Efficienza energetica Energia

Energy Efficiency Report 2023: Italia 3 volte più lenta di UE-27

L’edizione 2023 dell’Energy Efficiency Report di Energy & Strategy Group del POLIMI, partendo da un’analisi di alcuni indicatori che permettono di valutare il posizionamento raggiunto dall’Italia rispetto ai principali Paesi europei dal punto di vista dell’efficientamento dei consumi, fornisce un quadro dettagliato delle principali linee guida europee e normative nazionali che supportano l’efficienza energetica.

– Costi energetici lievitati fino a 10 volte rispetto al periodo pre-Covid hanno dato un nuovo impulso, nel 2022, all’adozione di soluzioni di efficientamento dei consumi.
– A confronto con il 2021, già in crescita sul 2020, si registra un +19% di investimenti in ambito civile (saliti a 10,6 miliardi di euro, di cui però solo un quarto in soluzioni di building automation) grazie in particolare alle caldaie a condensazione e al fotovoltaico, le cui installazioni sono state favorite dai vari bonus edilizi e che vanno nella virtuosa direzione di produrre energia pulita, ma non di razionalizzarla.
– Nell’industria l’aumento è di quasi il 14% (2,2 miliardi di euro investiti in totale), in linea con il triennio 2016-2019, anche in questo caso per impianti di cogenerazione e fotovoltaico e una quota più modesta, ma in crescita (+22,3%), per soluzioni digitali come sistemi di sensoristica e piattaforme di gestione dei dati, indispensabili per monitorare e ridurre i consumi.
–  Sono poche le realtà, soprattutto fra le PMI, che dispongono delle competenze necessarie non solo per internalizzare l’adozione di tali soluzioni, ma anche per comprenderne appieno i vantaggi.

Sono queste alcune considerazioni che emergono dall’edizione 2023 dell’Energy Efficiency Report dell’Energy&Strategy Group  della School of Manmagement delPolitecnico di Milano (POLIMI), presentato nel corso di un evento dedicato il 15 giugno 2023, che si pone l’obiettivo di indagare le tendenze normative, tecnologiche e di mercato che hanno caratterizzato il settore dell’efficienza energetica nell’ultimo anno in Italia, e come tali trend influenzeranno i comportamenti di imprese, famiglie, e player dell’efficienza energetica.

Secondo la banca dati sui consumi energetici del Progetto europeo Odysee Mure l’Italia, anche grazie al clima mite (ma scontando il quadro normativo meno efficace), si colloca 14° posto nell’UE-27,con un valore medio in termini di Energy Intensity Index (rapporto consumi/PIL) inferiore di circa l’11% a quello europeo nel 2021; eppure, considerando il periodo 2013-2021, il miglioramento è tre volte più lento, tanto da “farci raggiungere” da Germania, Spagna e Francia.

Il medesimo aumento dei costi energetici a cui si deve la ripresa degli investimenti, infatti, ha limitato la capacità di spesa di imprese e famiglie, che hanno preferito orientarsi verso tecnologie di produzione di energia da fonte rinnovabile – a partire dai pannelli fotovoltaici, il cui ritorno sull’investimento è più immediato e che vengono visti come “sostituitivi” di interventi di efficientamento.

L’industria a sua volta è intervenuta pesantemente anche nel processo produttivo, introducendo la cogenerazione e il recupero dei cascami termici, rispetto a soluzioni digitali e intelligenti che rappresentano la vera chiave di volta per monitorare i consumi e ridurli, con il risultato che in questa direzione l’Italia sta procedendo a un ritmo di 3 volte inferiore alla media europea.

È di certo necessaria un’accelerazione sia per centrare gli attuali obiettivi di riduzione dei consumi al 2030 contenuti nel PNIEC, tra l’altro in adeguamento, sia per rientrare nei target di efficientamento più ambiziosi che l’Ue si sta dando – ha commentato Federico Frattini, Vicedirettore dell’E&S Per l’Italia, la partita si gioca sull’efficientamento del patrimonio immobiliare. Ad oggi gli investimenti hanno riguardato prevalentemente gli impianti fotovoltaici che le famiglie e le imprese hanno scelto come soluzione più rapida e concreta per il contenimento di costi energetici lievitati a dismisura. Invece è necessario un approccio multi-tecnologico fatto di elettrificazione, fonti green e soluzioni digitali per la gestione intelligente dell’energia, altrimenti non razionalizzeremo i consumi e non centreremo gli obiettivi europei sempre più stringenti, soprattutto in ambito residenziale. Fondamentale il ruolo delle PMI che vanno messe in grado di apprezzare i vantaggi del digitale”.

Secondo quanto emerge dal Rapporto, nei prossimi 5 annile soluzioni digitali avanzate passeranno dall’attuale 11% al 27% del totale degli investimenti delle imprese, e in ambito residenziale dall’8% al 16%.

Per favorire questa trasformazione – ha aggiunto Frattini – vanno mantenuti gli incentivi che, però, devono essere in qualche caso corretti, razionalizzati (ce ne sono troppi e in conflitto) e resi stabili, come auspicano gli operatori del settore”. 

Sebbene la maggior parte delle famiglie sia sensibile al tema della riduzione dei consumi, secondo una survey condotta da E&S su 2.500 cittadini solo il 38% di esse, negli ultimi 5 anni, ha installato soluzioni di efficienza energetica come caldaie a condensazione e illuminazione LED (scelti rispettivamente dal 40% e dal 54% di chi ha investito), pompe di calore o tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili, con una spesa media di circa 10.000 euro. I principali ostacoli all’adozione di queste innovazioni tecnologiche sono da ricercare nella difficoltà di accesso al capitale e nelle lungaggini burocratiche.

La percentuale, tuttavia, è destinata a salire al 59% nei prossimi 5 anni, trainata dalla necessità di ridurre i consumi. In particolare, gli impianti fotovoltaici usciranno più che raddoppiati e i sistemi di accumulo e di solare termico più che triplicati, a scapito dei sistemi di illuminazione efficiente (-18%) e delle caldaie a condensazione (-17%).

Crescerà l’importanza delle pompe di calore, che presentano una serie di vantaggi (elevata efficienza, semplicità, adattabilità) e che in prospettiva possono giocare un ruolo importante per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nell’edilizia attraverso l’elettrificazione dei consumi energetici per la climatizzazione, in particolare nel settore residenziale.

Lo stesso trend si riscontra nel settore industriale dove, secondo gli energy manager delle 250 imprese manifatturiere intervistate da E&S, barriere economiche (tempi eccessivi di ritorno) e burocratiche (incertezza del quadro normativo) costituiscono i principali elementi che frenano gli investimenti, soprattutto nell’ambito delle soluzioni hardware. Nel 2022, in ambito industriale, la scena è stata dominata da interventi sul processo produttivo e sull’illuminazione efficiente (LED) che insieme hanno superato il 50% del totale, mentre nel 2023, anno che si prevede di forte crescita degli investimenti in efficienza energetica, l’84% delle aziende dichiara che installerà nei propri siti produttivi un impianto fotovoltaico. L’efficientamento del processo produttivo (scelto dal 56% dei rispondenti) e dei sistemi di illuminazione (31%) manterranno comunque una notevole importanza.

Si deve dunque andare verso un’offerta commerciale che integri tecnologie rinnovabili e di efficienza, in un’ottica di sostenibilità a 360 gradi: questa è la direzione presa dai player della filiera maggiormente strutturati quali Utility ed ESCo, come emerge da un’ulteriore survey condotta su oltre 60 ESCo attive in Italia. Inoltre, sarà sempre più necessario per i clienti industriali e civili ridurre al minimo i rischi operativi e finanziari, in coerenza con il crescente interesse verso una pluralità di approcci e tipologie contrattuali “as a service”, o in base all’effettivo risparmio energetico conseguito, differenti dal tradizionale “chiavi in mano”.

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