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Geotermia: in crescita, nonostante gli scarsi sostegni pubblici

Geotermia in crescita nonostante gli scarsi sostegni pubblici

Gli ultimi rapporti di REN21 e dell’IEA indicano la grande potenzialità di sviluppo del settore, pur in carenza di un quadro normativo e di un sostegno pubblico adeguati, che limitano gli investimenti, anche a causa degli alti costi esplorativi.
In Europa, secondo il Rapporto del Centro Comune di Ricerca della Commissione UE, tale risorsa potrebbe offrire un contributo maggiore al conseguimento dell’obiettivo del 20% di energia rinnovabile al 2020, grazie anche alle nuove tecnologie che ne permettono una più ampia distribuzione sui territori, ma il suo potenziale è stato limitato dalla scarsità di risorse assegnate rispetto alle altre tecnologie.

La capacità energetica della geotermia è cresciuta a livello globale ad un tasso medio annuo del 3,6% e quella termica del 5,9%, con un notevole incremento nei Paesi in via di sviluppo, in particolare in quelli dell’Africa Orientale.

Il dato emerge dall’ultimo Rapporto “Renewables Status Report”, appena rilasciato a Vienna nel corso dell’Energy Forum (18-20 giugno 2015) da REN21 (Renewable Energy Policy Network for the 21st Century), la rete globale sulle politiche energetiche per le rinnovabili che fornisce una panoramica completa e tempestiva dei mercati alle leadership internazionali (politici, industriali, investitori e società civile) affinché prendano decisioni informate.

In precedenza, durante il World Geothermal Congress (Melbourne,19-25 aprile 2015), l’Agenzia Internazionale dell’Energia, presentando il suo annuale “Geothermal Implementing Agreement”, aveva confermato che entro il 2050 lo sfruttamento del calore della terra aumenterà di oltre 10 volte e sarà in grado di soddisfare del 3,5% la domanda mondiale di energia elettrica e del 4% quella termica.
Affinché questo scenario possa realizzarsi, oltre alle favorevoli condizioni geologiche e al progresso tecnologico, c’è bisogno, ha avvertito l’IEA, di un’esplicita volontà politica, in particolare di:
– un quadro normativo che incentivi lo sfruttamento delle risorse a bassa e media temperatura;
– conoscenze sulla disponibilità delle risorse e delle possibilità di sfruttamento, attraverso la realizzazione di banche dati aggiornate;
– snellimento degli iter burocratici che attualmente limitano lo sviluppo di tale fonte rinnovabile, avendo molti Paesi leggi di riferimento per lo sfruttamento minerario.

Nell’Unione europea, attualmente la quota di mercato, tra alta e bassa entalpia, è soltanto dello 0,2%, nonostante ci siano tutte le condizioni perché questa energia rinnovabile possa crescere, come ha indicato il Rapporto del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione UE, dal titolo: “Geothermal Energy Status”.

Il Rapporto, presentando lo stato di avanzamento della geotermia in Europa, spazia tra i potenziali siti, in termini di gradiente termico, tipologie di applicazioni, prospettive di sviluppo, con particolare riferimento anche al quadro di incentivazione presente e a quello previsto.

Gli autori si concentrano sulle 3 tecnologie di sfruttamento attualmente più in uso:
– le pompe di calore geotermiche (GSHP) con una potenza installata di 14,9 gigawatt (GW), con diffusione soprattutto in Svezia, Germania, Francia e Austria, che potrebbe conoscere prospettive di ulteriore sviluppo se si investisse in tecnologie che migliorano la qualità dei materiali costruttivi e dei fluidi termici di scambio;

– l’uso diretto del calore, con 3 GW di potenza installata (principalmente termoelettrico e terme) , le cui aree insediative, concentrate in Italia, Ungheria e Francia, tendono a ridursi necessitando di maggiori investimenti;

– gli impianti geotermici per la produzione di elettricità con 0,95 GW di capacità installata nell’UE, sono localizzati per la maggior parte in Italia ovvero quelli ad alta entalpia, mentre quelli binari con sistemi a bassa entalpia sono ancora poco diffusi pur avendo grosse prospettive di sviluppo necessitando di temperature decisamente inferiori.

Un altro campo che il Rapporto segnala come suscettibile di grande sviluppo sono i sistemi geotermici avanzati (Enhanced Geothermal Systems) che possono utilizzare risorse di calore pur in mancanza di serbatoi geotermici naturali, che dovrebbe essere sostenuto da aiuti finanziari anche in termini di coperture assicurative sul rischio finanziario, dal momento che i test sono molto costosi.
Su questi sistemi ci sono ancora dubbi circa la loro effettiva resa, oltre ai rischi legati ad effetti sismici collaterali, dal momento che il processo si basa sulla sollecitazione “controllata” del sottosuolo.

Secondo gli autori, i Piani nazionali per lo sviluppo delle energie rinnovabili (NREAPs), indicanti in maniera dettagliata come gli Stati membri intendano raggiungere il loro obiettivo, giuridicamente vincolante, del 20% di energia rinnovabile al 2020, l’energia geotermica nell’UE raggiungerebbe circa 50 TWh con le pompe di calore geotermiche (dagli attuali 27 TWh), 30 TWh con l’uso diretto (dagli attuali 7,6 TWh), e 10,9 TWh (dagli attuali 5,56 TWh) attraverso gli impianti geotermici.
Al 2012, in tutta l’UE la produzione da pompe di calore e quella degli impianti geotermoelettrici ha superato gli obiettivi dei NREAP, quantunque l’utilizzo di calore diretto sia stato inferiore a quello previsto nei Piani.

Se sussistono grandi potenzialità del settore, non c’è stato finora un adeguato sostegno pubblico rispetto alle altre tecnologie di energia rinnovabile. Quando si parla di costi, osservano gli autori, quelli per la produzione di energia elettrica da fonte geotermica è inferiore o paragonabile ad altre opzioni di energia rinnovabile. Tuttavia, il rischio relativamente elevato di errore durante le fasi iniziali di sviluppo del progetto, può impedire agli investitori di partecipare a progetti geotermici, rallentando il suo sviluppo tecnologico e la capillare diffusione. Il costo esplorativo (spesso superiore al 50% del costo totale) è il fattore più importante che limita gli investimento nell’energia geotermica. A tal fine gli autori indicano la necessità di costituire un “Fondo europeo Geothermal Risk Insurance, con l’obiettivo di far fronte alla carenza di polizze assicurative che coprano i rischi, facilitando gli investimenti nei progetti di energia elettrica da fonte geotermica”.

L’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea (ESA), ha messo recentemente online un strumento che permette di consultare in maniera gratuita le mappe delle sorgenti geotermiche, realizzate grazie ai dati raccolti da GOCE, il satellite sviluppato dall’ESA per analizzare le variazioni del campo gravitazionale terrestre.
Tali mappe segnalano le strutture della superficie terrestre che possono aiutare nella ricerca di giacimenti geotermici: come le zone dove la crosta è più sottile o dove c’e’ una recente attività magmatica, accorciando tempi e costi esplorativi e contribuendo, al contempo, ad irrobustire gli investimenti in grado di sbloccarne le potenzialità.

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