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Secondo il Rapporto Eurispes del 2018 l’Italia è confusa e delusa

Rapporto Eurispes 2018

Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”.

L’incipit della 30ma edizione del “Rapporto Italia” dell’Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali, presentato il 30 gennaio 2018, è tratto da“ I Promessi Sposi”, più precisamente dal Cap. XXXII, dove, riportando una frase dello storico Ludovico Muratori che affermava di aver trovato a Milano gente che non credeva che la colpa del contagio della peste fosse da imputare agli untori, Alessandro Manzoni commenta in tal modo il clima in città durante la diffusione dell’epidemia.

Il Rapporto, come da tradizione, è costruito attorno a 6 dicotomieResponsabilità/IrresponsabilitàCultura/CulturePaura/CoraggioFiducia/SfiduciaCrescita/SviluppoAvvenire/Divenire. E ogni anno il Rapporto si affida ad una parola chiave che per la sua presenza o per la sua mancanza, viene considerata essenziale per descrivere le tendenze politiche, culturali, economiche e sociali in atto.

La parola-chiave di quest’anno è: responsabilità.
La mancanza di responsabilità è diventata un elemento distintivo del vivere quotidiano e il principale comune denominatore di una serie di vicende che hanno caratterizzato la vita pubblica italiana su diversi fronti – ha commentato il Presidente di Eurispes, Gian Maria Fara – una caduta del senso di responsabilità che dai piani alti della società si trasferisce a livello dei singoli soggetti, rendendo sempre più difficile la tenuta degli stessi rapporti sociali e interpersonali“.

Secondo il Rapporto, continuare a parlare di “Sistema-Paese” è ormai “improprio”: sarebbe più corretto parlare di “Sistema” e di “Paese” in maniera distinta, con le organizzazioni politiche e sindacali che invece di fare da collante, tendono sempre più ad alimentare la separatezza e a farsi, a loro volta, sistema.

Ora il matrimonio si è sciolto e “Sistema” e “Paese”, separati in casa, convivono faticosamente sotto lo stesso tetto – ha proseguito Fara – spesso guardandosi in cagnesco, diffidenti l’uno dell’altro, in un’atmosfera di freddezza, tra reciproci rimproveri“.

Il Sistema è, e lo sarà ancora per molti anni, fragile sotto molti punti di vista – continua il Presidente dell’Eurispes – beninteso, fragile non vuol dire debole. Anzi, l’Italia ha molte frecce nel suo arco, enormi potenzialità ma, lo ripetiamo senza stancarci da anni, ha grandi difficoltà a trasformare la sua potenza in energia.

E questo deriva principalmente dalla disomogeneità della nostra classe dirigente” che , osserva Fara, “nella maggior parte delle occasioni ci fa assistere a divisioni e conflitti attraverso i quali le parti in causa puntano alla sopraffazione l’una dell’altra piuttosto che a trovare l’accordo a vantaggio del bene comune“.

Tradito da un Sistema che non riesce più a garantire crescita, stabilità, sicurezza economica, prospettive per il futuro, il Paese deluso, lo accusa di essere diventato autoreferenziale e di aver perso di vista la sua storica funzione: quella di guidarlo ed accudirlo, assicurando una sempre migliore qualità dei servizi. E, nello stesso tempo, di aver utilizzato la delega per rafforzare il proprio potere e i propri privilegi, disattendendo attese, bisogni e diritti.

Di contro, il Sistema accusa il Paese di non rendersi conto di trovarsi di fronte a cambiamenti epocali che mettono in discussione le antiche certezze. Pretende il mantenimento di un welfare che non può più permettersi ed è troppo legato all’idea del posto, possibilmente fisso, piuttosto che del lavoro.
È ricco e continua ad accumulare risparmi invece di investirli e fa di tutto per non pagare le tasse. Ha ricevuto in eredità un patrimonio che tutto il mondo ci invidia e non si cura di proteggerlo considerandolo res nullius. Devasta interi territori salvo poi chiedere al Sistema di provvedere, magari con l’ennesimo condono. Vuole che i propri figli siano istruiti ma disprezza e sottopaga gli insegnanti e ricorre al TAR quando gli stessi figli vengono bocciati. Produce quantità enormi di immondizia, ma non si piega alla raccolta differenziata. Chiede un’amministrazione di qualità, ma poi si lamenta se veramente funziona, quando tocca i suoi interessi”.

Il Paese è confuso sul piano politico e ondeggia indeciso tra conservazione e cambiamentotra desiderio di stabilità e spinte populistetra ragionevolezza e nichilismo.

Fatto sta, secondo il Rapporto, che si confrontano “due tendenze fondamentali: quella dell’etica della responsabilità e quella dell’etica della convinzione”, quali erano state individuate dal sociologo e filosofo Max Weber, nel rapporto tra etica e politica(1919).
Per semplificare e volgarizzare – precisa l’Eurispes – l’etica della responsabilità si affida alla testa, quella dell’etica della convinzione alla pancia”.

Forse sarebbe opportuno considerare anche l’estensione nel tempo e nello spazio dell’etica della responsabilità operata da Hans Jonas, un altro filosofo tedesco naturalizzato statunitense, essendo stato costretto ad emigrare all’avvento del nazismo perché di origine ebraica. Secondo Jonas, Il principio di responsabilità”(1979) deve tener conto delle conseguenze delle azioni non solo sui contemporanei, ma anche nei confronti delle generazioni future e sull’intera biosfera che deve essere tutelata dalle compromissioni causate dalle nostre azioni.

C’è da osservare che il Rapporto dell’Eurispes giunge a considerazioni non molto dissimili da quello che nel dicembre scorso il Censis che nel suo Rapporto 2017 aveva parlato di rancore per indicare l’attuale stato d’animo prevalente degli italiani che non hanno più fiducia nelle istituzioni e, quantunque incapaci di trovare uno sbocco alla rabbia che hanno accumulato in questi ultimi anni, non sembrano intenzionati a dimenticare.

Per ricucire “Paese” e “Sistema”, le due realtà di cui le discontinuità epocali hanno rotto l’equilibrio, aprendo uno scenario di pericolosa involuzione politico-istituzionale, economica, sociale, culturale, bisogna ripartire, secondo l’Eurispes, dalla Costituzione, che quest’anno compie settant’anni.
Pensiamola e condividiamola, senza retorica e conservatorismi sterili – ha sottolineato Fara – ma con la responsabilità di proiettarla verso quei nuovi orizzonti che la globalizzazione ci propone. Una rilettura condivisa dei princìpi e valori costituzionali è, infatti, la sola via per guidarci nel processo di discontinuità in atto nella società italiana”.

Sempre che il buon senso, anziché nascosto, non sia andato completamente perduto!

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