Una nuova ricerca rileva che le specie con determinati tratti funzionali come grandi dimensioni, lunga durata di vita e tarda maturità sessuale sono a maggior rischio di estinzione e svolgono funzioni uniche all’interno dei loro ambienti. Queste caratteristiche hanno aumentato il rischio di estinzione per le piante di tre volte, per gli uccelli di sei volte e per i mammiferi di otto.
Secondo il Rapporto della Piattaforma Intergovernativa sulla Biodiversità e sui Servizi Ecosistemici (IPBES) con un milione di specie che sono minacciate di estinzione in tutto il mondo, principalmente a causa dell’impatto negativo delle attività antropiche. La perdita di una specie, tuttavia, non è solo una perdita dal punto di vista etico, ma può avere effetti drammatici anche sul funzionamento degli ecosistemi terrestri. In ogni ecosistema, le specie hanno i loro ruoli, proprio come fanno gli attori in una commedia. Questi ruoli dipendono dalle caratteristiche della specie, come la loro dimensione, peso, forma, capacità riproduttiva o le risorse alimentari che utilizzano. Se alcune specie sono simili, a volte possono sostituirsi a vicenda e mantenere in vita l’ecosistema anche se una di esse viene persa. La perdita cumulativa di molte specie può portare al degrado dell’ecosistema con un effetto negativo diretto sul benessere umano. Esistono così tante specie di vario genere che è estremamente difficile generalizzare la variazione funzionale globale e comprendere le conseguenze della perdita di biodiversità.
Ora un gruppo internazionale di ricercatori, coordinato dall’Università estone di Tartu – Istituto di Ecologia e Scienze della Terra ha raccolto la sfida e ha raccolto i dati sulle caratteristiche di oltre 75.000 specie di piante, mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci d’acqua dolce.
I risultati della ricerca senza precedenti sulle funzioni ecosistemiche degli organismi sono stati pubblicati il 26 marzo 2021 su Sciences Advances con il titolo “Erosion of global functional diversity across the tree of life”.
Tutte le specie studiate sono state proiettate in un cosiddetto spazio funzionale, un’astrazione matematica della loro forma e funzione, in cui specie simili si trovano vicine l’una all’altra e specie dissimili sono lontane.
“Abbiamo trovato un interessante risultato – ha dichiarato Carlos P. Carmona dell’Università di Tartu e principale autore dello Studio – In tutti questi gruppi, più della metà delle specie sono responsabili di meno del 20% delle funzioni svolte dal gruppo, quindi vuol dire che l’80% delle restanti funzioni sono svolte da poche specie funzionalmente uniche“.
Alcune particolari funzioni svolte da un gruppo tassonomico, come piante, mammiferi o pesci d’acqua dolce, possono essere condivise tra molte specie o supportate solo da poche specie. Ad esempio, su scala globale, ci sono molte specie di erbe che hanno caratteristiche simili e svolgono funzioni simili, ma non ci sono molte specie con le caratteristiche di una sequoia. Nel caso di funzioni svolte da molte specie, è improbabile che l’estinzione di alcune di queste specie influenzi fortemente le funzioni dell’intero gruppo. Al contrario, se determinate funzioni sono svolte da una sola o da poche specie, la loro scomparsa porterà ad una riduzione del ventaglio di funzioni svolte dall’intero gruppo.
Questi tratti hanno fatto aumentare il rischio di estinzione per le piante di tre volte, per gli uccelli di sei volte e per i mammiferi di otto.
I ricercatori hanno anche esplorato quanto spazio funzionale può essere perduto qualora si estinguessero il milione di specie minacciate.
“Avevamo bisogno di scoprire come le estinzioni avranno un effetto sul funzionamento di vari gruppi di organismi – ha continuato Carmona – Abbiamo scoperto che le specie grandi, longeve e a bassa fertilità hanno universalmente maggiori probabilità di essere minacciate. Questa è una cattiva notizia perché sappiamo che le piante e gli animali più grandi svolgono un ruolo estremamente importante in funzioni come la fertilità del suolo, la dispersione dei semi o lo stoccaggio del carbonio. La loro estinzione provocherebbe quindi una riorganizzazione complessiva della gamma delle funzioni svolte“.
Poiché molte specie possono sostituirsi a vicenda, il declino funzionale sarebbe fino al 5%, con le perdite più drammatiche che si verificano tra i pesci d’acqua dolce. Tale percentuale è inferiore alla potenziale perdita del numero di specie. Tuttavia, può avere una grande influenza sui servizi ecosistemici per gli esseri umani, come aria e acqua pulite, fertilità del suolo, cibo, medicine, materiale da costruzione o buona salute fisica e mentale.
Inoltre, una parte molto ampia dello spazio funzionale dipenderà da un numero molto inferiore di specie e la possibile successiva perdita di biodiversità avrebbe già un effetto molto più drammatico.
“Proponiamo che le specie che forniscono combinazioni di tratti unici – ha suggerito il ricercatore alle autorità preposte – dovrebbero avere la massima priorità di conservazione perché la loro perdita implicherebbe la completa scomparsa delle loro funzioni dalla Terra“.
In copertina: Alcune specie mostrano tratti funzionali peculiari come grandi dimensioni, lunga durata e tarda maturità sessuale: Gimko (foto di Marzena P.), Gorilla occidentale (foto di Philip Kromer), Gaviale del Gange (foto di Jonathan Zander), Storione (foto di Hans Braxmeier) e Condor delle Ande (foto di Emilio del Prado) sono tutte specie classificate a rischio di estinzione dalla IUNC.