Italy4Climate, in collaborazione con CNA, ha condotto un sondaggio alle PMI per conoscere le loro percezioni, opinioni e consapevolezza su alcuni temi inerenti la transizione energetica, il futuro del Paese e il ruolo delle imprese in questo percorso, da cui emerge che, contrariamente a certa narrativa che descrive la transizione in corso come una grave minaccia per la prosperità dell’economia e per la stessa sopravvivenza delle imprese, soprattutto per le PMI, quest’ultime sono consapevoli della minaccia del cambiamento climatico alla nostra economia, della necessità di accelerare la transizione e sull’opportunità industriale del Green Deal.
– Transizione energetica e Green Deal sono visti principalmente come un’opportunità industriale.
– C’è molta attenzione sulle fonti di energia rinnovabile e molta incertezza sul nucleare.
– L’informazione sui temi energetici e climatici non è adeguata.
– Costi e burocrazia sono percepiti come i principali ostacoli alla decarbonizzazione.
– Massimizzare l’autoproduzione di energia rinnovabile è considerata la soluzione prioritaria per ridurre i costi di produzione.
– Sussiste maggiore fiducia nella transizione energetica e consapevolezza del ruolo attivo degli imprenditori nelle aziende del sud Italia e in quelle il cui titolare ha meno di 30 anni.
Sono le principali risultanze del nuovo sondaggio che ha coinvolto più di 350 imprese distribuite in 17 regioni italiane, effettuato da Italy4Climate, in collaborazione con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa (CNA) per conoscere le percezioni, le opinioni e la consapevolezza delle imprese su alcuni temi inerenti la transizione energetica, il futuro del Paese e il ruolo delle imprese in questo percorso, e per cogliere le eventuali differenze rispetto alla precedente survey realizzata nel gennaio 2020.
Il rapporto tra obiettivi climatici, transizione energetica e futuro delle imprese è uno dei temi sempre più al centro del dibattito pubblico, così come delle ultime contese elettorali, a cominciare proprio da quella europea. Una certa narrativa descrive la transizione in corso come una grave minaccia per la prosperità dell’economia e per la stessa sopravvivenza delle imprese. Sempre secondo questa narrativa, questo sarebbe ancora più vero proprio per le imprese piccole e medie (PMI) che rappresentano la gran parte del tessuto produttivo nazionale e che vorrebbero a tutti i costi rallentare o fermare questa transizione, ridurre le ambizioni climatiche per salvaguardare, così, il proprio presente e il proprio futuro.
“Il quadro che viene delineato è molto diverso dalla narrazione di un sistema di imprese che è contrario al Green Deal e che spinge per rallentare le politiche ambientali – ha affermato Andrea Barbabella, Coordinatore di Italy for Climate – Emerge un grande consenso sulla necessità di agire con forza contro i cambiamenti climatici e che questo possa rappresentare proprio un fattore di maggiore competitività. Se da un lato oltre tre quarti dei piccoli e medi imprenditori ritengono che la crisi climatica sia la principale minaccia per l’economia a medio termine e che puntare sulla transizione sia una grande opportunità di crescita anche economica, dall’altro le politiche e gli strumenti esistenti non sono adeguati a supportare il cambiamento di cui le imprese hanno bisogno e che in realtà vogliono realizzare”.
Circa il 75% degli intervistati concorda che il cambiamento climatico rappresenta il principale rischio per persone ed economia, e, la stessa percentuale, ritiene che il Green Deal va perseguito in quanto opportunità industriale e che l’Italia deve accelerare sulla transizione energetica.
Oltre il 50% concorda che le fonti energetiche rinnovabili costino meno di quelle fossili e che è possibile arrivare ad una produzione 100% alimentata da rinnovabili. Sullo stesso tema, il 30% si è astenuto e la restante parte è scettica.
Poco meno della metà del campione in esame (46%) concorda che costi e tempi siano un fattore limitante all’utilizzo dell’energia nucleare, mentre il 31% si astiene dal prendere una posizione.
Il 50% ritiene inadeguato il livello di informazione sui temi della transizione energetica, mentre solo il 25% reputa che gli imprenditori siano sufficientemente informati. Inoltre, circa 2 su 3 (65%) concorda nel riconoscere il ruolo attivo degli imprenditori nei processi di decarbonizzazione delle loro imprese.
A livello geografico, il Sud mostra una maggiore fiducia nel Green Deal, nelle FER, nella transizione energetica e nel ruolo attivo degli imprenditori. Mentre il campione del nord Italia si mostra più scettico sugli stessi temi rispetto a centro e sud. Nel report si sottolinea, comunque, che il Sud è meno rappresentato nelle risposte, rispetto a Centro e Nord (70%). Tuttavia, questo rispecchia la distribuzione non omogenea delle imprese sul territorio italiano.
Sugli stessi temi (Green Deal, FER, transizione energetica, e ruolo attivo degli imprenditori), si registra un maggior livello di fiducia per aziende i cui titolari hanno meno di 30 anni. Anche in questo caso occorre sottolineare che il campione è molto limitato.
Come principali ostacoli alla decarbonizzazione vengono individuati gli “Alti costi di investimento” (31%) e “Complessità burocratiche” (28%).
Tra le principali iniziative avviate per la decarbonizzazione delle attività vengono segnalate “Monitoraggio dei consumi energetici” (27%), “Interventi di efficientamento energetico” (19%) e “Installazione di impianti a fonti rinnovabili” (18%) rappresentano le principali iniziative avviate dalle imprese. Da sottolineare come il 23% dei rispondenti al sondaggio abbia dichiarato che la propria azienda non ha avviato nessuna iniziativa.
Queste iniziative sono state avviate sono state intraprese per “Minori costi operativi” (36%) e “Contribuire alla sostenibilità del territorio” (23%). Il 16% ritiene che non vi siano benefici.
Tra le soluzioni prioritarie per la decarbonizzazione delle aziende sono le PMI hanno segnalato “Massimizzazione dell’autoproduzione di energia” (31%), “Definizione di strategie” (23%), e“Dettagliare consumi ed emissioni aziendali” (21%).
Dal confronto con la precedente indagine del 2000 sono emersi risultati simili, che indicano che non sono avvenuti sostanziali differenze negli ultimi anni.
“L’indagine conferma che le PMI hanno piena consapevolezza sui rischi climatici e i loro effetti – ha sottolineato Dario Costantini, Presidente nazionale CNA – e condividono la necessità di proseguire nella decarbonizzazione superando gli ostacoli, quali i costi e l’assenza di strumenti di sostegno agli investimenti”.