miliardo di persone. La deforestazione è una delle cause principali della diminuzione dell’indice globale della lista rossa delle specie a rischio, segno allarmante che mammiferi, uccelli, anfibi, coralli ed altre specie sono in declino, come hanno testimoniato i report diffusi all’ultima assemblea della Piattaforma Intergovernativa sulla Biodiversità e sui Servizi Ecosistemici (IPBES). Di contro i finanziamenti in favore della tutela della biodiversità nel 2016 sono diminuiti del 21% rispetto all’anno precedente.
Obiettivo 17 (Partenership per sostenibilità):rafforzare le partnership nazionali, internazionali, tra i soggetti della società civile e i privati è fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030. Gli aiuti verso i Paesi in via di sviluppo sono rimasti invariati dal 2010, circa 20 miliardi di dollari all’anno. Dopo un lungo periodo di crescita la quota delle esportazioni da parte dei Paesi meno sviluppati è diminuita dall’1,1% del 2013 allo 0,9% del 2016. Crescono i Paesi che implementano i Piani statistici nazionali, con l’Africa sub-sahariana che rimane all’avanguardia, con ben 31Ppaesi hanno attuato tali piani. Gli aiuti internazionali in campo statistico sono stati pari soltanto allo 0,3% del totale, al disotto di quanto necessario per monitorare adeguatamente i programmi di sviluppo.
In vista del Forum di New York, il 4 luglio 2018 sarà presentato a Roma il primo Rapporto curato da GCAP Italia (la coalizione italiana contro la povertà) e realizzato nell’ambito del progetto “Make Europe Sustainable for All”, cofinanziato dall’Unione Europea, sull’attuazione degli OSS alla luce delle questioni politiche nazionali ed internazionali che oggi sono tra le più calde. Tra queste: l’accoglienza dei migranti e la gestione dei flussi; la necessità di impostare la transizione da un’economia basata sullo sfruttamento delle risorse energetiche fossili ad una che salvaguarda i posti di lavoro e tutela la salute e l’ambiente; il dilemma posto dalla difesa dell’occupazione rispetto alla produzione ed esportazione di armi pesanti; la violenza sulle donne e la discriminazione di genere; le condizioni necessarie affinché il commercio internazionale sia realmente motore di sviluppo delle comunità locali. Questioni concrete sulle quali la politica deve misurarsi, nelle quali si evidenziano i dilemmi, le tensioni e le contraddizioni nell’attuazione degli OSS, limitandone spesso il loro perseguimento.