Fiumi e laghi

Fiumi Marche: qualità peggiora dall’Appennino alla costa

L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche (ARPAM Marche) ha pubblicato le relazioni sulla qualità delle acque superficiali (fiumi e laghi) nel triennio 2021-2023, che evidenziano un peggioramento rispetto ai trienni precedenti, attribuibile a diversi fattori (ampliamento dei parametrichimici monitorati ed eventi climatici estremi).

ARPA Marche ha pubblicato le Relazioni sulla Qualità dei corpi idrici fluviali e Qualità dei corpi idrici lacustri della Regione relative al triennio 2021-2023, nell’ambito del monitoraggio previsto dalla Direttiva Quadro 2000/60/CE e in applicazione del D. Lgs. 152/2006 e del DM 260/2010. I dati raccolti in questo periodo costituiranno, insieme a quelli del prossimo triennio 2024-2026, la base per la valutazione complessiva del sessennio 2021-2026, utile all’aggiornamento dei Piani di Gestione Distrettuali.

Fiumi marchigiani: situazione in chiaroscuro
Sono state monitorate 121 stazioni: 13 di sorveglianza e 108 con monitoraggio operativo Su ciascuna stazione è stato effettuato il tipo di monitoraggio previsto dalla normativa sulla base dell’analisi di rischio relativa al corpo idrico fluviale da monitorare. Il monitoraggio di sorveglianza è condotto sui corpi idrici definiti “non a rischio”, e prevede l’analisi di tutti gli elementi di qualità biologica, dei parametri fisico- chimici e chimici (sostanze prioritarie e non) nel corso di uno solo dei tre anni di monitoraggio. Il monitoraggio operativo è condotto sui corpi idrici definiti “a rischio”, e prevede la ricerca annuale dei parametri fisico- chimici e chimici (sostanze prioritarie e non), e l’analisi di almeno due tra gli indicatori di qualità biologica nel corso di uno solo dei tre anni di monitoraggio.

Il monitoraggio ha riguardato diversi parametri fondamentali che concorrono alla definizione della classificazione delle acque secondo lo stato ecologico e lo stato chimico. Lo stato ecologico misura la qualità della struttura e del funzionamento degli ecosistemi acquatici, classificandoli in 5 categorie (elevato, buono, sufficiente, scarso, cattivo), mentre lo stato chimico verifica la presenza di sostanze inquinanti prioritarie (metalli pesanti, pesticidi, PFAS, ecc.) in concentrazioni superiori agli standard di qualità ambientale, con una classificazione binaria: “buono” o “non buono”.

Rispetto al triennio precedente, si osserva un peggioramento della qualità ambientale procedendo dalle zone appenniniche verso la costa, dove aumenta l’impatto delle attività antropiche. Anche alcune aree collinari registrano stati ecologici solo sufficienti o scarsi. Al contrario, le zone montane e pedecollinari, meno antropizzate, mostrano condizioni migliori, con molti corpi idrici che raggiungono la classe “buona”.

Nel dettaglio, il 30% dei corpi idrici monitorati è in stato ecologico buono (-9% rispetto al 2018-2020), il 44% in stato sufficiente (+8%), il 24% in stato scarso (+1%) e il 2% in stato cattivo (dato stabile).

Per quanto riguarda lo stato chimico, il 62% dei fiumi ha mantenuto livelli compatibili con la classe “buono”, ma il restante 38% ha mostrato superamenti dello standard di qualità ambientale per almeno un parametro. Rispetto al triennio 2018-2020, si evidenzia un netto peggioramento, con corsi d’acqua con stato chimico “non buono” aumentato del 25%.

Laghi e invasi: peggioramento generalizzato della classe ecologica
Anche i corpi idrici lacustri (7 invasi artificiali) si registra un trend negativo: tra il 2021 e il 2023, 4 laghi sono passati dalla classe ecologica “buona” a “sufficiente”. L’unica eccezione è l’invaso di Castreccioni, che si mantiene stabile in classe “sufficiente”. Non è stato possibile classificare gli invasi di Gerosa e Talvacchia per l’impossibilità ad accedere in sicurezza con l’imbarcazione al centro del lago, a causa del basso livello dell’acqua.

Lo stato chimico dei laghi risulta “buono” per il 57% degli invasi monitorati. In alcuni bacini – il lago Fiastrone, l’invaso di Gerosa e quello di Talvacchia – è stato rilevato il superamento dei limiti per alcune sostanze prioritarie, con conseguente riclassificazione in “non buono”.

Le cause del peggioramento
Il peggioramento rilevato può però essere attribuito a diversi fattori, alcuni dei quali correlati anche a variazioni nei metodi di indagine rispetto ai trienni precedenti.

Tra questi, in particolare, l’ampliamento dei parametri chimici monitorati a partire dal 2022, con l’inclusione di sostanze come il glifosato, i suoi metaboliti e i PFASl’introduzione del monitoraggio chimico sul biota (organismi viventi), che si è affiancato a quello tradizionale sulle acque.

Infine, il susseguirsi di eventi climatici estremi, come alluvioni e siccità, ha certamente influito sull’idrologia dei fiumi e sulla loro capacità di diluire gli inquinanti nonché di sostenere le comunità biologiche, influenzando sia lo stato ecologico che lo stato chimico.

Senza cedere ad allarmismi, i risultati ottenuti confermano l’importanza di un monitoraggio ambientale continuo e sempre più approfondito, essenziale per comprendere l’evoluzione degli ecosistemi acquatici e per orientare interventi di tutela e gestione sostenibile delle risorse idriche nelle Marche.

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