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Aridità: colpisce tre quarti delle terre emerse

Un Rapporto presentato all’UNCCD-COP16 in corso in Arabia Saudita, documenta per la prima volta con chiarezza scientifica la crisi dell’aridità, rivelando una minaccia esistenziale che colpisce miliardi di persone in tutto il mondo e indicando nel cambiamento climatico causato dall’uomo come il motore principale di questo cambiamento, con effetti devastanti sulle popolazioni che vivono in aree che si stanno inaridendo, costrette ad emigrare con ripercussioni a livello globale.

Il 77,6% delle terre emerse della Terra diventa permanentemente più arido nei tre decenni che hanno preceduto il 2020, rispetto al precedente periodo di 30 anni (1961-1990), per un totale di 4,3 milioni di chilometri quadrati di paesaggi precedentemente umidi che si sono trasformati in zone aride, in cui le precipitazioni sono istate inferiori al 65% dell’evaporazione atmosferica, con conseguenze disastrose per l’agricoltura, gli ecosistemi e i mezzi di sussistenza delle popolazioni che vi vivono.

L’allarme è stato lanciato il 9 dicembre 2024 alla UNCCD-COP16 in corso a Riad con la pubblicazione del RapportoThe Global Threat of Drying Lands: Regional and global aridity trends and future projections”, redatto dall’UNCCD-Science-Policy Interface (SPI), l’organismo delle Nazioni Unite per la valutazione della scienza del degrado del suolo e della siccità, che indica il cambiamento climatico causato dall’uomo come il principale motore di questo cambiamento.

Dal rapporto emerge che nei tre decenni precedenti il 2020 circa il 77,6% delle terre emerse della Terra ha sperimentato condizioni più secche rispetto al precedente trentennio. Nel contempo, le zone aride si sono espanse di circa 4,3 milioni di km2, un’area quasi un terzo più grande dell’India, il settimo paese più grande del mondo, e ora coprono il 40,6% di tutte le terre emerse della Terra (esclusa l’Antartide).

Negli ultimi decenni circa il 7,6% delle terre emerse del Pianeta, un’area più grande del Canada, ha superato le soglie di aridità (vale a dire da zone non aride a zone aride, o da classi di zone aride meno aride a classi più aride). La maggior parte di queste aree è passata da paesaggi umidi a zone aride, con conseguenze disastrose per l’agricoltura, gli ecosistemi e le persone che vi abitano. 

E la ricerca avverte che, se il mondo non riuscirà a ridurre le emissioni di gas serra, un altro 3% delle aree umide diventerà una zona arida entro la fine del secolo.  Negli scenari con elevate emissioni di gas serra, si prevede un’espansione delle zone aride nel Mid-west degli Stati Uniti, nel Messico centrale, nel Venezuela settentrionale, nel Brasile nord-orientale, nell’Argentina sud-orientale, nell’intera regione del Mediterraneo, lungo la costa del Mar Nero, in gran parte dell’Africa meridionale e nell’Australia meridionale.

Percentuali regionali di terreni all’interno di ciascuna classe di aridità e percentuali di terra e popolazione all’interno delle zone aride rispetto alle zone non aride.

Questa analisi dissipa finalmente un’incertezza che da tempo circonda le tendenze globali di siccità – ha affermato Ibrahim Thiaw, Segretario esecutivo dell’UNCCD – Per la prima volta, la crisi di aridità è stata documentata con chiarezza scientifica, rivelando una minaccia esistenziale che colpisce miliardi di persone in tutto il mondo. A differenza delle siccità, periodi temporanei di scarse precipitazioni, l’aridità rappresenta una trasformazione permanente e inesorabile. I periodi di siccità sono destinati a finire. Ma quando il clima di un’area diventa più secco si perde la capacità di tornare alle condizioni precedenti. I climi più secchi che ora interessano vaste terre in tutto il mondo non torneranno ad essere come erano e questo cambiamento sta ridefinendo la vita sulla Terra“.

L’indice di aridità (AI) globale monitora queste condizioni e rivela cambiamenti diffusi nel corso dei decenni. 

Punti caldi dell’aridificazione
Le aree particolarmente colpite dalla tendenza alla siccità includono quasi tutta l’Europa (il 95,9% del suo territorio), parti degli Stati Uniti occidentali, il Brasile, parti dell’Asia (in particolare l’Asia orientale) e l’Africa centrale.
Parti degli Stati Uniti occidentali e del Brasile: significative tendenze alla siccità, con scarsità di precipitazioni e incendi boschivi che stanno diventando pericoli perenni.
Mediterraneo ed Europa meridionale: un tempo considerate granai agricoli, queste aree devono affrontare un futuro difficile a causa del diffondersi di condizioni semi-aride.
– Africa centrale e parti dell’Asia : aree con elevata biodiversità stanno subendo il degrado degli ecosistemi e la desertificazione, mettendo in pericolo innumerevoli specie.

Al contrario, meno di un quarto delle terre emerse del pianeta (22,4%) ha sperimentato condizioni più umide, con aree negli Stati Uniti centrali, sulla costa atlantica dell’Angola e in alcune parti del Sud-est asiatico che hanno registrato un certo aumento dell’umidità.

Tuttavia, la tendenza generale è chiara: le zone aride si stanno espandendo, spingendo gli ecosistemi e le società a soffrire gli effetti potenzialmente fatali dell’aridità.

Il rapporto indica il Sud-Sudan e la Tanzania come nazioni con la più alta percentuale di territorio in transizione verso zone aride, mentre la Cina è il paese con la più grande area totale in transizione da zone non aride a zone aride.

Per i 2,3 miliardi di persone, ben oltre il 25% della popolazione mondiale, che vivono nelle zone aride in espansione, questa nuova normalità richiede soluzioni durature e adattive. Il degrado del territorio legato all’aridità, noto come desertificazione, rappresenta una grave minaccia per il benessere umano e la stabilità ecologica. 

E mentre il Pianeta continua a riscaldarsi, le proiezioni dei report sullo scenario peggiore suggeriscono che entro la fine del secolo fino a 5 miliardi di persone potrebbero vivere in zone aride, alle prese con l’impoverimento del suolo, la diminuzione delle risorse idriche e la diminuzione o il collasso di ecosistemi un tempo fiorenti.

La migrazione forzata è una delle conseguenze più visibili dell’aridità. Man mano che la terra diventa inabitabile, famiglie e intere comunità che affrontano la scarsità d’acqua e il collasso agricolo spesso non hanno altra scelta che abbandonare le proprie case, il che porta a sfide sociali e politiche in tutto il mondo. Dal Medio Oriente all’Africa e all’Asia meridionale, milioni di persone sono già in movimento, una tendenza destinata a intensificarsi nei prossimi decenni.

L’impatto devastante dell’aridità
Secondo il rapporto, gli effetti della crescente aridità sono a cascata e multiformi e toccano quasi ogni aspetto della vita e della società.

– Entro la fine del secolo un quinto di tutta la terra potrebbe subire brusche trasformazioni dell’ecosistema a causa della crescente aridità, provocando cambiamenti radicali (ad esempio la trasformazione delle foreste in praterie e altri cambiamenti) e portando all’estinzione di molte specie vegetali, animali e altre forme di vita del mondo.

L’aridità è considerata la causa principale del degrado dei sistemi agricoli a livello mondiale, colpendo il 40% delle terre coltivabili della Terra

–  L’aumento dell’aridità è stato ritenuto responsabile del calo del 12% del prodotto interno lordo (PIL) registrato nei Paesi africani tra il 1990 e il 2015.

– Si prevede che più di due terzi di tutta la terra del pianeta (esclusa la Groenlandia e l’Antartide) immagazzinerà meno acqua entro la fine del secolo, se le emissioni di gas serra continueranno ad aumentare anche modestamente

L’aridità è considerata una delle 5 cause più importanti di degrado del suolo al mondo (insieme all’erosione del suolo, alla salinizzazione, alla perdita di carbonio organico e al degrado della vegetazione)

– L’aumento dell’aridità in Medio Oriente è stato collegato alle tempeste di sabbia e polvere più frequenti e più grandi della regione.

– Si prevede che l’aumento dell’aridità avrà un ruolo negli incendi boschivi più grandi e intensi nel futuro alterato dal clima, non da ultimo a causa del suo impatto sulla morte degli alberi nelle foreste semi-aride e la conseguente crescente disponibilità di biomassa secca da bruciare.

L’impatto dell’aumento dell’aridità sulla povertà, la scarsità d’acqua, il degrado del suolo e la produzione alimentare insufficiente sono stati collegati all’aumento dei tassi di malattia e morte a livello globale, soprattutto tra bambini e donne.

– L’aumento dell’aridità e della siccità svolgono un ruolo chiave nell’incremento delle migrazioni umane in tutto il mondo, in particolare nelle aree iperaride e aride dell’Europa meridionale, del Medio Oriente, del Nord Africa e dell’Asia meridionale. 

Il rapporto segna una svolta
Per anni, documentare l’aumento dell’aridità si è rivelato una sfida, afferma il rapporto. La sua natura a lungo termine e l’intricata interazione di fattori quali precipitazioni, evaporazione e traspirazione delle piante hanno reso difficile l’analisi. I primi studi hanno prodotto risultati contrastanti, spesso offuscati dalla cautela scientifica.

Il nuovo rapporto segna una svolta, grazie a modelli climatici avanzati e metodologie standardizzate per fornire una valutazione definitiva delle tendenze alla siccità globale, confermando l’inesorabile aumento dell’aridità e fornendo al contempo approfondimenti fondamentali sui suoi fattori scatenanti e sulla potenziale traiettoria futura.

Cinque aree politiche integrate, incluse le raccomandazioni politiche per affrontare la sfida della crescente aridità attuale e futura.

Raccomandazioni
Il rapporto offre una roadmap completa per affrontare l’aridità, sottolineando sia la mitigazione che l’adattamento. Tra le sue raccomandazioni:
Rafforzare il monitoraggio dell’aridità. Integrare le metriche dell’aridità nei sistemi di monitoraggio della siccità esistenti. Questo approccio consentirebbe il rilevamento precoce dei cambiamenti e aiuterebbe a guidare gli interventi prima che le condizioni peggiorino. Piattaforme come il nuovo Aridity Visual Information Tool forniscono ai decisori politici e ai ricercatori dati preziosi, consentendo allerte precoci e interventi tempestivi. Le valutazioni standardizzate possono migliorare la cooperazione globale e informare le strategie di adattamento locali.
Migliorare le pratiche di utilizzo del suolo. Incentivare sistemi di utilizzo sostenibile del suolo può mitigare gli impatti della crescente aridità, in particolare nelle regioni vulnerabili. Approcci innovativi, olistici e sostenibili alla gestione del suolo sono al centro del policy brief Sustainable Land Use Systems: The path to collectively achieving Land Degradation Neutrality” dell’UNCCD SPI, pubblicato l’8 dicembre che evidenzia come l’uso del suolo in un luogo influisca su altri altrove, rendendo prioritaria la resilienza al cambiamento climatico o ad altri shock e incoraggiando la partecipazione e l’adesione da parte delle comunità indigene e locali, nonché di tutti i livelli di governo. Progetti come il Great Green Wall, l’iniziativa di ripristino del suolo che abbraccia l’Africa, dimostrano il potenziale di sforzi olistici su larga scala per combattere l’aridità e ripristinare gli ecosistemi, creando al contempo posti di lavoro e stabilizzando le economie.
Investire nell’efficienza idrica. Tecnologie come la raccolta dell’acqua piovana, l’irrigazione a goccia e il riciclo delle acque reflue offrono soluzioni pratiche per gestire le scarse risorse idriche nelle regioni aride.
Costruire la resilienza nelle comunità vulnerabili
Conoscenza locale, sviluppo delle capacità, giustizia sociale e pensiero olistico sono essenziali per la resilienza. I sistemi di uso sostenibile del suolo incoraggiano i decisori ad applicare una governance responsabile, a proteggere i diritti umani (incluso l’accesso sicuro alla terra) e a garantire responsabilità e trasparenza. Programmi di sviluppo delle capacità, supporto finanziario, programmi educativi, servizi di informazione sul clima e iniziative guidate dalla comunità danno potere a coloro che sono maggiormente colpiti dall’aridità per adattarsi alle mutevoli condizioni. Gli agricoltori che passano a colture resistenti alla siccità o i pastori che allevano bestiame più tollerante all’aridità sono un esempio di adattamento incrementale.
Sviluppare quadri e cooperazione internazionali. Il quadro di neutralità del degrado del suolo dell’UNCCD fornisce un modello per allineare le politiche nazionali con gli obiettivi internazionali, assicurando una risposta unificata alla crisi. I piani di adattamento nazionali devono incorporare l’aridità insieme alla pianificazione della siccità per creare strategie coese che affrontino le sfide della gestione dell’acqua e del territorio. La collaborazione intersettoriale a livello globale, facilitata da quadri come l’UNCCD, è essenziale per soluzioni su larga scala.

La tempestività di questo rapporto non può essere sopravvalutata – ha osservato Andrea Toreti, Scienziato senior del Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione UE e co-autore principale del rapporto – L’aumento dell’aridità rimodellerà il panorama globale, sfidando i modi di vita tradizionali e costringendo le società a reimmaginare il loro rapporto con la terra e l’acqua. Come per il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, affrontare l’aridità richiede un’azione internazionale coordinata e un impegno incrollabile per lo sviluppo sostenibile“.

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