Inquinamenti e bonifiche

Pneumatici: particelle di usura parte principale delle microplastiche

Uno studio condotto da un team internazionale di scienziati evidenzia che le particelle degli pneumatici sono il principale fattore che contribuisce alla formazione di microplastiche e richiede una ricerca urgente e mirata per affrontare i rischi specifici che comportano per l’ambiente e la salute. 

Le particelle derivanti dall’usura degli pneumatici sono classificate come microplastiche, ma rispetto alle microplastiche contengono centinaia di sostanze chimiche tossiche, molte delle quali si diffondono nel terreno, nei fiumi e laghi e perfino nel nostro cibo, tal che dovrebbero essere indagate separatamente per affrontare i rischi specifici che comportano per l’ambiente e la salute

È quanto emerge dallo Studio Priorities to inform research on tire particles and their chemical leachates: A collective perspective”, pubblicato lo scorso dicembre su Environmental Research e condotto da un team internazionale di scienziati di Regno Unito, Stati Uniti, Norvegia, Australia, Corea del Sud, Finlandia, Austria, Cina e Canada, che,  evidenziando come le particelle degli pneumatici (TP) siano il principale fattore di formazione delle microplastiche e differiscano dalle convenzionali microplastiche per dimensioni, complessità chimica e comportamento negli ecosistemi, sottolinea la necessità di un quadro standardizzato per quantificare e gestire i TP e i loro percolati, soprattutto con l’aumento della presenza globale di questi contaminanti.

Si stima che ogni anno vengano prodotti oltre due miliardi di pneumatici che rilascino circa sei milioni di tonnellate di microplastiche, pari al 28% del totale, generate dall’usura dovuta alla guida di veicoli, che finiscono per accumularsi nel terreno, nei fiumi e laghi e perfino nel nostro cibo. Ma a differenza di altre microplastiche, nella produzione degli pneumatici vengono utilizzate centinaia di sostanze chimiche tossiche.

Le particelle degli pneumatici sono classificate come microplastiche, ma contengono centinaia di sostanze chimiche sconosciute, molte delle quali si infiltrano nell’ambiente e comportano rischi sconosciuti – ha affermato Henry Obanya, della School of Biological Sciences presso l’Università di Portsmouth e principale autore della ricerca – Il nostro studio chiede che le TP vengano separate dalle microplastiche tradizionali e riconosciute come una minaccia unica per l’ambiente e la salute pubblica. Abbiamo bisogno di ricerche mirate per comprenderne i percorsi e l’impatto“.

I potenziali percorsi migratori, i comportamenti e gli effetti ecologici delle TP (Fonte: Environmental Research, 2024)

Nonostante la portata del problema, le particelle di degrado degli pneumatici sono passate inosservate. Raggruppate con altre microplastiche, raramente vengono trattate come una categoria distinta di inquinamento, ma le loro caratteristiche uniche richiedono un approccio diverso.

A differenza delle microplastiche convenzionali, che sono prevalentemente composte da catene polimeriche più semplici, le TP derivano dalla gomma con un mix complesso di materiali sintetici e naturali. Le TP contengono numerosi additivi, come idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti e sostanze chimiche stabilizzanti che le rendono chimicamente uniche e potenzialmente dannose quando si degradano nell’ambiente. Mentre le microplastiche tradizionali sono in genere più piccole di 5 mm, le particelle degli pneumatici presentano una distribuzione granulometrica più ampia, con alcune particelle più grandi di 5 mm, e sono disperse negli ecosistemi attraverso il deflusso stradale e il vento, depositandosi infine nei corsi d’acqua, nel terreno e persino entrando nelle catene alimentari.

Precedenti studi hanno dimostrato che queste sostanze chimiche, in particolare i percolati da TP, sono presenti nei fiumi di tutto il mondo e sono stati collegati a impatti negativi sulla vita acquatica. Ad esempio, l’ossido di zinco introdotto per rendere gli pneumatici più durevoli, che rappresenta circa lo 0,7% del peso degli pneumatici è altamente tossico per le specie acquatiche, l’additivo per pneumatici 6PPD, utilizzato per proteggere gli pneumatici delle auto dalle reazioni chimiche con l’ozono e con altre sostanze reattive dell’ossigeno, quando si diluisce con l’acqua piovana si degrada in chinone 6-PPD, un inquinante che un precedente studio ha collegato morie di massa di salmoni argentati nel Nord America.

(Fonte: Environmental Research, 2024)

Lo studio ha identificato 10 domande di ricerca prioritarie su 4 temi chiave.
Presenza e rilevamento ambientale
1. Qual è il destino e la distribuzione delle particelle degli pneumatici e dei loro additivi?
2. Quali sono i metodi attualmente utilizzati per la quantificazione delle TP?
Sostanze chimiche preoccupanti
3. Quali sostanze chimiche sono presenti negli pneumatici delle auto?
4.Quali sostanze chimiche sono presenti negli pneumatici delle auto?
Impatti biotici
5. Quali sono i meccanismi di tossicità di questi composti?
6. Quali biomarcatori sono necessari per monitorare e comprendere al meglio l’impatto delle particelle di usura degli pneumatici e dei percolati sulla fauna selvatica?
7. Quali gruppi di organismi sono più sensibili alle TP e ai suoi percolati?
8. I TP e i loro percolati sono tossici per l’uomo?
Mitigazione e Regolamentazione
9. Come possiamo mitigare e gestire il rilascio di queste sostanze tossiche?
10. Quali sono gli interventi politici efficaci per regolamentare le sostanze chimiche pericolose negli pneumatici delle auto?

Sappiamo che i livelli di emissioni degli pneumatici sono significativi – ha dichiarato Nick Molden, Fondatore e CEO di Emissions Analytics, società indipendente che misura le emissioni nel mondo reale di veicoli e imbarcazioni, nonché co-autore dello studio – Ciò di cui non sappiamo ancora abbastanza è come le sostanze chimiche che si liberano dagli pneumatici influiscono sull’ambiente”.

Università di Portsmouth ed Emissions Analytics stanno portando avanti un progetto che mira a determinare le concentrazioni di additivi negli ambienti acquatici del Regno Unito, nonché la diversa tossicità delle particelle degli pneumatici per auto dei diversi produttori.

Mentre In questo momento, ci si concentra sul Trattato globale per porre fine all’inquinamento della plastica, gli aspetti dell’inquinamento delle microplastiche degli pneumatici non sono ancora all’ordine del giorno dell’Agenda globale. Riconoscere il significativo contributo delle microplastiche da pneumatici potrebbe aiutare a sbloccare soluzioni mirate e consapevolezza pubblica di questa fonte di inquinamento.

I quadri normativi, come il prossimo standard sulle emissioni Euro 7 dell’UE potrebbe costituire un punto di partenza per il controllo delle emissioni degli pneumatici. Ma sono necessarie misure aggiuntive, come una tassazione basata sul peso dei veicoli, sulla base del principio “chi inquina paga” e le innovazioni ecologiche nella fabbricazione degli pneumatici, non solo ridurrebbero l’inquinamento, ma incoraggerebbero a progetti di veicoli più leggeri, motivando al contempo i consumatori a fare scelte più ecologiche.

Con l’obiettivo di valutare le opportunità per ridurre l’impronta di carbonio e l’impatto ambientale degli pneumatici dalla produzione alla fine del ciclo di vita, come sviluppare un sistema di approvvigionamento sostenibile per le materie prime e il riciclaggio degli PFU e se le attuali normative sono sufficienti per incoraggiare e proteggere una filiera sostenibile, Emissions Analitics organizza la Conferenza Tyre Emissions & Sustainability. Europe 2025” (Praga, 11-12 febbraio 2025),

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