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Il Porto di Ancona verso un futuro green in sinergia con la città

Il Porto di Ancona verso un futuro green in sinergia con la città

Alla ricerca di un rapporto sinergico e sostenibile tra l’area del porto, con le sue infrastrutture, ed il tessuto urbano della città.

Il Capoluogo della Regione Marche, da sempre si è sviluppata intorno al porto naturale grazie alle propaggini calcaree del Colle Guasco. Una caratteristica, questa, che unita al suo particolare orientamento, ha consentito ai Dori e ai Romani, di attrezzare un porto commerciale di importanza strategica nel sistema adriatico.
Ancora oggi, dopo più di 2 millenni di storia, Ancona mantiene la sua valenza di “Porta d’Oriente”. Nel tempo, tuttavia, forse è venuto a mancare quel rapporto sinergico tra l’area del porto, con le sue infrastrutture, ed il tessuto urbano della città. Un rapporto che si sta faticosamente cercando di riallacciare, anche seguendo l’esempio di altre città italiane.
Abbiamo intervistato il Segretario Generale dell’Autorità Portuale di AnconaTito Vespasiani, riguardo alle soluzioni già attuate e ai progetti per rendere il porto un luogo più sostenibile e anche fruibile per la città.

In che modo l’Autorità Portuale di Ancona cerca di limitare l’impatto delle attività sulla città?
L’Autorità Portuale sta investendo tempo e denaro in realizzazioni volte alla riduzione dell’impatto ambientale delle attività del porto sulla città.
Purtroppo, la posizione del porto di Ancona, a ridosso della città e del centro storico non facilita il nostro compito.
Le Autorità Portuali stanno cercando di allinearsi alle indicazioni dell’Unione europea, promuovendo l’intermodalità [tipologia particolare di trasporto effettuato con l’ausilio di una combinazione di mezzi diversi] e incrementando il trasporto ferroviario.
Per il porto di Ancona promuovere il trasporto su rotaia significa soprattutto conseguire benefici economici accaparrandosi i flussi internazionali delle merci. Per raggiungere tale obiettivo è necessario velocizzare le operazioni di trasbordo dei container dalle navi ai treni e viceversa. Attualmente il traffico dei container in entrata e uscita nel porto di Ancona riguarda solo il territorio regionale, ma stiamo lottando per superare questa sorta di emarginazione migliorando i nostri servizi.

Qual è il flusso di container in entrata e uscita?
Nonostante la crisi, le cifre che riguardano il porto di Ancona mostrano che stiamo lavorando bene: 140 mila TEU [Twenty-foot Equivalent Unit] e un movimento complessivo di merci imbarcato e sbarcato pari a 1 milione di tonnellate sono un ottimo risultato.
Già nei primi mesi del 2013 la tendenza di queste cifre è in aumento, anche grazie agli investimenti delle imprese portuali le quali hanno acquistato gru semoventi che hanno consentito di accelerare le operazioni portuali, riducendo il tempo di attesa delle navi e soddisfacendo così, operatori e compagnie internazionali.
Ancona non può vantare i numeri dei grandi porti internazionali, ma nel nostro porto sono presenti e attive le prime sette compagnie mondiali del traffico container.
La dinamicità raggiunta fino ad oggi è dovuta sia all’efficiente risposta degli operatori sia al sostegno logistico offerto dall’AP, inoltre, è fondamentale l’apporto dei distretti industriali che nonostante la crisi stanno ampliando il loro settore di esportazione.
Il porto di Ancona funge da fulcro per gli scambi tra la nostra regione e il medio ed estremo Oriente: è essenziale, quindi, creare delle sinergie sempre più funzionali, ad esempio, rendendo più fluide le operazioni portuali e aumentando di conseguenza la velocità degli scambi di materie prime e di prodotti semilavorati tra le nostre aziende e le aree interessate.

Quali sono i tempi di realizzazione delle opere di interconnessione con il porto di Ancona?
Un’opera completata l’anno scorso dall’Autorità Portuale e compresa nella politica di sviluppo dell’intermodalità è la realizzazione del nuovo raccordo ferroviario tra la rete nazionale e il porto di Ancona.
L’opera completa è costata 13 milioni di euro, purtroppo, a causa della crisi non siamo riusciti a ricavare da essa i vantaggi che ci eravamo prefissati. Speriamo in futuro di ottenere risultati soddisfacenti grazie al collegamento intermodale mare-ferrovia.

Come verrà risolto il problema delle polveri sottili?
Le polveri sottili derivano principalmente dal traffico veicolare che andrebbe contenuto, ad esempio, sviluppando e razionalizzando i trasporti su rotaia.
L’Autorità Portuale ha in progetto diverse iniziative al riguardo, tra le quali, una migliore gestione del traffico, razionalizzando al massimo gli spostamenti.
Nel 2012, a spese dell’Autorità Portuale, abbiamo dotato di filtri antiparticolato tutti i grandi mezzi operativi del porto: sollevatori di container, motrici per spostare mezzi o semirimorchi pesanti. Abbiamo deciso di fare queste modifiche perché da uno studio mirato al controllo delle polveri sottili era risultato che tali mezzi, aventi una cilindrata piuttosto elevata, emettevano una quantità notevole di PM10, con le rettifiche apportate il livello delle emissioni si è ridotto di 2 tonnellate l’anno.

Qual è il fabbisogno energetico del porto di Ancona e in che modo si cerca di soddisfarlo con l’uso di fonti rinnovabili?
Il porto è considerato da sempre un soggetto consumatore di energia per tutte le attività che si svolgono nell’area di sua competenza. Quello che stiamo cercando di fare è riuscire ad invertire questa tendenza: rendere il porto un produttore di energia o perlomeno pareggiare il bilancio energetico tra consumo e produzione.
Nel 2011, abbiamo completato un’importante iniziativa: in occasione della ristrutturazione di un grande padiglione industriale dimesso che l’Autorità Portuale aveva precedentemente acquistato abbiamo sostituito tutte le vecchie coperture dell’edificio, smaltendo ben 90 tonnellate di amianto.
Il nuovo tetto ospita un impianto fotovoltaico di circa 40 mila m2 di pannelli per la produzione di una potenza di 3 MW. L’impianto è già in funzione e sta dando ottimi risultati.
Tale realizzazione rappresenta un primo passo verso una politica di cambiamento sostenibile del porto, inoltre, eliminando l’amianto abbiamo anche riqualificato l’ambiente.
L’Autorità Portuale intende proseguire su questa strada e stiamo già cercando di acquisire un altro stabilimento dimesso. L’accordo di acquisto non si è ancora perfezionato: siamo in attesa del verificarsi di alcune condizioni, non appena l’acquisto sarà concluso e avremo a disposizione questi ulteriori 50 mila m2 siamo intenzionati a proseguire con la bonifica e lo smaltimento dell’amianto anche per questo edificio. Inoltre, abbiamo già i finanziamenti per modificare in rinnovabile la produzione di energia elettrica.

Avete in programma progetti sostenibili per l’illuminazione pubblica dell’area portuale?
Al momento non c’è un progetto di sostituzione completa dell’illuminazione del porto, però, quando interverremo su alcune torri faro, sposteremo e amplieremo i corpi illuminanti, ci avvarremo di tutte le più recenti tecnologie del settore, nell’ottica di consumare meno energia ed essere più sostenibili.

In che modo vengono gestiti i rifiuti nell’area portuale?
Le aree portuali sia quelle dove si svolgono operazioni di imbarco e sbarco sia quelle pubbliche sono mantenute con il massimo decoro e igiene grazie agli impegni presi dall’Autorità Portuale con delle aziende specializzate.
Per quanto riguarda i rifiuti prodotti dal funzionamento delle navi, l’Autorità Portuale applica le disposizioni legislative nazionali che attuano le direttive europee in materia di ritiro dei rifiuti dalle navi: abbiamo organizzato un sistema completo che soddisfa tutte le esigenze e rispetta le normative ambientali.
Ogni nave che sbarca nel porto ha l’obbligo di conferire tutti i rifiuti all’impresa selezionata dall’Autorità Portuale: quelli di tipo alimentare, quelli assimilabili agli urbani, quelli speciali o pericolosi, quelli di tipo oleoso (ad esempio, olio, prodotti o scarti derivanti dagli apparati di propulsione della nave).
La nostra attività è completa se consideriamo anche un’intensa attività di vigilanza svolta in collaborazione con la Capitaneria di porto che comprende un rigido controllo degli scarichi prodotti dagli apparati propulsivi delle navi, sempre per rispondere con puntualità alle convenzioni internazionali relative alla tutela dell’ambiente che prevedono il rispetto di alcuni livelli di concentrazione dei componenti del combustibile, ad esempio lo zolfo.

Il porto di Ancona ha una vocazione turistica, commerciale o di pesca? È possibile coniugare queste tre attività e rendere il porto fruibile a tutti?
La forza del porto di Ancona è dovuta alla sua natura polifunzionale: è un porto con attività limitate ma variegate e non si può rinunciare a nessuna di esse.
Il settore in pieno sviluppo in questo momento e per questo più importante è quello dei container: nel giro di 15 anni il traffico è aumentato del 250%.
Il buon funzionamento di questo settore denota modernità e dinamicità di un porto.
L’Autorità Portuale ha sostenuto questo traffico, dimostrando oculatezza riguardo ai benefici che avrebbe potuto generare nel tempo: gli operatori stanno investendo per migliorare l’efficienza dell’attività ad esso connesse e ogni passo volto a un miglioramento dei servizi rappresenta un avvicinamento dei distretti produttivi della regione ai mercati di approvvigionamento o di distribuzione dei loro prodotti.
Altra attività altrettanto importante è la navigazione a corto raggio con la Croazia, il Montenegro, l’Albania e la Grecia che ha mantenuto buoni livelli, nonostante la flessione dovuta alla crisi.
Il porto di Ancona ha sempre rappresentato una porta di ingresso per la Grecia nel mercato dell’Unione europea: prima della crisi un quarto di tutte le esportazioni e importazioni della Grecia verso l’Europa passavano per il porto dorico. In questo momento sono calate sia le importazioni sia le esportazioni e anche il traffico turistico ha subìto un forte calo.
Il porto di Ancona è stato sempre definito come la porta d’Oriente, la sua è una vocazione storica: anche in passato erano molto attivi i collegamenti con Croazia, Montenegro, Albania, Grecia e Turchia. Abbiamo tentato di allargare questo ambito introducendo il Libano e il Medio Oriente: ora, esiste una linea per la Libia.
Un altro aspetto da non trascurare del nostro porto è il suo valore storico e architettonico: nell’area portuale sono presenti l’Arco di Traiano, l’Arco Clementino e altri resti di epoca romana.
L’Autorità Portuale in collaborazione con la Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici ha progettato vari interventi di restauro nell’area portuale tra cui, l’Arco Clementino.
Questi sono i primi tentativi di recuperare uno spazio importante della città, il porto, tenendo conto di ogni aspetto: sociale, turistico e culturale.
Per procedere con questa politica è indispensabile una profonda intesa con l’Amministrazione comunale che noi cercheremo di avere al fine di realizzare alcune idee che in passato sono state sottovalutate, ad esempio, la riqualificazione sociale e culturale di alcune aree del porto.

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