Sull’economia circolare si conferma ulteriormente che è l’organismo che rappresenta i Governi degli Stati membri dell’UE a frenare sulle politiche più ambiziose in agenda, come accaduto in occasione della revisione legislativa sui rifiuti che dopo estenuanti mesi di trattative si sono concordati obiettivi meno ambiziosi non solo di quelli del Parlamento europeo, ma anche di quelli della Commissione UE.
Dopo una lunga notte di trattative, alle ore del mattino del 18 dicembre 2017, la Presidenza di turno estone del Consiglio europeo ha annunciato che è stato raggiunto un Accordo con il Parlamento europeo sulle proposte legislative del Pacchetto “Economia circolare”, adottato dalla Commissione UE nel dicembre 2015. Ora la parola passerà al trilogo (Commissione UE, Consiglio europeo e Parlamento europeo) per l’adozione conclusiva che presumibilmente avverrà nei primi mesi del 2018, senza incontrare ulteriori ostacoli.
“In questo fine settimana l’Europa ha fatto un grande passo avanti verso l’economia circolare”, ha subito commentato sul suo sito istituzionale il Commissario UE all’Ambiente, Pesca e Affari marittimi, Karmenu Vella.
“L’aggiornamento della legislazione europea sui rifiuti guiderà gli sforzi degli Stati membri per ridurre la quantità di rifiuti che produciamo, riducendone la quantità che viene interrata e bruciata, nonché per aumentarne il riutilizzo e il riciclaggio”.
“L’accordo raggiunto questa mattina rafforzerà la nostra ‘gerarchia dei rifiuti’ collocando la prevenzione, il riutilizzo e il riciclo chiaramente al di sopra del conferimento in discarica e dell’incenerimento. Inoltre, questo accordo renderà le nostre economie più efficienti in termini di risorse, creerà posti di lavoro e ridurrà l’impatto sull’ambiente e l’esaurimento delle risorse”.
L’accordo provvisorio sul Pacchetto economia circolare, giunto al termine di negoziati lunghi e difficili, condotti con il Parlamento dal maggio 2017, modifica 6 Direttive:
– la Direttiva quadro sui rifiuti;
– la Direttiva su imballaggi e i rifiuti di imballaggio;
– la Direttiva sulle discariche;
– la Direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche;
– la Direttiva sui veicoli fuori uso;
– la Direttiva su pile e accumulatori e i rifiuti di pile e accumulatori.
Le proposte concordate prevedono:
* definizioni più chiare dei concetti fondamentali in materia di rifiuti;
* nuovi obiettivi vincolanti a livello UE per la riduzione dei rifiuti:
– obiettivi di riciclo dei rifiuti urbani entro il 2035 del 65% (più basso di quello richiesto dal Parlamento del 70% entro il 2030 e della proposta originaria della Commissione Barroso del 65% al 2030), con obiettivi intermedi del 55% al 2025 e del 60% al 2030;
– obiettivo di riciclaggio del 70% al 2030 per i rifiuti di imballaggi, con obiettivi specifici per i vari materiali da imballaggio (il Parlamento chiedeva l’80% e la Commissione aveva proposto il 75%);
– obiettivo non superiore al 10% entro il 2035 per i rifiuti che finiscono nelle discariche (il Parlamentari chiedeva un tetto del 5% al 2030, mentre la versione proposta dalla Commissione UE fissava al 2030 lo stesso target del 10%);
* metodi e norme più severi per calcolare i progressi compiuti verso la realizzazione degli obiettivi;
* requisiti più rigorosi per la raccolta differenziata dei rifiuti e attuazione potenziata della gerarchia dei rifiuti attraverso strumenti economici e misure supplementari affinché gli Stati membri prevengano la produzione di rifiuti;
* requisiti minimi applicabili al 2025 ai regimi di responsabilità estesa al produttore per la raccolta di beni usati, della cernita e del trattamento finalizzato al riciclaggio, tenuto anche a versare un contributo finanziario a tal fine, calcolato in base ai costi di trattamento dei loro prodotti, quando divengono rifiuti.
“Nell’UE quasi un terzo dei rifiuti urbani viene messo in discarica – ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente estone Siim Kiisler che ha condotto la trattativa per il Consiglio UE”.
“Solo una quota limitata viene riciclata. Con questo accordo, gli Stati membri dell’UE si stanno impegnando a chiarire gli obiettivi sul riutilizzo, sul riciclo e sullo smaltimento in discarica, migliorando la normativa la gestione dei diversi flussi di rifiuti. Ciò contribuirà ad accelerare la nostra transizione verso un’economia circolare e a minimizzare il nostro impatto sul Pianeta”.
Da quanto è possibile cogliere dal comunicato, sembra che anche in questo caso, come accaduto per la trattativa sulla Direttiva Rinnovabili, sia prevalsa la posizione dei Governi piuttosto che quella del Parlamento, molto enfatizzata a suo tempo, ma ora fortemente ridimensionata, anche se un giudizio definitivo potrà essere espresso con l’ufficializzazione del testo sottoposto agli ambasciatori UE il 20 dicembre 2017.
L’analisi finale del testo avrà luogo nel corso della Presidenza bulgara che subentrerà all’inizio del 2018, per la conferma dell’accordo raggiunto. Dopo l’approvazione formale, il nuovo atto legislativo sarà sottoposto al Parlamento europeo per la votazione e al Consiglio per l’adozione definitiva.
Una panoramica di valutazione effettuata da EEB su principali aspetti dell’accordo.
“Questo non è il risultato che tutti speravamo, ma è comunque un miglioramento significativo rispetto alle leggi attualmente in vigore – ha dichiarato Piotr Barczak, Responsabile Politiche dei Rifiuti dell’European Environmental Bureau (EEB) la più grande rete europea di organizzazioni ambientali con circa 140 organizzazioni di oltre 30 Paesi – Siamo felici che le discussioni siano finite. Ora gli Stati membri e le istituzioni dell’UE devono basarsi su questa decisione per passare completamente a un’economia circolare”.