Il Rapporto dell’UNISDR mette in evidenza che le perdite economiche da catastrofi naturali dall’inizio del XXI secolo hanno raggiunto la cifra di ben 2.500 miliardi di dollari.
La notizia del devastante tornado che con l’intensità d’un livello massimo della scala ha colpito ieri lo Stato dell’Oklahoma (USA) distruggendo Moore, la cittadina più colpita causando un centinaio di vittime, soprattutto di piccoli alunni della scuola elementare “Plaza Towers”, si è abbattuta come un ulteriore monito a Ginevra dove è in corso la IV sessione della Piattaforma Globale per la Riduzione dei Rischi di Disastri (Global Platform for Disaster Risk Reduction). Istituita nel 2007 e coordinata dall’United Nation office for disaster risk reduction (UNISDR), la piattaforma riunisce ogni due anni i principali attori impegnati a ridurre il rischio di catastrofi e la costruzione della resilienza delle comunità e delle nazioni del mondo.
Per l’occasione era stata presentata la terza edizione del biennale Global Assessment Report on Disaster Risk Reduction (GAR 2013) che costituisce una risorsa per la comprensione e l’analisi dei rischi di catastrofi globali di oggi e del futuro.
Nel 2012, vi si legge, si sono verificate nel mondo 310 catastrofi naturali che hanno causato 9.300 vittime e coinvolto 106 milioni di individui, con perdite economiche crescenti.
“Se i Governi hanno la responsabilità di ridurre i rischi di catastrofi, queste sono anche connesse alle strategie di investimento del settore privato a cui compete di decidere quanto e dove investire, dal momento che tra il 70 e l’85% degli investimenti globali nelle costruzioni, nell’industria e nelle infrastrutture derivano proprio da società private – ha affermato il Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon in occasione della presentazione del Rapporto – Abbiamo effettuato una revisione dei danni da catastrofi in 56 Paesi, scoprendo sorprendentemente che perdite economiche a seguito di catastrofi, quali terremoti, uragani, alluvioni, siccità, sono state sottovalutate di almeno il 50%. Dall’inizio del secolo le catastrofi naturali sono costate 2.500 miliardi di dollari. Ciò è inaccettabile, avendo a disposizione le conoscenze per ridurne gli effetti. Le perdite economiche sono ormai incontrollabili Esse possono essere ridotte soltanto con forme di partenariato con il settore privato, comprese le banche di investimenti e le compagnie di assicurazione. Per troppo tempo, i mercati hanno cercato elevati rendimenti a breve termine anziché sulla sostenibilità e sulla resilienza. Finalmente stiamo comprendendo che ridurre l’esposizione al rischio di catastrofi non è un costo, ma un’opportunità per rendere più attraenti gli investimenti a lungo termine”.
Nel Rapporto si sottolinea come la rapida trasformazione dell’economia mondiale negli ultimi 40 anni abbia fatto aumentare velocemente il rischio di catastrofi, sia nei Paesi poveri che in quelli ricchi, poiché la ricerca assillante della riduzione dei costi e l’aumento di produttività costringono le imprese a scegliere siti pericolosi, senza porre attenzione alle conseguenze sulla catena di distribuzione.
Analizzando tre settori chiave degli investimenti globali (sviluppo urbano; agro-alimentare; turismo costiero) il Rapporto evidenzia che in tutti i modelli di business di ogni settore sussistano rischi di catastrofi naturali e solo una minoranza di imprese disponga di un approccio di base per la gestione delle crisi.
Il GAR 2013 esplora come le aziende, investendo nella gestione del rischio di catastrofi, possano ridurre i costi e le interruzioni rappresentate dagli impatti dei disastri, come possano essere migliorate le prestazioni e la reputazione, riducendo al minimo l’incertezza e imprevedibilità, perché gestire efficacemente i rischi di catastrofe dovrebbe essere il segno distintivo di un business competitivo.
Proprio l’impegno costruttivo da parte delle imprese per la resilienza futura, dalla quale dipendono la competitività e la sostenibilità costituisce una delle tematiche di cui si sta discutendo a Ginevra.