Biodiversità e conservazione Flora

I frassini europei rischiano l’estinzione, a causa di un fungo e un coleottero

frassini europei rischiano estinzione

Dai nostri paesaggi potrebbe sparire per sempre il Frassino, uno dei più diffusi alberi del continente europeo, con conseguenze ecologiche disastrose. A lanciare l’allarme uno studio pubblicato sul Journal of Ecology dall’Università britannica di Keele e dall’Università di Oxford in collaborazione con lo Smithsonian Institution e le Università del Connecticut e del Queensland che ha individuato due principali minacce: il fungo patogeno Chalara fraxinea e un coleottero color smeraldo, le cui larve scavano gallerie nei tronchi uccidendo le piante nel giro di due – tre anni.

Entrambi i pericoli potrebbero sconvolgere la struttura e la biodiversità di boschi, sponde e siepi, aprendo una ferita che impiegherebbe oltre un secolo a rimarginarsi. D’altra parte, la scomparsa di qualunque organismo da un ecosistema intacca il delicato equilibrio di cui è parte, in maniera tanto più grave quanto più la specie è abbondante o svolge un ruolo ecologico difficilmente sostituibile. E se pensiamo che sono oltre mille le specie associate ai boschi di frassino, di cui 12 uccelli, 55 mammiferi e 239 invertebrati, la drammaticità della questione diventa subito evidente.

La Chalara fraxinea è un fungo ascomicete individuato in Europa per la prima volta nel 1992 e ora presente su una superficie di oltre due milioni di chilometri quadrati, dall’Italia alla Scandinavia, il quale inizia con l’uccidere le foglie, poi i rami, il tronco e infine tutto l’albero.

Per colpa del fungo è probabile che quasi tutti i frassini europei saranno a breve spazzati via, proprio come l’olmo è stato in gran parte eliminato dalla grafiosi – ha affermato Peter Thomas, autore dello studio e professore di Ecologia vegetale alla Keele University – una malattia sempre causata da un fungo che attacca gli olmi oltre i due-tre metri di altezza e che negli anni Ottanta ha condannato quelli europei a passare da grandi alberi a piccoli cespugli”.

I frassini colpiti da Chalara fraxinea cominciano a disseccarsi a partire dall’apice – ha continuato Thomas – Il deperimento (ash dieback) si manifesta con il progressivo disseccamento delle fronde fino alla morte. Il primo caso documentato risale a quasi 25 anni fa in Polonia, ma è nei paesi nordici che il fungo ha avuto maggiore successo, annientando il 95% dei frassini della Danimarca e raggiungendo nel 2012 anche la Gran Bretagna attraverso l’accidentale importazione di piante infette. A causa dell’elevata mortalità, in Gran Bretagna l’ash dieback è considerato la peggiore piaga boschiva degli ultimi cinquant’anni, tanto che il governo ha stanziato 21 milioni di sterline nel tentativo di circoscriverla”.

Secondo lo studio, se l’infezione si rivelasse contenuta o comunque con una mortalità inferiore al 75%, l’alta variabilità genetica e il rapido tasso di crescita permetterebbero al frassino di superare la moria. Nel lungo periodo, le popolazioni di alberi potrebbero anche tornare a essere numerose, soppiantando il sicomoro (Acer pseudoplanatus) che negli anni successivi all’infezione diventerà la specie dominante, innescando dinamiche ecologiche sconosciute.

L’altra minaccia, altrettanto letale per i frassini, è rappresentata dal minatore smeraldino (Agrilus planipennis), un coleottero di origine asiatica che, in assenza dei suoi predatori naturali, è capace di portare l’albero alla morte nel giro di 2-3 anni.

Il frassino europeo è molto suscettibile a questo coleottero che ha già ucciso milioni di alberi in Nord America – ha spiegato Thomas – ed è solo questione di tempo prima che si diffonda nel resto d’Europa. Il coleottero è destinato a diventare la più grande minaccia per i nostri frassini, potenzialmente molto più grave del fungo”.

Come suggerisce lo stesso nome, le larve di questo insetto scavano lunghe gallerie nel tronco degli alberi, distruggendo i tessuti che interrompono il flusso di acqua e nutrienti. A differenza dell’infezione provocata dalla Chalara fraxinea – che può impiegare fino a 10 anni per uccidere il suo ospite – l’infestazione da minatore smeraldino ha un decorso rapido che si conclude in un paio di anni. Pur essendo un discreto volatore, la sua diffusione avviene principalmente attraverso il trasporto di legname infestato.

Individuato per la prima volta nel 2003 a Mosca, il minatore smeraldino ha iniziato la sua diffusione verso Occidente, avanzando di circa 40 chilometri all’anno e raggiungendo di recente la Svezia. In Italia non ci sono state finora segnalazioni, se non quella risalente al 2009, rimasta comunque limitata ad alcuni focolai nel Triveneto in quanto il coleottero non era riuscito ad espandersi.

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