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Rischio chimico nelle acque UE: attenzione all’effetto cocktail

L’ultimo Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, pur rilevando una significativa riduzione del rischio chimico nei corpi idrici europei per le sostanze più pericolose, mette in guardia sugli effetti ancora poco conosciuti delle miscele. Fino al 4 marzo 2019 è possibile partecipare alla Consultazione sulle Direttive “Acque” e “Alluvioni”.

L’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato il 16 gennaio 2019 il Rapporto sulle sostanze chimiche nelle acque europee (Chemicals in European waters. Knowledge developments).

L’Agenzia sottolinea che, nonostante i successi conseguiti a seguito delle normative sulla restrizione dei limiti per la presenza di alcune sostanze pericolose nei laghi, fiumi e altri corpi idrici superficiali europei, c’è la necessità di prestare maggiore attenzione al cosiddetto “effetto cocktail” ovvero al rischio per l’uomo e l’ambiente derivante dall’effetto combinato di miscele chimiche, anche se le singole sostanze sono al di sotto della soglia di riferimento o alcune non rientrano tra quelle da monitorare, ai sensi della Direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE).

Ricordiamo, con l’occasione, che è in corso la Consultazione pubblica avviata dalla Commissione UE sulla Direttiva Acque e sulla Direttiva Alluvioni, con l’obiettivo di raccogliere il maggior numero di punti di vista su come le suddette direttive abbiano rispettivamente apportato modifiche alla gestione sostenibile dell’acqua e al miglioramento dello stato dei corpi idrici, nonché alle strategie per ridurre il rischio di inondazioni in tutta l’UE. È possibile partecipare fino al 4 marzo 2019 rispondendo al questionario online disponibile in tutte le lingue ufficiali dell’UE.

L’obiettivo del Rapporto è quello di migliorare la comprensione di quali sostanze chimiche continuano a comportare rischi significativi, specialmente quando sono presenti nell’acqua e, al contempo, esamina come una migliore conoscenza e comprensione possano aiutare a migliorare i controlli per ridurre al minimo i danni.

Il Rapporto offre una panoramica delle informazioni sugli inquinanti utilizzate nella valutazione della qualità delle acque e descrive alcune delle tecniche più recenti disponibili.

I prodotti chimici, sottolinea l’Agenzia, sono essenziali per la nostra vita e migliaia di essi vengono utilizzati quotidianamente. Tuttavia, alcune sostanze chimiche presentano rischi per le piante e gli animali che vivono nell’acqua, per gli animali che se ne cibano e per gli esseri umani.

I prodotti chimici nelle acque superficiali possono arrivare per vie diverse. Potrebbero essere stati rilasciati in aria, tornando quindi sulla superficie terrestre con la pioggia o la polvere, scaricati direttamente in acqua dagli impianti industriali e di trattamento delle acque reflue urbane, o utilizzati in agricoltura.


Rischio chimico (in termini percentuali) nei bacini fluviali europei: (A) stime del rischio acuto e (B) cronico per distretti idrografici europei, in base ai dati di monitoraggio chimico riportati e calcolati utilizzando le stime di rischio per singoli composti; (C) Correlazione tra rischio chimico e numero di sostanze chimiche analizzate per rischio acuto (Fonte AEA)

I rischi presentati da alcune sostanze chimiche, quali metalli e inquinanti organici persistenti come l’antiparassitario lindano, sono stati riconosciuti da decenni. Tuttavia, nuovi rischi correlati ad altre sostanze chimiche, come alcuni pesticidi o farmaci, da soli o in combinazione, vengono segnalati in continuazione.

Per un certo numero di sostanze prioritarie elencate nella Direttiva quadro sulle acque, come il cadmio, il piombo e il nichel e antiparassitari come clorfenvinfo e simazina, le misure europee volte a prevenire la loro emissioni nell’ambiente sono state efficaci e hanno permesso di ridurne la presenza nei corpi idrici in modo significativo.

Ma il Rapporto dell’AEA mette in guardia sul fatto che ci sono molte più sostanze chimiche presenti nell’ambiente, sulle quali c’è bisogno di migliori informazioni e conoscenze per sapere se la loro presenza nei laghi, fiumi e nelle altre acque superficiali possano costituire un rischio.

Elevata preoccupazione rappresentano i microinquinanti e l’ “effetto cocktail” prodotto da miscele di sostanze chimiche che singolarmente possono essere presenti a concentrazioni innocue, ma che combinandosi possono rappresentare un rischio per la salute. Nell’ambiente, le sostanze chimiche che entrano nelle acque superficiali possono mescolarsi con sali minerali naturali e composti organici, nonché con sostanze nutritive provenienti da acque reflue, scarichi agricoli e altre acque di scarico. Al mix possano concorrere anche le sostanze chimiche che raggiungono le acque dalle emissioni atmosferiche.

Il Rapporto osserva che il rilevamento di diverse centinaia di sostanze chimiche organiche a basse concentrazioni in un singolo campione di acqua dolce è assai comune e il livello di rischio che ciò potrebbe rappresentare non è sufficientemente compreso. 

Secondo l’Agenzia, i corpi idrici superficiali europei potrebbero essere meglio protetti in futuro. Le attuali normative dell’UE forniscono un approccio flessibile per la gestione delle risorse idriche, ma non riflettono i recenti sviluppi scientifici nella valutazione delle miscele. Pertanto, si richiede una più dettagliata segnalazione dei dati sulle emissioni chimiche e il miglioramento del monitoraggio, della modellizzazione e comunicazione delle fonti diffuse di inquinamento, per garantire che i loro impatti siano correttamente compresi e che le misure possano essere mirate in modo adeguato. 

Lo scorso luglio il Rapporto  2018 dell’AEA “Acque europee. Valutazione della situazione e delle pressioni” aveva rilevato che solo il 38% dei laghi, fiumi e degli altri corpi idrici superficiali monitorati è in “buono stato chimico” (senza concentrazioni di sostanze prioritarie che superano gli standard di qualità ambientale a livello dell’UE).

Nella maggior parte degli Stati membri dell’UE, solo per poche sostanze c’è uno stato chimico “scadente”, per lo più per la presenza di mercurio, un tempo ampiamente utilizzato nei termometri, nelle batterie e nelle vernici, che continua ora ad essere trovato in campioni d’acqua per effetto dell’inquinamento atmosferico derivante dagli impianti di combustione del carbone. Altre sostanze rilasciate in un numero significativo di corpi idrici, includono i difenileteri polibromurati, che sono stati ampiamente usati come ritardanti di fiamma negli anni ‘90 e 2000, e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), che sono sostanze cancerogene prodotte dalla combustione di materiali organici.

 

 

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