I dati dell’Osservatorio Sostenibilità, presentati da Censis ed Assogestioni, indicano che gli italiani: temono il cambiamento climatico, ma anche che per contrastarlo venga intaccato il proprio benessere; si sentono confusi di fronte alla mole di informazioni sul tema della sostenibilità, ma sono convinti che il mondo della finanzia rivesta un ruolo cruciale nel cambiamento.
Il cambiamento climatico fa paura agli italiani, ma se per bloccare il riscaldamento globale e non inquinare si farà ricorso a soluzioni che faranno aumentare i prezzi di energia, prodotti e servizi, allora vanno trovate altre strade.
È in sintesi quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio sulla sostenibilità, realizzato dal Censis in collaborazione con Assogestioni, l’Associazione italiana delle società di gestione del risparmio, e presentato il 20 dicembre 2021 nel corso di un evento in diretta su FR|Vision, la piattaforma di broadcasting di Assogestioni, preceduto dalla prima visione dell’inedita docuserie sul risparmio gestito “The Future” con l’episodio dedicato alla sostenibilità come perno del modello di sviluppo Intitolato “Ossigeno per l’economia del pianeta”, con l’obiettivo di fare chiarezza sulla relazione tra economia reale, coscienza ambientale, investimenti, innovazione e dimensione sociale.
La paura fa 1,5 °C
Il 79,9% degli italiani ha paura del cambiamento climatico, in particolare dell’aumento della temperatura al di sopra di 1,5 °C. La percentuale arriva all’83,8% nel Nord-Est e all’82,7% tra le donne. Informazione, strumenti e consulenza.
Meno CO2, ma solo a parità di benessere economico
Il 73,9% degli italiani afferma che, se per bloccare il riscaldamento globale e non inquinare si ricorrerà a soluzioni che faranno aumentare i prezzi di energia, beni e servizi, allora bisognerà cercare altre strade. Lo pensa il 69,5% di chi risiede nel Nord-Ovest, il 73,9% nel Nord-Est, il 79,4% nel Centro e il 74,1% al Sud. Il taglio del potere d’acquisto a causa dell’inflazione o la decrescita economica in cambio del green sono spettri che inquietano. La paura del cambiamento climatico non basta a far passare scelte che riducano il benessere individuale. Se i combustili fossili sono maledetti in via di principio, tuttavia non piacciono le alternative che generano una inflazione a trazione green. Del resto, il 44,0% degli italiani è contrario a pratiche all’insegna della sostenibilità che determinino ulteriori iniquità sociali.
Nebbia sulla sostenibilità
Il 74,6% degli italiani ritiene che ci sia troppa confusione sui temi del riscaldamento globale e della sostenibilità. Se ne parla tanto, ma la moltiplicazione delle informazioni genera un rumore di fondo che non aiuta a capire. Lo pensa il 72,1% dei residenti nel Nord-Ovest, il 75,7% nel Nord-Est, il 77,2% nel Centro e il 74,5% al Sud. Solo il 26,2% afferma di sapere precisamente cosa si intende per sostenibilità, il 60,8% ne ha una conoscenza per grandi linee e comunque non sarebbe in grado di spiegarlo ad altre persone.
Gli investimenti finanziari green che migliorano la qualità della vita
Come uscire dalla contraddizione della paura per il riscaldamento globale, da una parte, e per il rischio di inflazione indotta dalle politiche green, dall’altra?
Per gli italiani la soluzione passa anche per la finanza. Secondo il 76,6% la finanza giocherà un ruolo importante, perché il collasso ambientale costituirebbe una minaccia per gli stessi investimenti. Per questo motivo sono importanti gli investimenti sostenibili ESG (Environmental, Social and Governance). Ma ancora il 64,4% degli italiani dice di saperne poco o niente. Il 63,4% ne ha solo sentito parlare. Tuttavia, orientare una parte dei 1.600 miliardi di euro delle famiglie giacenti sui conti correnti (+5% rispetto allo scorso anno) verso l’acquisto di prodotti finanziari ESG sarebbe un boost straordinario per la transizione ecologica. Affinché ciò avvenga, per l’84,6% degli italiani occorre chiarezza e semplicità delle informazioni sugli investimenti ESG in modo da farli apprezzare. Il 72,5% individua nella consulenza finanziaria un attore positivo, che potrebbe promuovere la finanza sostenibile. Informare, consigliare, orientare i risparmiatori: ecco cosa ci si attende dai consulenti finanziari.
“ “La nostra industria ha una grande responsabilità – ha spiegato Vittorio Ambrogi, Managing Director di Morgan Stanley Investment Management e Presidente del comitato comunicazione di Assogestioni, che ha commentato insieme al Segretario generale del Censis Giorgio De Rita, i dati dell’principali risultati Segretario Generale del Censis – Sono anni che parliamo di ESG e per farlo non abbiamo aspettato i regolatori. Tuttavia, soprattutto in Europa si è fatto molto con il Regolamento SFDR e quello sulla tassonomia. Nei prossimi anni sarà importante non limitare l’ESG all’esclusione, ma vederlo sotto la luce dell’impact investing, come fattore positivo per la performance delle aziende“.