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Felicità: Rapporto 2023 di SDSN pone ancora Finlandia al 1° posto

L’annuale Rapporto sulla felicità del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite, presentato in occasione della Giornata Internazionale della Felicità, che analizza il livello di felicità percepito dagli individui di 137 Paesi, rileva come le classifiche negli ultimi anni siano rimaste sostanzialmente stabili, con i Paesi del Nord Europa a primeggiare. L’Italia continua a perdere posizioni (33° posto).

La felicità può essere promossa attraverso le politiche pubbliche e le azioni delle imprese e della società civile. La felicità e il benessere possono essere utilmente misurati in diversi modi, anche attraverso sondaggi sulla soddisfazione delle persone per la propria vita.

Lo riafferma il “World Happiness Report 2023”, lanciato nel corso di un evento online in occasione della Giornata Internazionale della Felicità (20 marzo), proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 28 giugno 2012 “nella consapevolezza di come la ricerca della felicità sia uno scopo fondamentale dell’umanità, […] riconoscendo inoltre la necessità di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone”.

Redatto dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN), la rete lanciata dall’ex Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon per mobilitare le competenze scientifiche e tecniche del mondo accademico, della società civile e del settore privato con l’obiettivo di proporre soluzioni praticabili per lo sviluppo sostenibile, includendo l’implementazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e delle misure per l’Accordo di Parigi sul clima, il Rapporto, giunto alla XI edizione, utilizza i dati della Gallup World Poll, il sondaggio mondiale sulle opinioni di 1.000 residenti per ogni Paese e viene supportato da alcune imprese e fondazioni, tra cui la Fondazione Ernesto Illy.

Il Rapporto analizza come gli individui di 137 Paesi valutino la condizione di felicità della loro vita su una scala che va da 0 a 10, sulla base di 6 parametrireddito pro-capitesostegno socialeaspettativa di vita alla nascitalibertà di compiere delle scelte di vita; generositàcorruzione.

Da quando è iniziata la pubblicazione, il World Happiness Report si basa su 2 idee chiave:
– che la felicità o la valutazione della vita possono essere misurate attraverso sondaggi di opinione;
– che possiamo identificare i determinanti chiave di benessere e quindi spiegare i modelli di valutazione della vita nei vari Paesi
Tali Informazioni, a loro volta, possono aiutare i Paesi a elaborare politiche volte a realizzare società più felici.

L’obiettivo finale della politica e dell’etica dovrebbe essere il benessere umano – ha dichiarato il Presidente SDSN Jeffrey Sachs, Economista alla Columbia University e Direttore del Centro per lo Sviluppo sostenibile dell’Earth Institute Il movimento della felicità mostra che il benessere non è un’idea ‘morbida’ e ‘vaga’, ma piuttosto si concentra su aree della vita di importanza critica: condizioni materiali, ricchezza mentale e fisica, virtù personali e buona cittadinanza. Dobbiamo trasformare questa saggezza in risultati pratici per ottenere più pace, prosperità, fiducia, civiltà – e sì, felicità – nelle nostre società”.

Fin dalla prima edizione, sono sempre stati i Paesi del nord Europa ad occupare il 1° posto della classifica, ad eccezione del 2015 (Svizzera): Danimarca (2012, 2013 e 2016); Norvegia (2017) e Finlandia (2018, 2019, 2020, 2021 2022, 2023),) che con la sua continua tendenza al rialzo dei punteggi medi, consolida la sua posizione con un punteggio significativamente maggiore di altri Paesi nella top ten. La Danimarca continua ad occupare il 2°posto e l’Islanda il 3°. Israele sale dal 4° posto (era 9°l’anno scorso) e l’Olanda mantiene il 5° e la Svezia sale di un posto, La Norvegia mantiene la 7ma posizione seguita all’8° posto dalla Svizzera che retrocede di 4 posizioni, come il Lussemburgo (9°posto). A completare la Top ten c’è, come l’anno scorso, la Nuova Zelanda.

Tra i Paesi che si segnalano per la continua risalita di anno in anno, c’è la Lituania (20° posto) che dal 2017 ha scalato ben 30 posizioni.

I più infelici rimangono Afghanistan e il Libano dilaniati dalla guerra, con valutazioni di vita media inferiori di 5 punti (su una scala che va da 0 a 10) rispetto ai 10 Paesi più felici.

L’Italia, pur essendo stato il primo Paese ad adottare questo nuovo paradigma, avendo introdotto nella programmazione economica gli Indicatori BES (Benessere Equo e Sostenibile), si colloca al 33° posto, perdendo altre 2 posizioni rispetto alla precedente edizione, preceduta dalla Spagna e seguita dal Kosovo.

Fonte: Visual Capitalist

La felicità media e le nostre classifiche per Paese, sia per le emozioni che per le valutazioni della vita, sono state notevolmente stabili durante i tre anni di COVID-19 – ha sottolineato John Helliwell, Economista della British Columbia University e co-Direttore del Canadian Institute for Advanced Research (CIFAR), che ha curato il Rapporto –  I cambiamenti nelle classifiche che hanno avuto luogo sono stati la continuazione di tendenze a lungo termine, come gli aumenti osservati nelle classifiche dei tre Paesi baltici. Anche durante questi anni difficili, le emozioni positive sono rimaste due volte più prevalenti di quelle negative e i sentimenti di sostegno sociale positivo due volte più forti di quelli di solitudine”.

Il World Happiness Report esamina più da vicino le tendenze di come la felicità sia distribuita, in molti casi in modo diseguale, tra le persone, e il divario di felicità tra la metà superiore e quella inferiore della popolazione, che risulta piccolo nei Paesi in cui quasi tutti sono molto infelici e nei Paesi migliori dove quasi nessuno è infelice. Più in generale, le persone sono più felici vivendo in Paesi in cui il divario di felicità è minore. I divari di felicità a livello globale sono stati abbastanza stabili, sebbene vi siano crescenti divari in molti Paesi africani.

Il Rapporto di quest’anno presenta molti spunti interessanti, ma uno che trovo particolarmente interessante e incoraggiante ha a che fare con la pro-socialità – ha osservato Lara Aknin, Direttrice dell’Helping and Happiness Lab della Simon Fraser University (Canada) – Per un secondo anno, vediamo che varie forme di gentilezza quotidiana, come aiutare uno sconosciuto, donare in beneficenza e fare volontariato, sono al di sopra dei livelli pre-pandemia. È stato dimostrato che gli atti di gentilezza portano e derivano da una maggiore felicità, che è l’obiettivo del Capitolo 4 [Fare del bene e sentirsi bene: relazioni tra altruismo e benessere per altruisti, beneficiari e osservatori]”.

Infine, il Rapporto sottolinea che i dati dei social media sono diventati una miniera di informazioni su come si comportano le persone. Dal 2010, i metodi per utilizzare i dati dei social media per valutare la felicità sono diventati molto più sofisticati. Le valutazioni possono fornire misurazioni del benessere tempestive e spazialmente dettagliate per tenere traccia dei cambiamenti, valutare le politiche e indicare le responsabilità. Insieme, questi progressi hanno portato sia a una maggiore accuratezza delle misurazioni che alle potenzialità per progetti di ricerca sperimentale più avanzati.

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