Biodiversità e conservazione Fauna

Estinzioni di specie: più veloci di quanto stimato

L’ultimo Rapporto curato dall’Area conservazione del WWF Italia e pubblicato in occasione della Campagna “A Natale mettici il cuore”, adottando o regalando l’adozione simbolica di un animale in pericolo, sottolinea che negli ultimi 10 anni si sono estinte almeno 160 specie, come certificato dalla IUNC, ma probabilmente è una sottostima delle estinzioni di specie verificatesi, sia per la difficoltà di ricerca sia per la poca conoscenza riguardo alcuni gruppi tassonomici, considerati “minori”.

Dal rinoceronte bianco settentrionale, dichiarato estinto nel 2018 con l’ultimo esemplare in cattività e ben prima quelli in natura per colpa dei bracconieri, alla tigre di Giava, scomparsa nel 1979 insieme alle foreste che la ospitavano: l’elenco delle specie estinte negli ultimi due secoli è un lungo cahier des doleances di animali cancellati per sempre dalla faccia della terra a causa dell’uomo.

L’ultimo Rapporto dal titolo “Estinzioni: non mandiamo il pianeta in rosso”, curato dall’Area Conservazione WWF Italia, mostra che siamo nel pieno della sesta estinzione di massa, con un tasso di estinzione di specie animali e vegetali 1.000 volte superiore a quello naturale.

Fra le specie estinte negli ultimi 200 anni, ce ne sono alcune sconosciute, di cui ci restano solo alcune illustrazioni, altre che abbiamo visto per poco tempo.

In 10 anni si sono estinte almeno 160 specieSi tratta di un numero elevato, accertato dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), ma che probabilmente rappresenta una sottostima, sia per la difficoltà di ricerca sia per la poca conoscenza riguardo alcuni gruppi tassonomici, considerati “minori”.

Secondo lo Studio di aggiornamento del precedente che 6 anni fa aveva segnalato il rischio di una sesta estinzione di massa nell’Antropocene, i tassi di perdita di molti vertebrati sono più veloci di quelli stimati allora, sollecitando un’azione globale immediata, come il divieto del commercio di specie selvatiche.

La lista delle specie scomparse, direttamente o indirettamente, a causa dell’uomo deve essere costantemente aggiornata. La perdita definitiva di una specie equivale a perdere un particolare e fondamentale tassello del mondo vivente, che si è evoluto e adattato in un determinato ambiente: rappresenta dunque una grave perdita per la biodiversità del pianeta.

L’estinzione genera estinzione”: la perdita di una specie causa un effetto “domino”, che favorisce l’estinzione di altre che da essa dipendono. E la crisi di biodiversità che stiamo provocando non ha ripercussioni solo sugli ecosistemi. L’umanità stessa si affida alla biodiversità per la salute e il benessere. La pandemia di coronavirus ha fatto comprendere a molti i pericoli legati alla distruzione degli habitat naturali da parte dell’uomo. Interferire e distruggere gli equilibri degli ecosistemi naturali depredando gli habitat darà vita a nuove emergenze, non solo sanitarie. L’aumento inarrestabile della popolazione umana, la distruzione degli habitat naturali, la deforestazione, il traffico e il commercio di fauna selvatica, gli allevamenti intensivi, l’inquinamento e i cambiamenti climatici sono tutte problematiche interconnesse.

Per non stare solo a guardare mentre il Pianeta va “in rosso” e dare la possibilità ad ognuno di fare la sua piccola ma grande parte, il WWF Italia ha lanciato la Campagna “A Natale mettici il cuore”: adottando o regalando l’adozione simbolica di un animale in pericolo su wwf.it/adozioninatale2021 si potranno infatti sostenere tutti i progetti WWF a tutela della biodiversità che rischiamo di perdere per sempre.

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