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G20: 151 miliardi di $ alle fonti fossili nei pacchetti di recupero post-Covid

Uno Studio condotto da 14 organizzazioni internazionali e pubblicato oggi (15 luglio 2020) sul sito Energy Policy Tracker, contestualmente inaugurato, rivela che nei pacchetti di recupero dopo pandemia di Covid-19, i Paesi del G20 hanno impegnato il doppio di denaro pubblico per i combustibili fossili rispetto all’energia pulita.

Le principali nazioni, tra cui Stati Uniti, Russia, Australia, Canada, Francia, Indonesia, Arabia Saudita, Corea del Sud e Turchia, stanno gettando un’ancora di salvezza per le aziende produttrici di combustibili fossili durante la crisi del coronavirus, piuttosto che cogliere un’occasione storica per passare a energie più pulite, mentre Cina, India, Giappone, Germania, Regno Unito e Brasile stanno impegnando più denaro pubblico per energia pulita che per settori inquinanti. Per gli altri, membri del G20 (UE, Italia, Messico, Argentina e Sudafrica) finora mancano dati o è difficile districare i livelli di supporto.

È quanto emerge dallo Studio con cui è stato inaugurato oggi (15 luglio 2020) il sito di Energy Policy Tracker, che tiene traccia degli investimenti pubblici per l’energia nei pacchetti di recupero dei Paesi del G20.

I Governi del G20 si sono impegnati a immettere trilioni di dollari nell’economia globale per contrastare gli shock sanitari, sociali e finanziari causati dal Covid-19. Questa spesa di stimolo su larga scala modellerà l’economia globale per i decenni a venire. Le decisioni assunte potrebbero innescare disastri climatici inauditi o creare un’economia resiliente e sicura alimentata da energia pulita.

A gestire il database che viene aggiornato settimanalmente (il mercoledì) per fornire le informazioni sulle risposte delle politiche governative al Covid-19 dal punto di vista climatico ed energetico, c’è un Consorzio formato da:
6 organizzazioni principali:  International Institute for Sustainable Development (IISD), Institute for Global Environmental Strategies (IGES), Oil Change International (OCI), Overseas Development Institute (ODI), Stockholm Environment Institute (SEI), Columbia University di New York;
8 organizzazioni partner che contribuiscono a fornire le informazioni nei Paesi e nelle aree di interesse, tra cui Legambiente.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, intervenendo il 9 luglio 2020 al vertice virtuale per la transizione per l’energia pulita organizzato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), aveva avvertito che l’opportunità di realizzare una “ripresa verde” in grado di accelerare l’azione climatica a sostegno dell’Accordo di Parigi rischia di non essere colta per l’atteggiamento assunto da alcuni Paesi che stanno usando i fondi di stimolo per “sostenere” le aziende produttrici di combustibili fossili e “lanciare” lo sviluppo di centrali elettriche a carbone.

Una nuova ricerca sui pacchetti di recupero del G20 rilasciata questa settimana mostra che ai combustibili fossili è andato il doppio del denaro – denaro dei contribuenti – che è stato investito in energia pulita – aveva affermato António Guterres, alludendo evidentemente alle anticipazioni sui risultati che erano state fornite solo a Climate Change News Oggi, le nazioni stanno prendendo decisioni di vasta portata investendo migliaia di miliardi di dollari dei contribuenti in strategie di recupero in risposta alla pandemia di Covid-19 – ha dichiarato António GuterresMentre progettiamo e attuiamo questi piani di risanamento, siamo di fronte ad una scelta. Possiamo tornare dove eravamo o possiamo investire in un futuro migliore e più sostenibile. Possiamo investire in combustibili fossili, i cui mercati sono volatili e le cui emissioni portano a un inquinamento atmosferico letale. Oppure, possiamo investire in energia rinnovabile, che è affidabile, pulita ed economicamente intelligente“.

Il Segretario ONU aveva concluso, lanciando un severo avvertimento che troppi Governi e imprese “non hanno ancora ricevuto il messaggio” e rischiano di progettare una ripresa ad alta intensità di carbonio dalla crisi del coronavirus, ammonendo che “il carbone non abbia spazio nei piani di recupero post-Covid”.

Secondo quanto riportato da Energy Policy Tracker che ha attinto da fonti governative ufficiali e da altre informazioni disponibili al pubblico, dall’inizio della pandemia di Covid-19 i Paesi del G20 hanno impegnato almeno 267,10 miliardi di dollari a sostegno di diverse tipologie di energia, di cui:
– almeno 120,56 miliardi per combustibili fossili incondizionati;
– almeno 30,25 miliardi per i combustibili fossili condizionati;- almeno 16,41 miliardi per energia pulita incondizionata;-almeno 72,22 miliardi per energia pulita condizionata;- almeno 27,66 miliardi per altri tipi di energia.

Per tipo di energia, il G20 ha impegnato:
– almeno 126,91 miliardi di dollari in petrolio e gas (almeno 103,34 miliardi incondizionati e almeno 23,56 miliardi di dollari in petrolio e gas condizionati);
– inoltre, il G20 ha impegnato almeno 10,20 miliardi di dollari nel carbone (almeno 10,20 miliardi nel carbone incondizionato);
– non sono stati identificati impegni in denaro pubblico per l’idrogeno basato su combustibili fossili;
– sono stati impegnati almeno 6,09 miliardi in altri combustibili fossili (almeno 6,02 miliardi incondizionati e almeno 78,09 milioni condizionati).

Oltre alle tipologie di energia, sul sito si trova anche il profilo dei singoli Paesi del G20, tra cui ovviamente quello dell’Italia.
Dall’inizio della pandemia di Covid-19 all’inizio del 2020, il nostro Paese avrebbe ha impegnato almeno 3,31 miliardi di dollari di denaro pubblico a sostegno di diversi tipi di energia, tra cui:
– alcuni fondi pubblici impegnati per i combustibili fossili condizionati;
– almeno 4,19 milioni per energia pulita incondizionata;
– alcuni fondi pubblici impegnati per energia pulita condizionata;
– nessun impegno in denaro pubblico identificato per altra energia;
– almeno 3,30 miliardi per combustibili fossili incondizionati;
– almeno 4,19 milioni per energia pulita incondizionata;
– alcuni fondi pubblici impegnati per energia pulita condizionata con valore non quantificato;
– nessun impegno in denaro pubblico identificato per altra energia.

Per tipo di energia, l’Italia ha impegnato:
– almeno 3,30 miliardi di dollari in petrolio e gas incondizionati;
– non sono stati individuati impegni in denaro pubblico per il carbone;
– non sono stati individuati impegni in denaro pubblico per l’ idrogeno basato su combustibili fossili;
– infine, non sono stati identificati impegni in denaro pubblico per altri combustibili.

“Il recupero dalla crisi del coronavirus deve comportare un’accelerazione della transizione energetica – ha affermato Tom Moerenhout, Professore di Affari internazionali e pubblici presso la Columbia University – Se perdiamo questa opportunità e ci avventureremo in un’altra ripresa economica alimentata da combustibili fossili, come nel 2008, allora non è probabile ma certo che la febbre già alta del nostro Pianeta si trasformerà in un colpo di calore“.

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