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I costi miliardari dell’inquinamento atmosferico in Europa

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Il Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente indica che nel periodo 2008-2012 il 50% dei 329 miliardi di euro (somma della stima più bassa) per i costi, conseguenti agli impatti sulla salute delle emissioni degli impianti industriali europei, sono stati causati dall’1% di tutti gli impianti valutati e che sono quasi tutti centrali per la produzione elettrica, alimentati a carbone e lignite.
La classifica degli impianti più inquinanti e dei costi sostenuti dai vari Paesi.

L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) ha pubblicato il 25 novembre “Costs of air pollution from European industrial facilities 2008-2012”, l’annuale Rapporto che si concentra sui costi dei danni per la salute e per l’ambiente (morti premature, i costi dei ricoveri ospedalieri, le giornate di lavoro perse, i problemi di salute, i danni agli edifici e la riduzione dei rendimenti agricoli) causati dall’inquinamento provocato dagli impianti industriali, utilizzando una serie di stime dei costi sulla base dei diversi metodi disponibili e attualmente utilizzati dai decisori politici per calcolare i costi dei danni associati.
Il Rapporto non valuta, comunque, se le emissioni prodotte dagli impianti siano coerenti con i requisiti di legge per operare e non tiene conto dei vantaggi economici e sociali indotti dal settore industriale, come i prodotti, l’occupazione e le entrate fiscali.

Secondo l’EEA, i costi derivanti dall’inquinamento atmosferico e dai gas ad effetto serra prodotto dagli impianti industriali europei sarebbero stati, nel periodo preso in esame (2008-2012), di almeno 329 miliardi di euro, ma avrebbero raggiunto la cifra di 1.053 miliardi, secondo stime meno prudenti.

Mentre tutti sottolineano i vantaggi della produzione industriale ed energetica – ha dichiarato il Direttore esecutivo dell’EEA, Hans Bruyninckx – questa analisi dimostra che le tecnologie utilizzate da questi impianti impongono costi nascosti per la nostra salute e l’ambiente industria è anche solo una parte del quadro. L’industria è solo una parte del quadro, è importante riconoscere che altri settori, soprattutto trasporti e agricoltura, contribuiscono altrettanto alla scarsa qualità dell’aria”.

Nel Rapporto sono indicati anche gli impianti più dannosi in Europa e i costi relativi ad ogni Paese. Dei 30 singoli impianti indicati come i più inquinanti, 26 sono dedicati alla produzione di energia elettrica, alimentate a carbone e lignite e principalmente presenti in Germania e nell’Europa dell’Est. “The Dirty Dozen”, la sporca dozzina, mutuata dal film Premio Oscar (1968) di Robert Aldrich è la seguente:
1) Tets Maritsa Iztok 2 “EAD, Kovachevo, Bulgaria (Centrale termica);
2) PGE Elektrownia Bełchatów SA, Rogowiec, Polonia (Centrale termica);
3) Complexul Energetic Turceni, Turceni, Romania (Centrale termica);
4) Vattenfall Europe Generation AG Kraftwerk Jänschwalde, Peitz, Germania (Centrale termica);
5) Drax Power Limited, Drax Power Ltd, Selby, Regno Unito (Centrale termica);
6) Complexul Energetic Rovinari, Rovinari, Romania (Centrale termica);
7) PGE Elektrownia Turów SA, Bogatynia, Polonia (Centrale termica);
8) Elektrownia “KOZIENICE” SA, Świerże Górne, Polonia (Centrale termica);
9) RWE Power AG Kraftwerk Niederaußem, Bergheim, Germania (Centrale termica);
10) Centrale elettrica di Longannet, Kincardine, Regno Unito (Centrale termica);
11) Regia Autonoma Pentru Activitati Nucleare, Severin, Romania (Centrale termica);
12) ThyssenKrupp Steel AG Werk Schwelgern, Duisburg, Germania (Produzione di ghisa o acciaio).

Tra gli altri aspetti del Rapporto si segnala che:
– il 50% dei costi dei danni sono stati causati da solo 147 strutture, 1% dei 14.325 impianti valutati nel corso del periodo 2008-2012; tre quarti del totale dei costi dei danni sono stati causati dalle emissioni di 568 strutture (4% del totale numero), fermo restando che questo non significa che la regolamentazione debba applicarsi solo agli impianti più grandi, dal momento che anche quelli più piccoli possono essere causa di rilevante inquinamento locale;
– i costi dei danni sono calati nel corso dei cinque anni monitorati nel report, riflettendo la riduzione delle emissioni dagli impianti industriali, che potrebbe esser derivata sia dagli effetti della legislazione per il miglioramento dell’efficienza impiantistica sia dalla recessione economica in Europa, che ha determinato una minore incidenza delle attività industriali negli anni immediatamente successivi al 2008;
– ben 8 dei primi 30 impianti della non invidiabile classifica sono situati in Germania; 6 sono in Polonia; 4 in Romania; 3 in Bulgaria e nel Regno Unito; 2 in Grecia; Repubblica ceca, Estonia, Italia e Slovacchia ne hanno uno ciascuna, anche se tale classifica non tiene in considerazione l’efficienza che, in alcuni casi, gli impianti di maggiori dimensioni possono dimostrare di avere ad altri più piccoli;
– Paesi come Germania, Polonia, Regno Unito, Francia e Italia, che hanno molti grandi impianti, determinano la maggior parte dei costi per i danni, anche se la classifica di tali Paesi cambierebbe sensibilmente se i costi dei danni riflettessero correttamente l’impatto sulle rispettive economie nazionali, sì che il peso delle emissioni da un certo numero di Paesi dell’Europa orientale (Bulgaria, Romania, Estonia e Polonia) sarebbe ben maggiore;
– il rapporto mette in evidenza anche il potenziale risparmio che si otterrebbe se gli oltre 1.500 grandi impianti di combustione in Europa riducessero le loro future emissioni in linea con le migliori pratiche.

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