Malattie e cure Salute

“Per curare un’influenza non è necessario un antibiotico”

per curare influenza non serve antibiotico

L’andamento anomalo del clima di dicembre ha determinato un rallentamento nella diffusione dell’influenza, rispetto alle previsioni, ma il forte abbassamento delle temperature che interverrà nei prossimi giorni determinerà una ripresa della virulenza con un picco previsto a metà febbraio.

Se la prevenzione è il modo migliore per non avere inconvenienti e conseguenze, qualora l’influenza ci abbia colpito è da evitare l’uso degli antibiotici che sono inefficaci in tal caso perché non contrastano i virus, ma sono destinati a combattere le infezioni batteriche.

L’uso improprio ed eccessivo degli antibiotici, inoltre, sta determinando una seria minaccia per la salute pubblica per la cosiddetta “antibiotico resistenza” che si verifica quando i batteri mutano e diventano resistenti ai farmaci utilizzati per il trattamento delle infezioni da essi provocate.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera il contrasto all’antibiotico resistenza una priorità assoluta.

Per affrontare questo problema in costante crescita, durante l’Assemblea dell’OMS nel maggio 2015 è stato approvato un piano d’azione globale, in cui uno dei 5 obiettivi è proprio quello di migliorare la comprensione e la consapevolezza del fenomeno attraverso una comunicazione efficace e una formazione mirata.

L’aumento dell’antibiotico resistenza costituisce ormai un problema sanitario globale, tutti i governi lo considerano una delle maggiori sfide per la salute pubblica e sta raggiungendo livelli pericolosamente alti in ogni parte del mondo – ha affermato Margaret Chan, Direttore Generale dell’OMS, in occasione del lancio della Campagna “Antibiotici: maneggiare con cura”, un’iniziativa globale che mira a diffondere una corretta cultura intorno a questi farmaci e a cambiare il modo in cui vengono utilizzati – La resistenza agli antibiotici sta compromettendo la nostra capacità di trattare le malattie infettive e minando il progresso della medicina”.

Nell’occasione sono stati presentati i risultati di un’indagine condotta su circa 10.000 persone intervistate di 12 Paesi (Barbados, Cina, Egitto, India, Indonesia, Messico, Nigeria, Federazione Russa, Serbia, Sud Africa, Sudan e Vietnam) che si componeva di 14 domande relative all’uso e alla conoscenza degli antibiotici e del fenomeno della resistenza ed era strutturata in un mix tra interviste online e face-to-face.

Ne è emersa una serie di luoghi comuni, tra cui:

– il 76% degli intervistati suppone che la resistenza agli antibiotici si verifichi quando il corpo diventa resistente a questi farmaci, quando viceversa sono i batteri e non gli esseri umani o gli animali a diventare resistenti agli antibiotici e la loro diffusione provoca poi infezioni difficili da trattare;

– il 66% ritiene che gli individui non rischino un’infezione resistente se assumono gli antibiotici seguendo la prescrizione del medico;

– il 44% pensa che la resistenza agli antibiotici sia un problema solo per le persone che assumono regolarmente questi farmaci, non già che chiunque, a qualsiasi età e in qualsiasi Paese può contrarre un’infezione antibiotico resistente;

– il 57% crede che non si possa fare molto per fermare questo fenomeno;

– il 64% è convinto che gli esperti risolveranno il problema prima che diventi troppo serio;

– il 73% degli intervistati ritiene che gli allevatori dovrebbero somministrare meno antibiotici agli animali destinati alla produzione alimentare;

– il 64% è convinto che gli antibiotici possano essere usati per curare raffreddore e influenza;

– il 32% ritiene, poi, che sia giusto interrompere l’assunzione di antibiotici quando ci si sente meglio, piuttosto che completare il trattamento prescritto dal medico.

Tali dati mostrano la necessità urgente di migliorare la comprensione e la conoscenza intorno al fenomeno dell’antibiotico resistenza – ha sottolineato Keiji Fukuda, Vicedirettore per la Sicurezza Sanitaria dell’OMS – Questa campagna è solo uno dei modi in cui stiamo lavorando in collaborazione con i Governi, le Autorità sanitarie e gli altri partner per ridurre la resistenza agli antibiotici. Si tratta di una delle più grandi sfide in termini di salute del ventunesimo secolo che richiederà un cambiamento globale del comportamento degli individui e della società“.

Secondo l’ultimo Rapporto annuale dell’European Center for Diseases Control sul consumo di antibiotici e sull’antibiotico resistenza, il loro consumo in Europa è ancora elevato e, di conseguenza, è in aumento l’antibiotico resistenza.

Il dato medio di consumo europeo di antibiotici fuori dagli ospedali è stato di 21,6 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti, con il massimo di 34,1 della Grecia e il minimo di 10,6 dell’Olanda. In Italia (27,8 dosi) se ne consuma oltre la media europea, anche negli ospedali (2,2 dosi contro le 2 dell’UE). Anche in questa classifica la più virtuosa è l’Olanda (1 dose), con l’ultima posizione occupata dalla Finlandia (2,6 dosi).

Dobbiamo aumentare la consapevolezza in tutti gli Stati – ha affermato Zsuzsanna Jakab, Direttrice dell’Ufficio Europeo dell’OMS – Ancora oggi non si sa che per curare un’influenza non è necessario un antibiotico“.

Ecco, l’appello dell’OMS per assumere comportamenti corretti di contrasto all’antibiotico resistenza, rivolto sia ai cittadini sia agli operatori sanitari:
– utilizzare gli antibiotici solo se prescritti da un medico;
– effettuare la profilassi completa e non interromperla come spesso accade;
– prescrivere gli antibiotici solo quando è veramente necessario;
– migliorare l’appropriatezza prescrittiva;
– migliorare prevenzione e controllo delle infezioni.

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