Cambiamenti climatici Clima

Rapporto SNPA: il clima sta cambiando e in Italia ancora più velocemente

Diffuso nel momento in cui l’Europa è attanagliata da un’ondata di calore senza precedenti, il Rapporto SNPA “Gli indicatori del Clima in Italia 2018”, illustrando l’andamento del clima nel corso dell’anno passato e aggiornando la stima delle variazioni climatiche negli anni, conferma che il clima sta cambiando più rapidamente del previsto.

Nel 2018 si sono avuti in Italia nuovi record della temperatura media annuale e della media annuale della temperatura minima giornaliera;
– tra il 27 e il 30 ottobre 2018, l’Italia è stata attraversata da un evento meteorologico estremo di straordinaria intensità: il ciclone Vaia ha investito gran parte della Penisola con venti di straordinaria intensità, con medie orarie fino a 120 km/h e raffiche fino a 200 km/h, causando, tra l’altro, danni ingenti ed estesi al patrimonio forestale dell’arco alpino;
– negli stessi giorni, precipitazioni di intensità eccezionale per diverse durate, da un’ora a tre giorni, si sono abbattute sulle regioni del Nord Italia.

Sono questi alcuni dei dati contenuti nel nuovo Rapporto SNPAGli Indicatori del Clima in Italia nel 2018”, giunto alla XIV edizione e disponibile online sul sito dell’ISPRA.

Nei giorni in cui un’ondata di calore sta attanagliando l’intera Europa battendo tutti i precedenti record, confermando, qualora ci fossero ancora degli scettici, che il clima sta cambiando più rapidamente di quanto supposto, il Rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale costituisce un’ulteriore conferma che l’emergenza climatica è più urgente di quanto i decisori politici siano in grado di ammettere, con conseguenze socio-economiche rilevanti, comprese le violazioni dei diritti umani.

Il Rapporto illustra l’andamento del clima nel corso del 2018 e aggiorna la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia, basandosi su una grande mole di dati e indicatori climatici, derivati in gran parte dal Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione di dati Climatologici di Interesse Ambientale (SCIA), realizzato dall’Ispra in collaborazione con gli organismi titolari delle principali reti di osservazione presenti in Italia.

Le informazioni di sintesi sono poi trasmesse all’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) e contribuiscono a comporre il quadro conoscitivo sullo stato e sull’evoluzione del clima a scala globale.

Alcune sintesi di dettaglio.

Temperatura. Se a scala globale il 2018 è stato il 4° anno più caldo della serie storica dopo il 2016, il 2015 e il 2017, in Italia il 2018 ha segnato il nuovo record di temperatura media annuale, con un’anomalia (lo scarto rispetto al valore climatologico di riferimento 1961-1990) di +1.71 °C.
Tutti i mesi dell’anno – ad eccezione di febbraio e marzo – sono stati più caldi della norma, con punte di anomalia positiva nel mese di aprile al Centro (+3.74 °C) e al Nord (+3.69 °C). Il 2018 è stato il 28° anno consecutivo con anomalia positiva e quattro dei cinque valori più elevati di temperatura media sono stati registrati negli ultimi cinque anni: oltre al 2018, nell’ordine il 2015, 2014 e 2016, con anomalie comprese tra +1.34 e +1.60°C.
Elemento saliente della temperatura nel 2018 è stato il nuovo record di anomalia della temperatura minima giornaliera (+1.68 °C), che ha superato il precedente record del 2014 (+1.58 °C), mentre l’anomalia della temperatura massima del 2018 è risultata la terza di tutta la serie, dopo quelle del 2015 e del 2017. A rappresentare il 2018 come l’anno più caldo della serie storica hanno contribuito in modo particolare le notti più calde. Su base stagionale, l’autunno del 2018 è stato il più caldo della serie storica (anomalia di +2.0 °C), superando di poco quello del 2014; la primavera (+1.88 °C) e l’estate (+2.0 °C) sono state rispettivamente la terza e la quinta più calde della serie. Analogamente a quella dell’aria, nel 2018 la temperatura superficiale dei mari italiani è stata nettamente superiore alla norma. Con un’anomalia media di +1.08°C rispetto al valore climatologico di riferimento, il 2018 si colloca al secondo posto dell’intera serie storica, dopo il 2015.

Precipitazioni. In Italia nel 2018 le precipitazioni in media sono state moderatamente superiori ai valori climatologici normali. L’andamento nel corso dell’anno è stato tuttavia piuttosto altalenante e mesi molto piovosi si sono alternati ad altri più secchi. Marzo, maggio e ottobre sono stati caratterizzati da piogge abbondanti, estese a tutto il territorio nazionale, mentre ad aprile, settembre e soprattutto dicembre le piogge sono stati scarse in tutte le regioni.
Al Nord i mesi relativamente più piovosi sono stati ottobre (anomalia media + 87%), marzo (+62%) e maggio (+40%); al Centro, sono stati marzo (+131%), maggio (+105%) e febbraio (+60%); al Sud i mesi estivi: agosto (nettamente più piovoso della media: +275%), giugno (+226%) e maggio (+132%). I mesi più secchi rispetto alla norma sono stati dicembre (soprattutto al Nord, anomalia di -66%), settembre, aprile e, limitatamente al Centro e al Sud, gennaio.
Con un’anomalia di precipitazione cumulata media in Italia di +18% circa, il 2018 si colloca all’8° posto tra gli anni più piovosi della serie dal 1961. Le precipitazioni sono state superiori alla norma soprattutto al Meridione e sulle Isole, dove l’anomalia annuale del 2018 (+29%) risulta essere la terza più elevata di tutta la serie. Su base stagionale, sia l’estate (anomalia media +62%) che la primavera (+38%) del 2018, si collocano al terzo posto tra le più piovose dell’intera serie dal 1961; anomalie più contenute, ma sempre positive, per l’autunno e l’inverno.
Anche nel 2018 non sono mancati eventi di precipitazione intensa, di durata più o meno breve. I valori più elevati di precipitazione giornaliera sono stati registrati il 27 ottobre in Liguria e il 28 ottobre in Friuli Venezia Giulia, dove sono state registrate precipitazioni cumulate comprese tra 300 e 400 mm, con un massimo di 406 mm.Un’altra area che ha registrato precipitazioni giornaliere abbondanti è la Calabria ionica, dove il 4 ottobre diverse località hanno ricevuto più di 200 mm di precipitazione, con una punta di 340 mm.
Riguardo agli indici climatici rappresentativi delle condizioni di siccità, valori elevati dell’indice “numero di giorni asciutti”, superiori a 300 giorni, si registrano sulle coste dell’Adriatico centrale e meridionale, dello Jonio, della Sicilia meridionale ed in Pianura Padana.
Quanto al numero massimo di giorni consecutivi nell’anno con precipitazione giornaliera inferiore o uguale a 1 mm, i valori più alti si registrano nella Sardegna settentrionale (fino a 90 giorni secchi consecutivi), seguita dalla Sicilia sud-occidentale e dalla Sardegna occidentale (fino a 60 giorni secchi consecutivi).
Nel resto del Paese i giorni secchi consecutivi sono stati relativamente bassi (quasi ovunque inferiori a 40), a conferma di un anno in media, sia pur moderatamente, più piovoso della norma.

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