Nel pacchetto di infrazioni del mese di gennaio 2018 adottato dalla Commissione UE, c’è un parere motivato nel confronti del nostro Paese per il mancato rispetto delle disposizioni della Direttiva 2002 sulla determinazione e gestione del rumore ambientale.
Nel Pacchetto di infrazioni del mese di gennaio, la Commissione UE ha inviato, tra l’altro, un parere motivato nei confronti l’Italia per il mancato rispetto delle disposizioni della Direttiva 2002/49/CE relativa determinazione e gestione del rumore ambientale.
Dopo l’inquinamento atmosferico, il rumore ambientale, causato dal traffico stradale, ferroviario e aeroportuale, è la seconda causa di decessi prematuri nell’UE.
Nello studio “Burden of disease from environmental noise”, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che in Europa quotidianamente a causa del rumore ambientale vengano persi 61mila anni per cardiopatia ischemica, 45mila anni per difficoltà cognitive dei bambini, 903mila anni per disturbi del sonno, 22mila anni per acufene (ronzio o fischio che si sente nell’orecchio per infiammazione del nervo acustico) e 654mila anni per fastidi.
Da questi numeri, secondo l’OMS emerge che almeno un milione di anni di vita sana sono persi ogni anno, soprattutto per il rumore legato al traffico stradale, raccomandando il rispetto delle soglie di esposizione, fissate a 65 decibel (dB) durante il giorno e a 55 per la notte.
L’UE nel 7° Programma di Azione Ambientale (2014-2020), ha fissato livelli limite di rumore ambientale ancora più restrittivi: 55 dB di giorno e 50 dB di notte.
In occasione dell’ultima “Giornata di sensibilizzazione del rumore” (26 aprile 2017), l’Agenzia Europea dell’Ambiente AEA) ha fornito un aggiornamento sull’esposizione al rumore dei Paesi dell’AEA (oltre ai Paesi membri dell’UE, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia) secondo cui sono circa 100 milioni i cittadini esposti a rumore del traffico stradale superiore a 55 dB, di questi 32 milioni sono esposti a livelli di rumore molto elevati (superiori a 65 dB).
Nell’occasione sono state fornite le schede nazionali di 26 Paesi, ma quella dell’Italia non c’era (mancata trasmissione di dati o assenza degli stessi?).
Gli ultimi dati disponibili in merito sono quelli dell’ultima rilevazione Eurostat, riferita al 2016, secondo cui il 16,2% degli Italiani afferma di soffrire per il rumore causato dalle abitazioni vicine o dalla strada.
La Direttiva succitata prevede che gli Stati membri adottino mappe acustiche che rappresentino l’esposizione al rumore nei maggiori agglomerati, lungo gli assi stradali e ferroviari principali e in prossimità degli aeroporti più importanti, che costituiscono la base per definire misure antirumore nei piani di azione.
Poiché l’Italia non ha comunicato tutte le informazioni richieste dalla Commissione UE, quest’ultima aveva inviato una prima lettera di costituzione in moranell’aprile 2013. Vista la mancanza di progressi, nel febbraio 2016 la Commissione UE ha inviato una seconda lettera di costituzione in mora.
Dal momento che mancano ancora le mappe strategiche per 17 agglomerati e 22 strade e che devono ancora essere adottati piani d’azione per 32 agglomerati, 858 strade e un importante asse ferroviario, la Commissione ha pertanto adottato nei confronti del nostro Paese un parere motivato.
L’Italia dispone ora di 2 mesi per rispondere; in caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia europea con il rischio che vengano inflitte al nostro Paese delle multe milionarie.