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Costruzioni: i ritardi di pagamento del settore in Europa

Un Rapporto dell’Osservatorio europeo delle costruzioni tramite lo studio di 5 casi nazionali, tra cui l’Italia dove i ritardi nei pagamenti sono cronici, ha rilevato alcune delle principali cause e di come le politiche e gli strumenti da approntare e quelli in atto possano affrontare la questione.

A distanza di 9 anni dall’approvazione della Direttiva 2011/7/UE relativa a relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, i differimenti dei corrispettivi dovuti continuano a rimanere un problema chiave soprattutto per il settore delle costruzioni, sia nelle relazioni tra imprese che nelle relazioni tra autorità pubbliche e imprese.  

Per comprendere al meglio le cause di questa grave situazione, l’Osservatorio Europeo delle Costruzioni (European Construction Sector Observatory – ECSO) della Commissione UE ha recentemente pubblicato lo Studio su “Ritardi nei pagamenti nel settore delle costruzioni“.

Quantunque termini di pagamento ingiustificatamente lunghi e ritardi nei pagamenti pesano sull’intera economia europea, il settore delle costruzioni sembra risentirne particolarmente. Pertanto, il Rapporto mira a comprendere meglio, tramite lo studio di casi nazionali (Francia, Irlanda, Italia, Spagna e Regno Unito), alcune delle principali cause per ritardi nei pagamenti e di come le politiche e gli strumenti introdotti affrontino la questione.

L’approccio e la metodologia del Rapporto analitico sono stati modellati in base ai “limitati” dati statistici disponibili a livello UE in merito all’impatto dei ritardi nei pagamenti nel settore delle costruzioni, ottenuti da fonti nazionali e europee.

Il Rapporto mira a comprendere meglio, tramite lo studio di casi nazionali, alcune delle principali cause per ritardi nei pagamenti e di come le politiche e gli strumenti introdotti affrontino la questione. Il rapporto fornisce anche una serie di considerazioni finali in merito alle modalità con cui i legislatori affrontano il problema nei Paesi membri dell’UE.

Nei Paesi europei analizzati si utilizza generalmente una combinazione di misure preventive e correttive, nonché di regolamenti hard e soft per affrontare il problema dei ritardi di pagamento nel settore delle costruzioni, dimostrando che termini di pagamento ingiustificatamente lunghi e ritardi di pagamento sono un elemento di preoccupazione per i legislatori.

Politiche e strumenti per far fronte ai ritardi di pagamento nel settore dell’edilizia nell’UE

I Regolamenti softcampagne di sensibilizzazione e codici di buone pratiche – sono relativamente comuni e più facili da organizzare rispetto ai regolamenti hard. In molti casi, tali iniziative possono supportare o essere punto di partenza per la messa in atto di regolamenti hard. È importante sottolineare che, mentre i regolamenti soft possono essere promossi da associazioni di costruttori, i regolamenti hard sono implementati solo dai governi (spesso con pressioni provenienti dal settore).

È quindi imperativo assicurare un livello di coordinamento e di coerenza nell’implementazione di questo duplice approccio che si rafforzano vicendevolmente. È stato tuttavia dimostrato che i meccanismi di conciliazione delle controversie sono usati raramente dagli stakeholder delle costruzioni, per via del timore di danneggiare le relazioni commerciali con soggetti più potenti, indipendentemente dal fatto che siano appaltatori principali o clienti pubblici e privati. Pertanto, si deve fare di più per fornire meccanismi aggiuntivi per la conciliazione-risoluzione di controversie nel settore delle costruzioni.

Nel 2018 (UE-28), si legge nel Rapporto, il 56% delle PMI del settore delle costruzioni ha segnalato problemi legati ai ritardi di pagamento, il che lo rende il settore in cui le PMI sono più esposte a pagamenti tardivi. Tra gli Stati membri dell’UE, Germania, Paesi Bassi e Svezia hanno la percentuale più bassa di PMI che hanno segnalato problemi dovuti ai ritardi di pagamento.

In Italia, la durata media dei pagamenti, seppure in diminuzione nel 2018sottolinea il Rapporto –è tuttavia una delle più lunghe in Europa Occidentale”.
Al 2018, solo il 35,5% delle imprese italiane pagava entro i termini previsti rispetto al 42,8% della media UE.

Ricordiamo che l’Italia a gennaio 2020 è stata condannata dalla Corte di Giustizia europea: “Non assicurando che le sue pubbliche amministrazioni rispettino effettivamente i termini di pagamento stabiliti all’articolo 4, paragrafi 3 e 4, della direttiva 2011/7/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza di tali disposizioni”.

Inoltre, nel giugno 2018, la Commissione UE ha notificato un parere motivato all’Italia perché la Legge nazionale di trasposizione di Direttive UE (il cosiddetto “Codice degli Appalti) introduce un ulteriore periodo tra la fine della procedura di conformità delle opere e il termine di pagamento stabilito nel contratto, estendendo così artificialmente la durata del pagamento, contravvenendo alle disposizione della Direttiva 2011/7 / UE. Questa procedura è tuttora aperta.

Il 58% delle imprese ammette di rinviare i pagamenti ai propri fornitori e subappaltatori a causa dei ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazioni, con ripercussioni su tutta la catena di fornitura delle costruzioni, in particolare sulle PMI, che di solito si trovano alla fine della catena del valore.

Pagamenti tardivi tra le imprese in ​​Italia nel settore delle costruzioni nel 2010, 2013 e 2017

La principale conseguenza del ritardo nei pagamenti è senza dubbio la carenza di liquidità che genera per le imprese di costruzione e, secondariamente, i pagamenti tardivi riducono la crescita del business, ritardano gli investimenti, mettono a rischio la realizzazione dei progetti e potrebbero portare al licenziamento di personale.

Nel Rapporto vengono individuati 3 principali aspetti che ostacolano l’effettiva attuazione della Direttiva 2011/7/UE nel settore delle costruzioni.

1. La possibilità di derogare ai termini di pagamento, rispettivamente di 30 giorni e di 60 giorni, nelle transazioni con le autorità pubbliche(PA2B) e in quelle tra imprese (B2B). Questo “appiglio” viene sfruttato dagli attori in posizione dominante (per es. i principali appaltatori e la PA) per imporre inique e lunghe condizioni di pagamento e quindi per pagare in ritardo senza conseguenze legali.

2. La possibilità di allungare il procedimento di verifica oltre i 30 giorni, che è talvolta utilizzata artificiosamente per estendere i termini di pagamento.

3. La rinuncia volontaria alle misure di tutela previste dalla Direttiva (interessi di mora, risarcimenti o l’avvio di procedimenti giudiziari. Gli attori del settore delle costruzioni effettuano tali rinunce per evitare di danneggiare i rapporti con i loro partner commerciali (“fattore paura“).

Il Rapporto si conclude rilevando che un monitoraggio e una documentazione più scrupolosi sul comportamento in materia di pagamenti nel settore delle costruzioni, accompagnati da possibili sanzioni, appaiono a loro volta un meccanismo efficace per affrontare i ritardi di pagamento.

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