Secondo un nuovo Studio di IRENA (Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili), tutti i Paesi membri dell’UE hanno la potenzialità in termini di costi-efficacia di utilizzare più fonti rinnovabili, superando l’obiettivo attualmente fissato del 27% nei consumi finali.
Entro il 2030, l’Unione europea potrebbe:
– raggiungere una quota pari al 34% di energia rinnovabile consumata sul mix energetico, ovvero il doppio rispetto al 2015, quando la percentuale era pari al 17%;
– tagliare di un ulteriore 15% le emissioni, superando abbondantemente l’obiettivo di riduzione del 40%;
– risparmiare tra i 52 e 133 miliardi di dollari all’anno grazie alla riduzione delle importazioni, ma soprattutto per le minori spese per danni alla salute e all’ambiente, per l’aumento di uso di fonti pulite;
– far “crescere in modo significativo” il numero degli occupati nel settore delle energie rinnovabili in tutta l’UE, attualmente pari a 1,2 milioni.
È quanto emerge dal nuovo Rapporto “Renewable Energy Prospects for the European Union”, presentato a Bruxelles il 20 febbraio 2018 dall’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA).
“Ormai da decenni, attraverso ambiziosi obiettivi a lungo termine e forti misure politiche, l’Europa è in prima linea nella diffusione delle energie rinnovabili globali – ha dichiarato il Direttore generale di IRENA, Adnan Z. Amin – Con una nuova e ambiziosa strategia per le energie rinnovabili, l’UE può offrire la certezza di mercato agli investitori e agli sviluppatori, rafforzare le attività economiche, aumentare l’occupazione, migliorare la salute e mettere l’UE su un percorso di decarbonizzazione più forte, in linea con i suoi obiettivi climatici“.
L’analisi è stata predisposta su richiesta della Commissione UE, al fine di analizzare le potenzialità e gli impatti della Strategia comunitaria post 2020, su cui è attualmente in corso un dibattito all’interno del cosiddetto “trilogo”, incentrato sulle misure previste nel Pacchetto “Energia pulita per tutti”, in particolare sull’obiettivo al 2030 dell’apporto delle rinnovabili nei consumi finali.
Attualmente è previsto un target del 27% su cui il Consiglio UE è fermamente attestato, mentre il Parlamento europeo ha richiesto un obiettivo del 35%.
Lo Studio di IRENA ha analizzato le varie combinazioni possibili ed economicamente vantaggiose sulla base di 2 scenari di riferimento:
– uno “conservativo”, che presuppone la prosecuzione delle politiche energetiche esistenti;
– un altro denominato REmap ovvero secondo la tabella di marcia elaborata da IRENA che raddoppia la quota “green” nel mix energetico entro i limiti della sostenibilità economica e della fattibilità a livello tecnologico.
Secondo IRENA, tutti i Paesi europei avrebbero le potenzialità per incrementare lo sviluppo delle rinnovabili, con l’Italia che potrebbe arrivare al 27%.
Suddivisa per Paesi, settori e tecnologie, lo Studio offre una piattaforma per valutare gli impatti, ambientali ed economici, di tutti i Piani nazionali (SEN 2030 compresa).
Il ruolo chiave viene dato all’eolico e al fotovoltaico, identificando per tali fonti rispettivamente 327 e 272 GW di nuova capacità, oltre 80 GW a testa rispetto lo scenario più conservativo. Mentre biomasse, idroelettrico, geotermia ed energia marina potrebbero contribuire con altri 22 GW, sempre al 2030.
Un capitolo è dedicato ai settore del riscaldamento e del raffrescamento che rappresentano la metà della domanda di energia nell’UE e che continuano ad essere in ritardo. Il Rapporto rileva tuttavia che oltre due terzi delle opzioni aggiuntive di rinnovabili al riscaldamento e raffrescamento sono di gran lunga più economiche rispetto alle alternative convenzionali e potrebbero rappresentare oltre un terzo del potenziale delle energie rinnovabili non sfruttato dell’UE.
In termini di mitigazione delle emissioni, l’IRENA ha segnalato che la piena attuazione dei suggerimenti fornirebbe una riduzione di 412 milioni di tonnellate di CO2, pari a un taglio del 15%. Lo scenario ideale comporterebbe con investimenti complessivi di 433 miliardi di dollari fino al 2030 una riduzione del 42% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 nel settore energetico.
L’ultimo Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente sull’andamento delle emissioni di gas ad effetto serra nell’UE, pubblicato il 7 novembre 2017, ha indicato che dopo 5 anni di riduzione, nel 2016 si è verificato un aumento delle emissioni a causa di un inverno più freddo e di un aumento nel settore dei trasporti.
Con la crescita delle energie rinnovabili si avrebbero enormi risparmi energetici per l’UE, stimati in 25 miliardi di dollari all’anno al 2030, mentre quelli per danni alla salute evitati sarebbero tra i 19 e i 71 miliardi, e i costi ambientali scongiurati sarebbero compresi tra gli 8 e i 37 miliardi.
Lo Studio sottolinea , inoltre, che la rete è in grado di sopportare l’aumento di variabilità di produzione, per effetto del notevole aumento delle rinnovabili, purché si intervenga fin d’ora a pianificare a lungo termine sia sul fronte delle nuove infrastrutture necessarie che sugli sforzi di integrazione del mercato transfrontaliero per consentire uno scambio efficiente di energia elettrica.
Di fatto, in modo indiretto, viene confermato quanto indicato dal recente Studio dei ricercatori della Stanford University, coordinati dal Prof. Jacobson, sulla possibilità che nel 2050 le energie rinnovabili possano coprire il 100% del fabbisogno energetico del mondo, senza interruzioni di rete, qualora le rinnovabili siano utilizzate in modo integrato, in combinazione con le tecnologie di stoccaggio, con un’adeguata rete di distribuzione e di risposta alla domanda, pianificando in anticipo e cooperando tra i vari Stati.