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PFAS: costituiscono un rischio chimico emergente in Europa

Il Briefing dell’Agenzia Europea dell’Ambiente offre una panoramica sui rischi noti e potenziali dei PFAS per la salute umana e l’ambiente, come ben sanno molti cittadini del Veneto. Erin Brockovich in supporto di una class action in Australia.

Il Briefing dell’Agenzia Europea dell’Ambiente offre una panoramica sui rischi noti e potenziali per la salute umana e l’ambiente, come ben sanno molti cittadini del Veneto, rappresentati dalle sostanze chimiche artificiali e persistenti, note come PFAS, sottolineando la necessità di progettare le sostanze chimiche artificiali in modo sicuro e circolare.

Il Green Deal europeo, pubblicato la scorsa settimana dalla nuova Commissione UE, contiene l’ambizioso obiettivo per un ambiente privo di sostanze tossiche (net zero pollution).

La Comunicazione della Commissione prevede una strategia per la sostenibilità sulle sostanze chimiche che “contribuirà sia a proteggere meglio i cittadini e l’ambiente dalle sostanze chimiche pericolose sia a incoraggiare l’innovazione per lo sviluppo di alternative sicure e sostenibili“.

La Comunicazione, inoltre, afferma che “il quadro normativo dovrà rapidamente riflettere le prove scientifiche sul rischio rappresentato dagli interferenti endocrini, dalle sostanze chimiche pericolose nei prodotti, comprese le importazioni, dagli effetti combinati di diverse sostanze chimiche e da sostanze chimiche molto persistenti“.

Il Briefing “‘Emerging bchemical risks in Europe – PFAS” (I rischi chimici emergenti in Europa – PFAS) dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA)” dedica una panoramica sui rischi noti e potenziali per la salute umana e l’ambiente in Europa rappresentati dalle sostanze alchiliche perfluorifluorurate, meglio note con il loro acronimo di PFAS. 

I PFAS sono un gruppo di oltre 4.700 sostanze chimiche artificiali, di cui i più noti sono l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottano solfonico (PFOS), che vengono impiegate in un’ampia gamma di prodotti di consumo e applicazioni industriali per effetto delle loro proprietà chimiche e fisiche uniche, tra cui la repellenza all’olio e all’acqua, la resistenza alla temperatura e agli agenti chimici e le proprietà tensioattive

Queste sostanze chimiche che per la loro elevata persistenza si accumulano nelle persone e nell’ambiente,sono state utilizzate nelle schiume antincendio, nei rivestimenti metallici antiaderenti per padelle, negli imballaggi in carta per alimenti, in creme e cosmetici, nei tessuti per mobili e per esterni, nelle vernici e in fotografia, cromatura, pesticidi e prodotti farmaceutici.

Peraltro, osserva l’Agenzia, abbiamo poche informazioni su quali specifici PFAS siano stati utilizzati, per quali applicazioni e a quali livelli, ma le attività di monitoraggio nazionali di siti europei potenzialmente inquinati hanno rilevato PFAS nell’ambiente in tutta Europa, contaminando le forniture di acqua potabile in diversi Paesi, e il biomonitoraggio umano ha anche rilevato una serie di PFAS nel sangue dei cittadini europei.

Nel Veneto è in atto un vero allarme sociale, dopo i risultati delle campagne di monitoraggio effettuate sui campioni di cittadini che vivono in un’area di 150 km2 che comprende 21 Comuni tra le province di Vicenza, Padova e Verona, nei quali sono stati riscontrati nel sangue valori dieci volte superiori di PFAS, rispetto ad altri cittadini di altre zone. L’attività industriale nell’area ha inquinato sia le acque superficiali che sotterranee, nonché l’acqua potabile di circa 127.000 cittadini (OMS, 2017). Il monitoraggio condotto dalle autorità della Regione ha rilevato PFOS nel 63-100% dei siti campionati e PFOA nel 100% dei siti.

I costi per la società derivanti dall’esposizione ai PFAS sono elevati, stimati in 52-84 miliardi di euro in tutta Europa in un recente studio che ha ritenuto gli stessi probabilmente sottostimati, in quanto sono stati inclusi nelle stime solo una gamma limitata di effetti sulla salute (colesterolo alto, riduzione del sistema immunitario e cancro, correlati all’esposizione a pochi specifici PFAS. 

Gli effetti dei PFAS sulla salute umana

Inoltre, l’inquinamento da PFAS colpisce anche gli ecosistemi e genera costi attraverso la necessità di bonifica del suolo e delle acque inquinate, che sono attualmente difficili da valutare in quanto mancano informazioni sul numero siti contaminati con PFAS in Europa e su come i PFAS mpattino sull’ambiente.

Lo scorso giugno il Consiglio Ambiente ha messo in evidenza le crescenti preoccupazioni in materia di salute e ambiente derivanti da sostanze chimiche altamente persistenti, rilevando nello specifico la crescente quantità di prove sugli effetti negativi causati dall’esposizione ai PFAS e sulla loro presenza diffusa nelle acque, nel terreno, negli articoli e nei rifiuti, nonché la minaccia che ciò può rappresentare per l’approvvigionamento di acqua potabile, ed ha invitato la Commissione a sviluppare un Piano d’azione teso a eliminare tutti gli usi non essenziali di PFAS.

Il conseguimento dell’obiettivo “inquinamento zero” del Green Deal europea, presuppone, conclude l’AEA, che i cicli di vita dei prodotti siano resi più sicuri sin dall’inizio, promuovendo l’uso di sostanze chimiche che siano “progettate in modo sicuro e circolare”, approccio che offre l’opportunità di proteggere la salute dei cittadini e dell’ambiente in Europa e, al contempo, favorire l’innovazione per prodotti chimici più sicuri.

In Australia la contaminazione idrica da PFAS sta dominando sui media nelle ultime settimane per via della più grande class action che potrebbe essere intentata nei confronti del Governo, coinvolgendo 40.000 residenti delle località inquinate con le sostanze delle schiume antincendio utilizzate dalle basi militari, supportati in questa azione legale dall’attivista statunitense Erin Brockovich, divenuta famosa per il film tratto dalla sua battaglia contro la Pacific Gas and Electric Company, che aveva contaminato le falde acquifere di Hinkley , una cittadina californiana, provocando tumori ai residenti, e interpretato da Julia Roberts.

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