Per la Giornata internazionale contro la corruzione, Transparency International propone un focus su indebita influenza, mancata vigilanza, scarsa trasparenza, ostacolo alla partecipazione, nonché fuorvianti campagne pubblicitarie, che sarebbero messe in atto dalle lobby dei combustibili fossili durante i negoziati per il clima, indebolendo gli sforzi per contrastare il cambiamento climatico.
In occasione della Giornata internazionale contro la corruzione (9 dicembre 2024)istituita dall’AssembleaGenerale dell’ONU, in risposta al crescente fenomeno della corruzione e alla minaccia che rappresenta per la stabilità e la sicurezza e che quest’anno ha per tema “Unirsi ai giovani contro la corruzione: plasmare l’integrità di domani”, Transparency International, l’Organizzazione della società civile che opera in oltre 100 paesi per porre fine all’ingiustizia della corruzione, chiedendo maggiore trasparenza ed integrità in tutti i settori della vita pubblica, propone un focus sul “mondo torbido dei negoziati sul clima”.
Ogni anno, sottolinea l’Organizzazione, miliardi di dollari vengono mobilitati per iniziative che limitino le emissioni, per l’adattamento climatico e la protezione di aree di conservazione cruciali. Ma senza forti misure anticorruzione, queste risorse essenziali rischiano di essere dirottate e l’attuale divario finanziario rischia di non essere mai colmato.
Possiamo già vedere le prove di ciò che sta avvenendo. Nel mercato dei crediti di carbonio, dove la tensione intrinseca tra la riduzione delle emissioni e la fornitura di rendimenti finanziari ha portato a furti, corruzione, progetti conteggiati due volte e prezzi dei crediti di carbonio tenuti segreti. L’ anno scorso abbiamo visto che in totale oltre il 90% dei crediti di carbonio non avrebbe dovuto essere approvato.
In un recente rapporto di Transparency International che ha esaminato da vicino il lancio dei fondi JETP (Just Energy Transition Partnership), si è scoperto che fondi fondamentali, progettati per supportare i Paesi a basso reddito che abbandonano i combustibili fossili, sono stati persi a causa di un’indebita influenza commerciale e di organi di sorveglianza inaffidabili.
La mancanza di trasparenza che sta al centro del processo decisionale sul clima minaccia di indebolire del tutto gli sforzi internazionali, con conseguenze disastrose per le persone e per il pianeta. Rafforzare la trasparenza e sradicare la corruzione è essenziale per realizzare un mondo più verde e più equo.
La Giornata internazionale contro la corruzione quest’anno si celebra a poche settimane dopo la COP29, la terza COP consecutiva che si è tenuta in uno Stato membro con pessime prestazioni in materia di diritti umani e dove un’influenza indebita ha limitato progressi significativi nell’azione per il clima.
Transparency International esorta i leader a riconoscere e, quindi, a contrastare la corruzione climatica per realizzare reali progressi nell’azione di contrasto a cambiamenti climatici. Ciò include la creazione di migliori protezioni per salvaguardare i negoziati chiave sul clima e ripristinare la fiducia nella diplomazia climatica multilaterale.
In occasione della Giornata, Transparency International invita i leader globali a salvaguardare i processi climatici fornendo maggiore trasparenza su come vengono svolti i negoziati sul clima. La mancata salvaguardia dell’onestà sulle future COP rischia di compromettere le decisioni e quindi la capacità dei paesi di affrontare efficacemente la crisi climatica.
Senza forti misure di garanzia, ospitare la COP rischia di ridursi a un’opportunità di greenwashing. Alla COP29, i rischi di corruzione attraverso l’ingerenza dell’industria dei combustibili fossili erano chiari. Fin dall’inizio, l’approccio dell’Azerbaigian all’organizzazione della Conferenza ha offuscato i confini tra governo e industrie inquinanti. Non solo, il Presidente della COP29 era un ex dirigente della Socar, la compagnia petrolifera statale, ma anche il presidente e i membri della Socar erano coinvolti nell’organizzazione della Conferenza. Un rapporto di Transparency International e dell’Anti Corruption Data Collective ha lanciato l’allarme per l’inaccettabile mancanza di tutele durante i negoziati sul clima più importanti al mondo.
Tuttavia, la C OP29 non è stata l’unica perché c’è stata una lunga storia di indebite influenze sulle COP. Nemmeno la storica COP21 di Parigi è stata immune dall’influenza delle compagnie dei combustibili fossili, con la Shell che ha affermato di aver redatto la formulazione la formulazione dell’Articolo 6 dell’Accordo, quello sui mercati del carbonio, su cui peraltro si è raggiunta finalmente un’intesa, non esaustiva, solo a Baku (2024).
Negli anni successivi alla COP di Parigi, Transparency International ha documentato come le industrie inquinanti abbiano manipolato il processo delle COP: sia attraverso le grandi compagnie petrolifere che hanno creato campagne pubblicitarie fuorvianti prima della COP24 in Polonia, sia attraverso la presenza di gruppi di consulenza, che hanno sfruttato la loro posizione per promuovere gli interessi dei combustibili fossili alla COP28.
L’immagine mostra una sequenza temporale in cui sono stati segnalati casi di indebita influenza in diversi COP. Fonte: Transparency International.
Affinché i negoziati possano sostenere efficacemente un futuro libero dalla corruzione, deve esserci spazio illimitato alla partecipazione della società civile che svolge un ruolo fondamentale nell’esaminare il modo in cui i lobbisti e gli interessi privati influenzano le posizioni dei governi nei colloqui chiave sul clima. Tuttavia, la grave repressione delle voci della società civile alla COP29 è stata un duro promemoria della mancanza di protezioni in atto per garantire che le organizzazioni e gli attivisti potessero liberamente esprimere le proprie preoccupazioni.
Coloro che della società civile erano in grado di partecipare alla conferenza sono stati surclassati dai partecipanti con affiliazioni non dichiarate alla COP. L’ analisi di Transparency International ha rivelato che la maggioranza dei partecipanti che non aveva dichiarato la propria affiliazione come ospiti possedeva un badge nazionale o di parte che garantiva loro un accesso privilegiato ai colloqui diplomatici. Questo gruppo opaco rappresentava oltre il 20% dei partecipanti alla COP, 10 volte di più del numero di titolari di badge di ONG.In copertina: Immagine di Transp
In copertina: Immagine di Transpirancy