Necessità di coordinare nuovi incentivi con politiche industriali.
Nel corso del Convegno “Rinnovabili termiche ed efficienza energetica. Politica e mercato”, organizzato dallo IEFE (Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente dell’Università “Bocconi”), è stato presentato il Rapporto del Ref (Ricerche per l’economia e la finanzia) “L’incentivazione delle fonti rinnovabili nel settore del riscaldamento-raffrescamento” che ricostruisce un primo quadro informativo di base sul settore, disegna uno scenario di raggiungimento dell’obiettivo 2020 e valuta possibili contributi e costi delle diverse leve di azione per il perseguimento del target.
Il Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’energia rinnovabile prevede che entro il 2020 il consumo di energia rinnovabile nel settore del riscaldamento raffreddamento superi il livello da conseguire per il settore elettrico. Il livello di partenza, almeno secondo il PAN, è molto lontano dal target del 17,1% per le rinnovabili termiche: considerato che l’Italia dovrà puntare con forza sull’efficienza energetica e mantenere i consumi attorno ai 130 Mtep annuali, questo significa che le rinnovabili termiche dovranno più che triplicare lo sforzo attuale per passare dall’attuale quota del 5,5% al target prefissato.
In particolare, il solare termico dovrà aumentare di 24 volte rispetto ad oggi, le biomasse triplicare (entrando in concorrenza con elettrico e trasporti), il geotermico crescere di 1,4 volte. Si tratta, cioè, di raggiungere un consumo annuale di oltre 10 Mtep di energia rinnovabile termica al 2020, ben 6,6Mtep in più rispetto ad oggi.
“Appare chiaro – si legge nel Rapporto – che la scelta adottata fino ad oggi di determinare sistemi di incentivazione come quello per il fotovoltaico, al di fuori di un’analisi costi benefici tra le varie opzioni possibili nelle politiche di incentivazione delle FER, aumenterà pesantemente gli oneri da sostenere per raggiungere l’obiettivo globale 2020 del 17%”.
Il documento indica, in effetti, l’esigenza di un nuovo e più riequilibrato riallineamento del sostegno alle diverse fonti, anche tenendo presente che non tutto l’ammontare dell’aumento necessario di produzione delle termiche dovrà essere incentivato, perché la penetrazione spontanea delle tecnologie e l’emersione nelle statistiche dei consistenti volumi già consumati forniranno un contributo significativo al perseguimento dell’obiettivo.
Secondo lo Studio Ref, il 30% dell’incremento necessario (circa 2Mtep) delle termiche non viene attualmente contabilizzato o sottostimato dai rilevamenti statistici che andrebbero rivisti.
Un altro 19% (circa 1 Mtep) potrebbe essere fornito dalla diffusione delle tecnologie delle rinnovabili termiche già oggi competitive (pompe di calore e biomasse), mentre un ulteriore 23% potrebbe derivare dall’obbligo previsto di consumare energia rinnovabili termica per i nuovi edifici, e dal D. Lgs. 28/2011, attuativo della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, con cui sono state tracciate le linee generali per un nuovo sistema di incentivazione, basato su strumenti nuovi ed esistenti.
Pertanto, rimarrebbe solo il 28% (circa 1,8 Mtep) da raggiungere tramite gli incentivi di sostegno alle rinnovabili termiche, il cui costo sarebbe 10 volte in meno rispetto al fotovoltaico, dal momento che il costo cumulato per ottenere l’incremento di 1MWh di consumi da FER termiche sarebbe di 318 euro, mentre per raggiungere lo stesso risultato con il fotovoltaico sarebbero necessari ben 3.000 euro. La somma per incentivare 1,8 Mtep di termiche entro il 2020 sarebbe, secondo Ref, di 6,8 miliardi di euro, con un aggravio dell’1% sulle bollette del metano dei consumatori.
Molti elementi dei meccanismi di incentivazione devono ancora trovare una definizione che tengano conto sia della rilevanza, per il settore, delle scelte compiute dagli attori del lato della domanda sia della coerenza con gli schemi di sostegno per altri settori d’uso di energia, elettrico in primis.
Risulta, dunque, “indispensabile che un adeguato disegno dei nuovi incentivi sia coordinato con politiche industriali mirate ai comparti manifatturieri interessati”.
L’importanza che i mercati italiani del solare termico, degli impianti a biomasse legnose e delle pompe di calore potrebbero rivestire nel futuro processo di sviluppo del nostro Paese è ben testimoniato dal volume d’affari che essi già attualmente sono in grado di generare.
Sulla base dei dati statistici attualmente disponibili il volume d’affari complessivo generato da tali mercati nel 2009 può infatti essere stimato attorno a 2.349 milioni di euro, dei quali circa 500 milioni di euro riconducibili alle attività di fabbricazione e installazione di collettori solari termici, circa 786 milioni di euro attribuibili alle attività di fabbricazione, vendita e installazione delle stufe e caldaie a pellet, così come di vendita del pellet, circa 100 milioni di euro attribuibili al mercato del teleriscaldamento a biomasse legnose (sono qui comprese le attività di approvvigionamento della materia prima, di vendita e installazione degli impianti, nonché di vendita del calore prodotto) e circa 963 milioni di euro ascrivibili ai mercati delle pompe di calore aria-aria, delle pompe di calore aria-acqua e delle pompe di calore acqua-acqua (indotto compreso).
I mercati italiani del solare termico, degli impianti a biomasse legnose e delle pompe di calore mostrano tuttavia un grado di dipendenza dall’estero ancora elevato anche se in via di lenta riduzione, così come risulta dai dati statistici esistenti per il 2009. Circa il 65% della domanda italiana di collettori solari è stato, infatti, coperto dalle importazioni dai Paesi esteri, come il 70% di quella delle pompe di calore e il 35% della materia prima necessaria ad alimentare le stufe in pellet (mentre si esporta il 18% dei collettori solari italiani, il 53% delle pompe di calore e il 6% delle stufe a pellet). Un grado di dipendenza piuttosto marcato, ma molto inferiore ad altri settori come il fotovoltaico in cui l’85% dei moduli installati e circa il 69% degli inverter viene importato.
Anche il Governo sembra essersi convinto delle grandi opportunità offerte dalle FER termiche e dell’esigenza di sostenerne il mercato. “Il calore prodotto da fonti rinnovabili darà il maggior contributo rispetto alla produzione di energia elettrica per il conseguimento degli obiettivi al 2020 – ha affermato Stefano Saglia, Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico con delega all’Energia, che ha partecipato al Convegno – Per sostenere il settore il Governo introdurrà per la prima volta il conto energia per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili, la revisione dei certificati bianchi e un fondo per il finanziamento dello sviluppo tecnologico industriale. Gli strumenti previsti per conseguire questi obiettivi sono: promozione della cogenerazione, misure per favorire l’autoproduzione di energia per le piccole e medie imprese e il rafforzamento dell’efficienza energetica”.