Efficienza energetica Energia

Le enormi potenzialità dell’efficienza energetica in Italia

Le enormi potenzialità dell’efficienza energetica in Italia

Presentato dal Politecnico di Milano il 1° Energy Efficency Report.

Nel mese di novembre 2011 è stato presentato a Milano il primo “Energy Efficiency Report”, prodotto dall’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, che si concentra in particolare sugli edifici, residenziali e non (uffici, scuole, università, ospedali, alberghi, ristoranti, industrie, strutture della GDO) che sono responsabili del 36% del consumo di energia in Italia.

In particolare, il riscaldamento e il raffrescamento pesano rispettivamente per il 48% e il 12% del consumo totale, seguiti dall’illuminazione, con l’11%. Il fatto è che il patrimonio immobiliare italiano conta 13,7 milioni di edifici (12,1 residenziale e 1,6 non residenziale), ma circa il 70% è stato costruito prima che venisse introdotta qualsiasi norma sull’efficienza energetica in edilizia (la prima è stata nel 1976 la Legge n. 373, recante “Norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici”) e non ha mai subito alcun intervento di riqualificazione o di manutenzione orientato al risparmio energetico.
Così, viene sottolineato nel Rapporto, l’Italia è al 1° posto in Europa per quanto riguarda la percentuale di emissioni di CO2 (17,5% su un totale europeo di 550 milioni di tonnellate) imputabile agli usi energetici nel comparto abitativo. La ricerca ha affrontato il problema di rendere direttamente confrontabili fra di loro le diverse soluzioni per l’efficientamento degli edifici e di comprendere le eventuali reali necessità di incentivazione, mettendone a confronto costi e ritorni.
“Sono state valutate più di 35 soluzioni tecnologiche alternative – ha dichiarato Vittorio Chiesa, Direttore di Energy & Strategy Group – un totale di circa 270 scenari di impiego presi in esame per le analisi economiche, quasi 300 imprese profilate su un campione identificato di oltre 1.900 ed un cospicuo numero (oltre 120) di operatori dell’efficienza energetica intervistati direttamente dal Gruppo di lavoro”.

Secondo le proiezioni dello Studio, l’impatto dell’adozione delle tecnologie per l’efficienza energetica potrebbe tradursi entro il 2020 in un risparmio di oltre il 30% rispetto a quanto previsto dal Governo italiano nel “Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica 2011”, che permetterebbe, tra l’altro, il raggiungimento degli altri due obiettivi UE previsti dal Pacchetto “Clima-Energia” (meglio conosciuto come il “20-20-20”), sul fronte energie rinnovabili ed emissioni di gas serra.
Nel rapporto viene evidenziato come, nonostante l’impegno preso a livello nazionale in materia legislativa, attraverso il primo Piano d’Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili (PAEE) del 2007 e il successivo, gli strumenti messi in campo per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2020 sembrano non essere sufficienti.
Criticità sono state individuate sui due tipi di meccanismi di incentivazione:
– i Titoli di Efficienza Energetica (TEE), anche detti Certificati Bianchi, prima esperienza al mondo di applicazione di strumenti incentivanti e di creazione di un apposito mercato di scambio titoli per la promozione dell’efficienza energetica negli usi finali;
– le Agevolazioni fiscali che, invece, riducono l’impatto dell’investimento iniziale, permettendone, anche se solo in parte, un recupero ai fini fiscali, nella misura del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici e nella misura del 36% per gli interventi di ristrutturazione edilizia ed il cosiddetto “Piano Casa” (al momento non è dato sapere se nel 2012 la misura della detrazione del 55% sarà prorogata, rimodulata o abbandonata).
Entrambi i meccanismi, nonostante abbiano esercitato sino ad ora un indubbio ruolo propulsivo, risentono del problema di “incentivare” primariamente interventi relativamente “piccoli” e con tempi di ROI (indice di redditività del capitale investito o ritorno degli investimenti) molto brevi, che rendono difficili quegli interventi strutturali che invece andrebbero messi in atto per raggiungere gli obiettivi che ci si è posti.
Il Rapporto prende poi in considerazione le diverse soluzioni per l’efficientamento energetico, le cui conclusioni permettono di suddividere le tecnologie per il risparmio energetico in 3 categorie:
– le tecnologie per cui la convenienza assoluta si ha già oggi in qualsiasi contesto di adozione (illuminazione, cioè lampade a basso consumo energetico; caldaie a condensazione, pompe di calore, caldaie a biomassa, ovvero in pratica le tecnologie per la climatizzazione degli edifici);
– le tecnologie che risultano convenienti soltanto se adottate congiuntamente alla realizzazione di un nuovo edificio (per es. building automation, chiusure vetrate e gli elettrodomestici del freddo);
– le tecnologie per cui, indipendentemente dal contesto di riferimento, non vi è “convenienza assoluta” dell’investimento (le tecnologie di generazione energetica da fonti rinnovabili e le soluzioni di efficienza energetica per gli elettrodomestici del lavaggio).

Partendo anche da queste considerazioni e basandosi sulle stime di mercato associate alle diverse categorie tecnologiche, il Rapporto indica che il potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di soluzioni di efficientamento energetico in Italia, da qui al 2016, è pari complessivamente a circa 44 milioni di TEP (tonnellate equivalenti di petrolio), senza tener conto di quanto fatto fino al 2011.
“Così facendo – ha affermato Franco Frattini, anch’egli del Energy & Strategy Group, che ha proposto un’analisi delle soluzioni proposte dal Rapporto – si offrono al lettore gli strumenti per valutare dei ragionevoli scenari di sviluppo del comparto dell’efficienza energetica negli edifici in Italia e quindi di pianificare al meglio possibili investimenti e nuove attività di business, ed al legislatore la possibilità di progettare un sistema di supporto che sia coerente con le caratteristiche tecnologiche e di potenziale di ciascuna soluzione tecnologica”.
Viene ribadito, inoltre, che la parte più consistente del potenziale di intervento risiede nel nostro parco edilizio residenziale: ben il 73% degli oltre 148 TWh elettrici complessivamente risparmiabili e l’88% dei quasi 654 TWh termici che possono essere il risultato di interventi di riduzione dei consumi sono infatti da imputarsi agli edifici residenziali.
Se si guarda alle stime di penetrazione, invece, il Report conclude che l’impatto dell’adozione di tecnologie per l’efficienza energetica potrà ragionevolmente raggiungere i 21,5 milioni di TEP entro il 2016, ovvero un valore superiore di oltre il 30% alla soglia stabilita dal PAEE. In conclusione, quindi, l’Italia si configura come un paese all’avanguardia per l’efficienza energetica negli edifici, sebbene sia necessario superare le logiche di omogenea distribuzione delle risorse, a favore di una maggiore equità, ossia di una corrispondenza quanto più possibile aderente fra il peso della misura e l’effettivo contributo all’obiettivo che si intende realizzare.

La presentazione del Rapporto si è chiusa con l’intervento di Davide Chiaroni sulle Energy Service Companies (ESCo), ovvero i soggetti deputati alla promozione dell’efficienza energetica negli usi finali, riconosciute come tali sia a livello europeo dalla Direttiva Europea 2006/32/CE sia a livello italiano dal suo recepimento con il Decreto Legislativo n. 115 del 30 Maggio 2008. A Settembre 2011 risultavano essere oltre 1.900 le ESCo “accreditate” come tali presso l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG).
Chiaroni ha sottolineato due aspetti in particolare:
– l’estrema frammentazione degli interventi, con più del 50% dei progetti realizzati dalle ESCo, per i quali si è chiesta l’emissione di TEE, relativi a risparmi energetici inferiori a 200 tep/an.;
– la frammentazione dell’offerta, con il volume d’affari generato che è “equamente” diviso fra un 5% di ESCo di grandi dimensioni ed il restante 95% di imprese medie e piccole (nel 60% con meno di 10 addetti).
“Oltre ad evolvere nel loro rapporto contrattuale con il cliente, tuttavia, le ESCo – ha affermato Chiaroni – dovrebbero puntare di più sulla integrazione dei servizi offerti, con un pacchetto di tecnologie e soluzioni che rispondano in maniera sempre più specifica alle esigenze non solo di riduzione dei consumi, ma anche di generazione in loco di energia”.

Come far diventare l’Italia un Paese all’avanguardia per l’efficienza energetica degli edifici, traducendo le sue potenzialità in benefici reali?
La Commissione UE ha suggerito di procedere su due linee d’intervento:
– incentivare il processo di ristrutturazione degli edifici;
– promuovere il risultato esemplare della pubblica amministrazione, accelerando il rinnovo dei fabbricati pubblici e prevedendo elevati standard per quelli di nuova costruzione.
Già, ma ad oggi, solo 4 Regioni (Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia e Piemonte) e le due Province autonome di Trento e Bolzano hanno introdotto obblighi specifici per la prestazione energetica degli edifici.

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