Alla COP29 di Baku è stato raggiunto un accordo sugli standard operativi per un mercato globale del carbonio, che getta le basi per rendere operativo l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, rimasto bloccato per anni, che riconosce come alcune Parti dell’UNFCCC possano contribuire alla mitigazione delle emissioni di gas ad effetto serra attraverso il commercio dei crediti di carbonio che potrebbero vendere ai paesi più inquinanti.
Nella prima giornata della COP29 di Baku, nel corso di una riunione protrattasi fino alla tarda serata i negoziatori delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) hanno raggiunto un accordo sul mercato del carbonio di cui al punto 6 dell’Accordo di Parigi, supervisionato da un organismo di vigilanza delle Nazioni Unite, con un nuovo meccanismo per la convalida, la verifica e l’emissione di crediti di carbonio di alta qualità, che avrebbe le potenzialità per migliorare gli standard nel mercato volontario del carbonio e sbloccare i tanto necessari investimenti privati nei progetti climatici nelle economie in via di sviluppo.
“C’è ancora molto lavoro da fare, ma questo è un buon inizio, frutto di oltre 10 anni di lavoro all’interno del processo – ha affermato Simon Stiell, Segretario esecutivo dell’UNFCCC – Quando saranno operativi, questi mercati del carbonio aiuteranno i paesi a implementare i loro piani climatici in modo più rapido ed economico, riducendo le emissioni. Siamo ben lontani dal dimezzare le emissioni in questo decennio, ma il risultato sui mercati del carbonio qui alla COP29 ci aiuterà a tornare in gara. Dobbiamo garantire che i paesi in via di sviluppo traggano vantaggio da nuovi flussi finanziari“.
L’Art. 6 dell’Accordo di Parigi, specifica come i paesi possono commerciare bilateralmente il carbonio tra loro (Art. 6.2) e partecipare a un mercato globale del carbonio (6.4).
il mercato globale del carbonio è stato valutato nel 2023 di oltre 8o0 miliardi di dollari nel 2022, con una rapida crescita prevista poiché i nuovi quadri normativi, come quelli della COP29, migliorano la credibilità del mercato e la domanda di crediti di alta qualità. Tale mercato consentirebbe ai paesi di scambiare tra loro crediti di carbonio (riduzioni certificate delle emissioni di carbonio), i cui prezzi sono determinati in base ai limiti di emissione imposti dai paesi stessi.
Una questione fondamentale che riguarda i mercati del carbonio è la contabilità. Ad esempio, quando un paese sviluppato finanzia un progetto di rimboschimento in un paese in via di sviluppo, impedendo teoricamente che 1.000 tonnellate di carbonio vengano rilasciate nell’atmosfera, questo risparmio farebbe parte del registro dei crediti risparmiati del paese sviluppato quando la prevenzione effettiva avviene altrove? In quale fase del ciclo di vita di un progetto di energia rinnovabile un credito generato sarà considerato idoneo per il commercio? I paesi possono rivendicare i crediti generati nei loro confini, finanziati da società straniere, e conteggiarli nei loro contributi determinati a livello nazionale (NDC)?
Un precedente tentativo dell’UNFCCC di regolare i mercati del carbonio nell’ambito dell’Accordo di Parigi era stato respinto a Dubai nel 2023 dall’UE e dai Paesi di sviluppo per essere troppo lassista. Ed anche l’accordo ora raggiunto ha suscitato perplessità tra i gruppi ambientalisti, che avvertito come siano necessari ulteriori “paletti” per garantire che i progetti di crediti di carbonio scambiati secondo le regole stabilite dall’Accordo di Parigi siano correttamente tenuti a rispondere sulla garanzia di integrità ambientale e diritti umani.
Comunque le Parti dovranno ancora concordare sui restanti elementi costitutivi dell’articolo 6, incluso l’articolo 6.2 e gli elementi finali dell’articolo 6.4. Una volta conclusi i negoziati sull’articolo 6, la Presidenza della COP29 incoraggerà l’adozione del sistema di scambio di quote di carbonio previsto dall’articolo 6, in modo che i Paesi possano trarne i potenziali benefici.
Immagine di copertina: Fonte UN Climate Change