Ad Ecoforum, il Convegno per promuovere le migliori esperienze e lo sviluppo pieno dell’economia circolare made in Italy, Legambiente ha presentato in anteprima i risultati di un’indagine di monitoraggio sull’attuazione del GPP, da cui emerge che: una consistente fetta dei Comuni italiani non li applica tuttora; a livello di Regioni sono quelli di Sardegna e Trentino-Alto Adige i più virtuosi; tra i Criteri Ambientali Minimi più adottati risultano quelli per le categorie di rifiuti, carta e riscaldamento, male invece gli appalti per opere edili, acquisto di arredi, apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Durante la seconda giornata di Ecoforum. L’economia circolare dei rifiuti (Roma, 26-27 giugno 2018) è stata presentata una anteprima del monitoraggio sul comportamento dei comuni italiani nell’attuazione concreta delle norme relative al Green Public Procurement (GPP), che verrà lanciato nel prossimo autunno dall’ Osservatorio “Appalti Verdi”, costituito da Legambiente in collaborazione con la Fondazione Ecosistemi.
L’Italia con l’approvazione della Legge n. 221/2015 recante “disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” (il cosiddetto “Collegato ambientale”) è stato il primo Paese membro dell’UE ad introdurre l’obbligo del ricorso agli appalti pubblici verdi.
Tale obbligo è stato poi confermato dal D.lgs. 18 aprile 2016 recante: “Attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture” (il cosiddetto “Codice degli Appalti”).
In particolare l’art. 34 (comma 1, comma 2 e comma 3) stabilisce che le Pubbliche Amministrazioni hanno l’obbligo di inserire, per affidamenti di qualunque importo, i Criteri Ambientali Minimi (CAM) nelle categorie di forniture, di affidamenti di servizi e lavori in cui i CAM sono stati approvati. Inoltre, all’art. 213 si stabilisce che Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), avvalendosi dell’Osservatorio dei contratti pubblici, deve occuparsi del monitoraggio del grado di applicazione dei Criteri Ambientali Minimi negli appalti pubblici.
Con il Protocollo di Intesa per gli appalti verdi della PA sottoscritto dall’ex Ministro dell’Ambiente Galletti e dal Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Cantone, oltre a rafforzare il ruolo quale Authority di regolazione del settore, l’ANAC fornirà supporto alle Stazioni appaltanti per migliorare le competenze sull’applicazione del nuovo Codice appalti per quanto attiene ai Criteri Ambientali Minimi.
Il monitoraggio degli acquisti è necessario per quantificare i risultati ottenuti sia in termini ambientali sia in termini economici, poiché una politica di GPP concreta mira sia alla riduzione degli impatti ambientali che alla razionalizzazione della spesa e dei consumi della Pubblica Amministrazione.
Al questionario, distribuito da Legambiente, hanno risposto 1.048 amministrazioni comunali: circa il 30% non applica ancora i Criteri ambientali minimi. Se a livello nazionale l’applicazione della normativa stenta a decollare, il panorama regionale appare diversificato e con esempi virtuosi.
Tra le Regioni del Sud, ad esempio, alcune (in particolare la Regione Sardegna, leader nazionale nelle politiche per il GPP, la Regione Basilicata, capofila del progetto europeo GPP Best; la Regione Puglia) hanno utilizzato le risorse comunitarie per approvare dei Piani d’Azione per il GPP, che ne hanno previsto la promozione e la diffusione presso le amministrazioni comunali.
I CAM maggiormente adottati risultano essere quelli relativi alla gestione dei rifiuti (27,48%), carta (24,42%), riscaldamento e illuminazione (18,51%), seguiti da gestione delle pulizie (18,41%) e ristorazione collettiva (15,93%).
Insufficienti, invece, le applicazioni nel settore edile, con solo il 5,82% dei casi di applicazione, per gli arredi interni (6,10%), apparecchiature elettriche e elettroniche (9,54%) e arredo urbano (9,92).
Nel complesso, le Regioni in cui i comuni risultano essere particolarmente attivi nell’attuazione del GPP, sono la Sardegna e il Trentino – Alto Adige.
La Regione Sardegna non presenta amministrazioni comunali che non adottano il GPP. Le categorie merceologiche che presentano percentuali di attuazione superiori al 40% sono 8, tra cui la gestione dei rifiuti e la ristorazione collettiva (entrambe 62,5%), la carta e la gestione delle pulizie (entrambi al 56,25%), la gestione del verde pubblico (al 50%), il riscaldamento e l’illuminazione, gli arredi per interni e l’acquisto di apparecchiature elettriche ed elettroniche (tutti e tre al 43,75).
Anche il Trentino – Alto Adige non presenta amministrazioni comunali che non adottano mai il GPP, e le categorie merceologiche che presentano percentuali di attuazione superiori al 40% sono pure 8: la carta (70,23%), la gestione delle pulizie e il riscaldamento e l’illuminazione (entrambi al 67,85%), la gestione dei rifiuti (55,95%), la gestione del verde pubblico (addirittura al 48,80%), all’arredo urbano (47,61%), i materiali edili (41,66%) e la ristorazione collettiva (40,47%).
“La spesa della Pubblica Amministrazione per acquisto di beni e servizi (pari ad oltre 170 miliardi di euro) è una leva importante per orientare verso la sostenibilità ambientale il mercato – ha dichiarato Enrico Fontana, responsabile dell’Ufficio Economia civile di Legambiente, che coordinerà le attività dell’Osservatorio – Attraverso una corretta e diffusa applicazione del GPP è possibile raggiungere l’obiettivo di ‘riconvertire’ verso gli acquisti verdi una quota del 30% di questa spesa pubblica: oltre 50 miliardi di euro che potrebbero far crescere un tessuto, già esistente, di imprese che competono puntando sulla qualità ambientale”