Riscaldamenti centralizzati; da quest’anno la novità della ripartizione delle spese condominiali per il riscaldamento dopo l’obbligo dei contabilizzatori di calore e l’installazione delle termovalvole sui caloriferi, anche se sembra esservi tra il 20-30% di condomìni non in regola che rischiano ora una multa da 500 a 2.500 euro.
Da domenica 15 ottobre via libera all’accensione dei riscaldamenti centralizzati per i residenti nei Comuni che rientrano nella zona climatica E, quella in cui rientra la maggior parte dei Comuni italiani e, soprattutto, i grandi agglomerati urbani dell’Italia Settentrionale come Torino e Milano, e dove fino al 15 aprile non si potrà superare le 14 ore di accensione.
I Sindaci hanno comunque la facoltà di ampliare o ridurre la durata dell’accensione, a seconda delle condizioni climatiche, con apposita ordinanza. I responsabili degli impianti, come gli amministratori di condominio, senza bisogno di via libera dei Comuni, possono decidere l’accensione o lo spegnimento dei riscaldamenti centralizzati nei mesi non regolati, ma per un massimo di 7 ore al dì.
Da quest’anno l’accensione dei riscaldamenti centralizzati comporterà delle novità in termini di costi, poiché la loro ripartizione non verrà fatta sulla base dei millesimi di proprietà, bensì sull’effettivo consumo. Il D. Lgs 102/2014 che ha attuato la Direttiva 2012/27/UE, con l’obiettivo di diminuire i consumi energetici per il riscaldamento degli edifici attraverso una corretta ripartizione delle spese e una maggiore consapevolezza dei consumatori, ha obbligato all’installazione dei contabilizzatori di calore che misura il calore fornito alle diverse abitazioni da un generatore centralizzato o da una rete di teleriscaldamento, e delle termovalvole installate sui caloriferi, che consentono all’utente di variare la temperatura desiderata nei diversi ambienti interni.
Si possono quindi misurare i “consumi volontari” che rappresenteranno la quota “variabile”, mentre quella “fissa” coprirà i “consumi involontari” (dispersioni del calore dalle tubature prima di entrare negli appartamenti; spese per conduzione e manutenzione ordinaria, spese per gestione del servizio di lettura ) conteggiata secondo la “nuova tabella millesimale del riscaldamento”
Per mettersi in regola c’era tempo fino al 30 giugno 2017 per effetto di una proroga intervenuta con il cosiddetto “Milleproroghe 2017” che aveva spostato il termine previsto del 31 dicembre 2016.
Deroghe all’intervento di contabilizzazione del calore sono previste solo per comprovati motivi tecnici od è economicamente sconveniente rispetto ad altri interventi di riqualificazione energetica che devono essere comprovati dalla relazione firmata da un professionista abilitato, che dimostri l’ assenza di vantaggi in termini di costi-benefici.
Eppure, secondo le Associazioni dei proprietari e dei consumatori, ci sarebbe il 20-30% dei condomini in Italia che ha non ottemperato alle nuove disposizioni (soprattutto nel Centro -Sud) e che rischia una sanzione amministrativa da 500 a 2500 euro (articolo 16 comma 8 del D.Lgs 102/2014).
Le ispezioni scatteranno a campione e saranno disposte dalle Province e dai Comuni sopra i 40.000, utilizzando il catasto degli impianti che in molte realtà è già attivo ed informatizzato. La responsabilità per per la mancata introduzione dei contabilizzatori di calore e dell’installazione delle termovavole è individuale, mentre è condominiale l’ammenda per la mancata utilizzazione della nuova tabella millesimale di riscaldamento.
C’è anche chi chiede un’ulteriore proroga, ma non c’è margine stante il rischio che la Commissione UE avvii una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese, visto che i Paesi membri avrebbero dovuto mettere in vigore le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative della Direttiva entro il 5 giugno 2014.
Comunque in questo periodo ritorna puntualmente di attualità anche la questione della periodicità degli interventi di manutenzione degli impianti termici. Al riguardo la CNA (Confederazione nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) ha pubblicato un breve vademecum sia sulla tempistica delle manutenzioni che sul corretto utilizzo dell’impianto di riscaldamento.
“Innanzitutto va sgombrato il campo sulla tempistica delle manutenzioni; quando effettuare un intervento di manutenzione lo decide l’installatore – afferma la Confederazione – Lo dice in modo inequivocabile la legge, il DPR 74/2013 all’articolo 7, smentendo così quelle interpretazioni a volte fantasiose, a volte decisamente di parte (del tipo “la manutenzione della caldaia va fatta ogni 4 anni”) che puntualmente vengono propagandate sui media in questo periodo da soggetti interessati o, se va bene, poco e male informati.
Altro aspetto al quale si deve prestare attenzione è che per quanto riguarda il controllo e la manutenzione degli impianti termici gli utenti hanno l’obbligo di affidare i lavori a ditte abilitate. Queste, oltre a specificare al cliente con quale frequenza gli interventi di manutenzione devono essere effettuati, devono anche dichiarare in forma scritta quali siano le operazioni da svolgere per mantenere l’impianto sicuro nel tempo. È chiaro che, se l’utente in questione non ottempera a quanto prescritto dall’installatore, è sua la responsabilità di eventuali danni derivanti da un non corretto funzionamento dell’impianto”.
“Molto meno chiara, nonostante le numerose richieste di delucidazioni avanzate in questi anni al Ministero dello Sviluppo Economico da parte delle associazioni di categoria, è la tempistica dei controlli per verificare l’efficienza energetica di un impianto – prosegue la nota della CNA – Anche in questo caso, c’è chi preferisce fare riferimento ad una interpretazione piuttosto estensiva, e permessa dalla formulazione poco chiara della legge (DPR 74/2013 ed Allegato A), della tempistica fissandola a 4 anni; in pratica, si vorrebbe far credere che un impianto possa essere considerato efficiente se controllato una volta ogni Olimpiade o, se preferite, una volta ogni campionato mondiale di calcio. Non è un caso che diverse Regioni abbiano ridotto a 2 anni il lasso di tempo che deve intercorrere tra un controllo di efficienza energetica e l’altro“.
Quindi, la CNA riporta alcuni pratici ed essenziali consigli per gli utenti per un utilizzo corretto e consapevole del proprio impianto di riscaldamento:
1. Rivolgersi esclusivamente ad installatori abilitati. Affinché l’installazione e la manutenzione del proprio impianto venga fatta a regola d’arte, rivolgersi ad un installatore abilitato ai sensi del DM 37/08.
2. Far controllare l’impianto periodicamente.Gli interventi di manutenzione sull’impianto, devono essere eseguiti secondo la periodicità prestabilita dall’installatore dell’impianto medesimo (è consigliabile un controllo annuale). Qualora abbia omesso di indicarla che ci si deve riferire alle istruzioni tecniche elaborate dal costruttore del generatore di calore. Il tecnico abilitato, sia esso l’installatore che il manutentore dell’impianto, deve inoltre dichiarare per iscritto al proprio cliente quali siano le operazioni di controllo e manutenzione di cui necessita l’impianto da loro installato o manutenuto per garantirne la necessaria sicurezza, nonché la frequenza con la quale queste operazioni devono essere effettuate.
3. Far controllare le parti dell’impianto di riscaldamento più soggette ad usura .Ad esempio: ugelli gas, ventilatori, camera di combustione, pressostati, elettrodi, guarnizioni di tenuta.
4. Far effettuare le principali operazioni di manutenzione e controllo. Ad esempio: pulizia dello scambiatore lato fumi, prova di tiraggio della canna fumaria, regolazione del funzionamento dei dispositivi di comando e regolazione, pulizia del bruciatore, verifica dei dispositivi di protezione, controllo e sicurezza, controllo della regolarità dell’accensione e del funzionamento, verifica visiva dell’assenza di perdite di acqua, che non siano presenti oggetti che impediscano il regolare deflusso dei prodotti della combustione, che non sia ostruita la presa d’aria.
5. Installare le valvole termostatiche, strumenti che aprono o chiudono la circolazione dell’acqua calda nel termosifone e consentono di mantenere costante la temperatura impostata, aiutando a concentrare il calore negli ambienti più frequentati e ad evitare sprechi.
6. Usare correttamente i cronotermostati .Dato che surriscaldare la propria abitazione è dannosa sia per la salute che per il portafoglio, è opportuno regolare sia la temperatura (massimo 20-22°, ma anche 19° bastano ed avanzano) che le ore di accensione giornaliera che possono variare a seconda della zona climatica nella quale ci si trova.
7. Non mettere ostacoli davanti o sopra il termosifone. “Coprire” il termosifone con rivestimenti vari o collocarci davanti un divano, delle tende ecc. riduce significativamente la sua capacità di riscaldare l’ambiente con conseguente spreco di energia (e denaro).