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Povertà minorile in Italia: per Save the Children triplicata in 10 anni

Sono allarmanti i dati sulla povertà minorile in Italia dell’ultimo Rapporto di Save the Children, diffuso in occasione del lancio della Campagna “Illuminiamo il futuro” per il contrasto alla povertà educativa.

di Nicoletta Canapa

Presentato il 21 ottobre 2019 contemporaneamente in 10 città ((Roma, Milano, Torino, Udine, Ancona, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Catania e Sassari), in occasione del lancio della Campagna “Illuminiamo il futuro“, l’Atlante dell’infanzia a rischio Il tempo dei bambini”, la pubblicazione di Save the Children che da 10 anni raccoglie e studia un’ampia serie di dati e di indicatori del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, sottolinea come sia in netto aumento la povertà minorile in Italia.

La povertà infantile in Italia è passata dal 3,7% del 2008 (pari a 375 mila minori), al 12,5% del 2018. La fascia di minori in difficoltà si trova principalmente nelle regioni del sud Italia, con 563 mila bambini; calano al nord, con 508 mila, mentre al centro si attestano su 192 mila.
Si tratta di un record negativo tra i Paesi europei che ha visto un peggioramento negli anni più duri della crisi economica, tra il 2011 e il 2014, quando il tasso dei bambini in povertà assoluta passò dal 5% al 10% – ha sottolineato Giulio Cederna, curatore della pubblicazione – Stesso trend anche per quei bambini e adolescenti che fanno parte della cosiddetta ‘povertà relativa’: nel 2008 erano 1.268.000 e a distanza di 10 anni sono aumentati a 2.192.000”.

Addirittura nel nostro Paese un giovane su sette ha abbandonato precocemente i banchi di scuola, rinunciando alla scuola prima del dovuto e facendo così registrare la ripresa del negativo trend di dispersione scolastica che è ora pari al 14,5%, con un forte divario tra le regioni. Il fenomeno è più diffuso al sud, dove peraltro sono pochi i ragazzi che leggono testi al di fuori di quelli scolastici: mentre nel 2008 i giovani reticenti alla lettura si attestavano sul 44,7%, dopo 10 anni la percentuale è salita al 47,3%.

Altro fenomeno da tenere in considerazione è quello della scarsa attività sportiva con un bambino su 5 non pratica alcuno sport. Ad aumentare invece è l’utilizzo spasmodico di internet fin dalla tenera età: nel 2008 il 23,5% dei minori non lo usava quotidianamente, mentre oggi a non prendere in mano un dispositivo elettronico sono appena 5 minori su 100.

Negli anni si è ridotta la spesa sociale per l’infanzia e per l’istruzione allargando le disuguaglianze: l’Italia, in altre parole, resta uno dei Paesi europei che investe meno nell’infanzia, pur con differenze a livello di regioni. Per avere un’idea concreta della situazione basti pensare che, a fronte di una spesa sociale media annua per l’area famiglia e minori di 172 euro pro capite per interventi da parte dei comuni, la Calabria si attesta sui 26 euro, mentre in Emilia Romagna si arriva a 316.

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