La Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano (UNIBZ) sta sperimentando un rientro a scuola con l’uso di piante in classe, da intendere come barriere ma anche dispositivi naturali di benessere, una soluzione a basso costo e ad alto contenuto pedagogico.
A settembre, con il rientro a scuola dopo il lungo stop correlato alle misure di contenimento della pandemia di Covid-19, il sistema della formazione e dell’educazione sarà chiamata a nuove prove che la metteranno sotto pressione. Tra le altre, deve essere risolto il problema del distanziamento sociale per rendere sicure le aule ed efficaci le lezioni.
Nel corso della trasmissione “In onda” su La7 del 9 luglio 2020, la Ministra della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina ha ribadito che le barriere in plexigass non sono un’opzione e che la distanza da prendere a riferimento dovrà essere il metro statico calcolato dalla posizione seduta al banco dello studente. Per quanto riguarda gli spostamenti con molta probabilità gli studenti dovranno indossare la mascherina quando dovranno alzarsi, anche se il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) valuterà la possibilità di rendere non obbligatorio l’uso delle mascherine soltanto all’esito dell’analisi degli indici epidemiologici relativi alla diffusione del virus SARS-CoV-2 osservati nell’ultima settimana del mese di agosto.
Una soluzione alternativa viene sperimentata in questi giorni nella Provincia autonoma di Bolzano, dove le scuole apriranno per prime, come da consuetudine, il 7 settembre 2020. Si tratta di impiegare delle piante ornamentali in classe, da intendere come barriere ma anche dispositivi naturali di benessere, una soluzione a basso costo e ad alto contenuto pedagogico.
La proposta viene dalla Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano (UNIBZ), che sostiene da 10 anni percorsi di ricerca sulla relazione tra pedagogia, architettura e designer nel processo di progettazione della scuola (PAD LAB).
Dal 2015 i ricercatori del gruppo hanno accompagnato più di 30 Comunità scolastiche e Amministrazioni comunali nella redazione di linee-guida pedagogiche e architettoniche per adattare spazi e didattiche alle nuove esigenze culturali e formative delle giovani generazioni. Nei mesi scorsi, a partire dal lockdown, 10 comunità scolastiche che attualmente sono in convenzione di ricerca con la UNIBZ sulla trasformazione di spazi e didattiche, si sono strette intorno al gruppo di ricerca per immaginare possibilità diverse di organizzazione degli spazi scolastici per il rientro a scuola.
“Lo sforzo che stiamo facendo – ha dichiarato Beate Weyland, Professoressa di Didattica presso la UNIBZ e coordinatrice del PAD LAB – è quello di evitare un’accoglienza militaresca e ospedaliera, che può rischiare di mettere paura e di creare situazioni di ansia, totalmente ostili ai processi di apprendimento, osservando comunque le imposizioni di prevenzione contagio”.
Le variabili che la Weyland e il
suo gruppo di ricerca stanno esplorando sono 3:
– il tema del comfort, per cui la
scuola e le aule vengono considerate come ambienti “soggiorno” da riconfigurare
con postazioni individuali e di piccoli gruppi a isole e riducendo al massimo
il setting tradizionale delle batterie di banchi di fronte alla cattedra e alla
lavagna;
– il tema dell’arte, invitando
artisti locali a esporre quadri e opere d’arte nelle scuole, o incorniciando
“ad arte” i disegni dei bambini per creare bellezza, senso di appartenenza e
rapporto con il territorio;
– il tema della natura indoor.
“Quello che vorremmo fare e che inizieremo a simulare nelle scuole Pestalozzi di Bolzano e nella scuola media di Vipiteno è l’inserimento di piante ‘avatar’ a scuola, di cui ogni allievo sarà responsabile e che avrà modo di curare – ha spiegato la Weyland – queste piante offrono l’occasione di realizzare un distanziamento naturale e possono trasformarsi in strumenti di educazione alla cura e alla salvaguardia del nostro pianeta. Inoltre è stato provato scientificamente che la presenza di piante in un ambiente di apprendimento è benefica non solo per l’umidificazione e il ricambio dell’aria, ma anche perché favorisce l’attenzione e la concentrazione dei bambini”.
La Libera Università di Bolzano il mese scorso ha pubblicato il Rapporto conclusivo del Progetto di ricerca “Il cambiamento è nell’aria”, da cui emerge che la qualità dell’aria nelle scuole non è adeguata, con valori di concentrazione di CO2 e di ventilazione disattesi che potrebbero concentrare nell’ambiente confinato la concentrazione della carica virale.
È dei giorni scorsi la richiesta avanzata da un Gruppo di 240 scienziati di rivedere le Linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) perché il solo distanziamento sociale e l’uso delle mascherine potrebbero non essere sufficienti a ridurre il rischio e che c’è la necessità di una revisione dei sistemi di ventilazione che hanno un ruolo fondamentale per il ricircolo dell’aria.
Le piante in classe, oltre a rendere l’ambiente accogliente, contribuiscono a ridurre l’inquinamento, ossigenare l’aria e contrastare l’umidità.
E. B.