Benessere Salute

Felicità: la resilienza delle persone di fronte alla pandemia

Sorprendentemente, l’annuale Rapporto Mondiale sulla Felicità (World Happiness Report 2021) rivela che pur in un anno di paura, ansia, solitudine, blocchi, malattie e morti, la soddisfazione a lungo termine per la vita è stata influenzata meno di quanto ci si sarebbe aspettato.

Come è tradizione consolidata, in occasione della Giornata Mondiale della Felicità (20 marzo 2021), istituita nel 2012 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con una risoluzione che invitava i Paesi membri a misurare la felicità del loro popolo come parametro per guidare le politiche pubbliche, nella consapevolezza che la felicità è la giusta misura del progresso sociale, dal momento che il PIL da solo non è più in grado di cogliere tutti i fattori che incidono sulla qualità della vita dei cittadini, è stato presentato il Rapporto World Happiness Report 2021” che classifica 149 Paesi in base al loro livello di felicità.

Elaborato dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN), la rete lanciata dall’ex Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon per mobilitare le competenze scientifiche e tecniche del mondo accademico, della società civile e del settore privato con l’obiettivo di proporre soluzioni praticabili per lo sviluppo sostenibile, includendo l’implementazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e delle misure per l’Accordo di Parigi sul clima, e supportato da alcune imprese e fondazioni, tra cui Illycaffè e Fondazione Ernesto Illy, il Rapporto si basa sui dati della Gallup World Poll, che registrano come le persone valutino la felicità della loro vita su una scala che va da 0 a 10. parametri utilizzati per valutare la condizione di felicità sono 6 e riguardano: reddito pro-capitesostegno socialeaspettativa di vita alla nascitalibertà di compiere delle scelte di vita, generositàtasso di criminalità.

Dal 1° Rapporto del 2012 a questo ultimo sono sempre stati i Paesi del nord Europa ad occupare il 1° posto della classifica, ad eccezione del 2015 (Svizzera): Danimarca (2012, 2013 e 2016); Norvegia (2017) e Finlandia (2018, 2019, 2020 e 2021) che con la sua continua tendenza al rialzo dei punteggi medi, consolida la sua posizione.

Solitamente il World Happiness Report raccoglie i dati dei sondaggi dei 3 anni precedenti, al fine di mantenere un più alto livello di affidabilità. Tuttavia, a causa della pandemia, i redattori hanno ritenuto che sarebbe stato interessante riportare anche l’andamento dei Paesi per il solo 2020.

Sorprendentemente, non c’è stato, in media, un calo del benessere se misurato dalla valutazione della propria vita da parte delle persone – ha affermato John F. Helliwell, Vancouver School of Economics dell’Università della Columbia Britannica (Canada), co-redattore del Rapporto – Una possibile spiegazione è che le persone vedono Covid-19 come una minaccia esterna comune che colpisce tutti, generando un sentimento di maggiore solidarietà e amicizia“.

Così la Classifica per il solo 2020 è nell’ordine: Finlandia, Islanda, Danimarca. Seguono poi SvizzeraPaesi BassiSvezia, Germania, Norvegia, Nuova ZelandaAustria.

L’Italia che è stato il primo Paese ad adottare questo nuovo paradigma, avendo introdotto nella programmazione economica gli Indicatori BES (Benessere Equo e Sostenibile), si colloca al 25° posto, guadagnando 3 posizioni rispetto al triennio (2018-2020).

Il Rapporto segnala tuttavia che, a differenza di altri Paesi, la risposta del nostro Paese al nuovo coronavirus non è stata soddisfacente: “Nonostante le politiche relativamente rigorose in questa fase iniziale, le prestazioni relativamente scarse dell’Italia nel contenere il virus possono essere attribuite a una minore conformità a tali politiche o a test, tracciamento e quarantena insufficienti e incoerenti”.

Abbiamo urgente bisogno di imparare da Covid-19 – ha affermato  Jeffrey Sachs, Presidente di SDSN e Direttore del Centro per lo Sviluppo Sostenibile presso la Columbia University e del SDSN, uno dei redattori del Rapporto – La pandemia ci ricorda le nostre minacce ambientali globali, l’urgente necessità di cooperare e le difficoltà di raggiungere la cooperazione in ogni Paese e nel mondo. Il World Happiness Report 2021 ci ricorda che dobbiamo mirare al benessere piuttosto che alla semplice ricchezza, che sarà davvero fugace se non ci adoperiamo a lavorare più intensamente nell’affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile“.

Da segnalare che uno degli indicatori che hanno subito una significativa variazione è la salute mentale. Quando la pandemia ha cominciato a colpire, c’è stato un calo ampio e immediato della salute mentale in molti Paesi del mondo. Le stime variano a seconda delle misure utilizzate e del Paese, ma i risultati qualitativi sono notevolmente simili. Nel Regno Unito, a maggio 2020, l’indice di salute mentale era inferiore del 7,7% rispetto a quanto previsto in assenza della pandemia, e il numero di casi problematici segnalati era superiore del 47%.

Vivere a lungo è importante quanto vivere bene – ha sottolineato tuttavia Sir Richard Layard, Professore emerito e co-Direttore del Programma Wellbeing presso il Center for Economic Performance della LSE (London School of Economics and Political Science), considerato il padre dell’economia della felicità, un altro degli autori del Rapporto – In termini di anni di benessere per persona nata, il mondo ha fatto grandi progressi negli ultimi decenni che fortunatamente nemmeno Covd-19 è riuscito ad annullare “.

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