Ecosistema urbano 2023, l’indagine di Legambiente giunta alla 30ma edizione sullo stato di salute dei Capoluoghi di provincia italiani conferma la strada è tuttora in salita per le città italiane segnate negli ultimi 30 anni da una crescita lenta e troppo altalenante e dove le emergenze urbane, nonostante lievi miglioramenti, restano più o meno le stesse: smog, trasporti, spreco idrico, auto circolanti restano, infatti, le questioni più critiche da affrontare.
In 30 anni le città sono cresciute in termini di popolazione e dimensioni, ma nonostante lievi miglioramenti restano le croniche emergenze urbane: smog, auto circolanti, trasporti, perdite della rete idrica. In crescita raccolta differenziata e piste ciclabili. Trento, Mantova e Pordenone guidano la classifica 2023 sulle performance ambientali, Roma 89esima e fanalini di coda Caltanissetta (103), Alessandria (104), Catania e Palermo (105).
Nel corso di un evento in diretta streaming sono stati presentati il 23 ottobre 2023 i dati del Rapporto “Ecosistema urbano 2023”, l’annuale ricerca di Legambiente realizzata con la collaborazione scientifica dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia e dell’editoriale de Il Sole 24 Ore, sulle performance ambientali dei capoluoghi di provincia, con scopo è di “misurare la ‘febbre’ ambientale delle città capoluogo e l’efficacia delle prescrizioni messe in atto dalle amministrazioni pubbliche per rendere le città più sostenibili”.
Come ogni anno, il Rapporto Ecosistema urbano prende in considerazioni oltre 125mila dati di 105 Capoluoghi di provincia che vengono sintetizzati in 18 indicatori riferibili a 3 macro-classi (indicatori di pressione; indicatori di stato; indicatori di risposta) che coprono 6 principali aree tematiche (aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia), che derivano tutti da dati originali raccolti da Legambiente, eccezion fatta per la capacità di depurazione e disponibilità di verde urbano (ISTAT), tasso di motorizzazione e incidenti stradali (dati ACI e ACI-ISTAT), uso efficiente del suolo (elaborato da Legambiente su dati ISPRA).
Per ciascuno di questi 18 indicatori ogni città ottiene un punteggio normalizzato variabile da 0 a 100. Il punteggio finale è successivamente assegnato definendo un peso per ciascun indicatore che oscilla tra 3 e 15 punti, per un totale di 100. La mobilità rappresenta il 25% complessivo dell’indice, seguita da aria e rifiuti (20%), acqua e ambiente urbano (15%) ed energia (5%).
È stata confermata la scelta di privilegiare gli indicatori di risposta che misurano le politiche intraprese dagli enti locali (infatti pesano per oltre la metà del totale, il 59%), mentre gli indicatori di stato valgono il 20% e gli indicatori di pressione il 21%.
Va ricordato che esclusivamente per quanto riguarda i due indicatori relativi al trasporto pubblico le città vengono suddivise in tre gruppi omogenei per dimensione demografica e che viene computata anche la mancata risposta: in quest’ultimo caso è infatti attribuito un punteggio negativo (malus) proporzionale ai punti teoricamente assegnabili per i quali non sono state fornite informazioni e che comporta una riduzione del punteggio finale compresa tra 0,8 a 7,2 punti percentuali.
“Le città vanno ripensate come motori di un cambiamento capace di renderle vivibili e a misura umana, nonché laboratori fondamentali per il percorso di decarbonizzazione – ha dichiarato Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – Occorre infrastrutturarle, realizzando gli impianti industriali dell’economia circolare, riducendo le perdite nella rete di distribuzione dell’acqua, completando la rete di fognatura e depurazione delle acque reflue, facilitando la permeabilità del tessuto urbano alle acque piovane per adattarsi alla crisi climatica e ricaricare le falde, diffondendo le colonnine di ricarica elettrica negli spazi pubblici. Nei prossimi anni l’Italia dovrà moltiplicare i cantieri della transizione ecologica in tutte le città del nostro Paese, tema al centro del XII° congresso nazionale di Legambiente che si terrà a Roma dal 1 al 3 dicembre 2023 e della nostra campagna itinerante in corso. Siamo in grado di farlo, ma serve quella volontà politica, a livello nazionale e locale, che è mancata finora e che anno dopo anno diventa sempre più urgente”.
La classifica finale di Ecosistema urbano 2023, con dati relativi al 2022, vede Trento riappropriarsi del 1° posto, Mantova balzare al 2° posto e a chiudere il podio si conferma Pordenone.
Il capoluogo trentino mantiene un buon livello di qualità dell’aria migliorando leggermente nelle medie relative a NO2, rimanendo nei limiti per il Pm10 e per il nuovo Pm2,5, mentre peggiora nei giorni di superamento dell’ozono. Diminuiscono ancora i consumi idrici passando dai 149,7 litri pro-capite al giorno dello scorso anno agli attuali 147,4 (ma erano 151,3 litri due edizioni fa). Scende lievemente la produzione totale di rifiuti (da 454 Kg/ab/anno agli attuali 446) ma, pur restando tra le migliori, scende di poco anche nella percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato che gli vale comunque il settimo posto nella graduatoria specifica.
Seconda è Mantova, 10ma lo scorso anno e 3a due anni fa. Il capoluogo lombardo abbassa i valori medi di NO2 a 21,7 microgrammi/mc (erano 23 nella passata edizione). Scende di poco la produzione di rifiuti ma sale ancora la percentuale di rifiuti raccolti in maniera differenziata che passa dall’83,2% della passata edizione all’attuale 84,8% che vale per Mantova il quarto posto assoluto dietro a Ferrara, Pordenone e Treviso. Raddoppiano quasi i passeggeri trasportati dal servizio di trasporto pubblico che salgono dai 36 viaggi/abitante annui della passata edizione agli attuali 66 che le valgono il terzo posto tra le piccole città. Più del triplo rispetto alla passata edizione il suolo destinato ai pedoni che si attesta sui 90,8 metri quadrati ogni 100 abitanti che significano per Mantova l’ottava piazza nella specifica graduatoria, mentre risulta addirittura prima assoluta per quel che concerne i metri quadrati ogni 100 abitanti di zone a traffico limitato con 1.729,5 mq/100 ab.
Sul podio si piazza Pordenone, 5a due anni fa e 7ma lo scorso anno, si migliora qua e là in alcuni indici come quello dei consumi idrici dove scende da 175,6 della passata edizione a 161,2 litri pro-capite al giorno e nelle perdite della rete idrica dove scende sotto il 10% dell’acqua dispersa: 9,9%, seconda assoluta dopo Pavia. Diminuisce la produzione di rifiuti urbani dove passa dai 520 kg per abitante all’anno della scorsa edizione ai 493 e contestualmente continua a crescere la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti dove Pordenone sale dall’85,3% dell’anno passato all’attuale 86,9% che le vale il secondo posto assoluto dell’indice. Crescono di un terzo i passeggeri trasportati dal servizio di Tpl e cresce ancora, seppur di poco il livello di infrastrutturazione per le bici che passa dai 18,06 metri equivalenti ogni 100 abitanti della passata edizione agli attuali 19,11; migliora anche l’indice dell’uso del suolo: da 6,5 su 10 a 7,5.
Seguono Treviso, Reggio Emilia, La Spezia, Cosenza (unica città del sud a entrare anche quest’anno nella top ten della graduatoria), Forlì, Bolzano e Belluno. In coda alla classifica ci sono Alessandria (103° posto), Palermo (104) e Catania (105°), che da tempo non riescono a invertire la tendenza e a risalire la classifica.
Nel complesso le metropoli faticano a rispondere alle emergenze urbane e confermano più o meno le performance della passata edizione con qualche oscillazione di classifica in positivo. Risalgono ad esempio Venezia (13° posto) e Torino (65°). Oscillano negativamente, viceversa, Genova che scende al 53° posto, Firenze che slitta al 43° e Milano che retrocede al 38° perdendo 8 posizioni. Roma (88° posto), non ha quasi risposto alle domande del questionario Legambiente.
Dallo smog (Torino, Milano, Bologna o Firenze), al traffico (Catania, Roma), alla difficoltà del sistema di TPL (Roma, Catania), dai rifiuti (Palermo, Catania, Venezia, Firenze, Roma), alla dispersione di acqua potabile (Firenze, Catania, Bari), dal suolo consumato (Venezia), alla scarsa diffusione del solare termico e fotovoltaico (Napoli, Palermo, Torino, Roma) fino a chi fa fatica anche dove complessivamente le cose sembrano andare meglio come nella diffusione della ciclabilità (Napoli, Genova, Roma).
“Il modo migliore per rispondere alle trentennali emergenze urbane è prendere esempio dalle esperienze virtuose, che già esistono anche in Italia grazie al lavoro fatto da alcuni sindaci coraggiosi e “visionari” e mostrare che i cantieri della transizione ecologica sono già esempi concreti che vanno seguiti e replicati – ha commentato Mirko Laurenti, responsabile Ecosistema Urbano di Legambiente – L’unica via sostenibile per rilanciare davvero il Paese, cominciando dalle città, è questa. Pianificando le realtà urbane del futuro con meno auto e mezzi meno inquinanti, più mobilità sostenibile ed economia circolare, più infrastrutture intelligenti e ultra-connesse”.