Dopo una settimana di lavori alla Conferenza ONU sul Clima di Parigi, si evidenziano ancora difficoltà e i progressi sono lenti, anche se non sono mancati annunci importanti che meritano considerazione in vista di un possibile Accordo.
Apertasi il 30 novembre 2015 con le dichiarazioni dei Capi di Stato e di Governo e proseguita durante la settimana con i lavori dei cosiddetti “sherpa” (i negoziatori nazionali che svolgono il difficile e sotterraneo compito di limare il testo base dell’Accordo che le Parti dovrebbero apporre la firma) e delle previste sessioni tematiche, la Conferenza ONU sul Clima di Parigi (COP21) entrerà nel vivo la prossima settimana con la presenza dei vari Ministri coinvolti.
Dopo una settimana di colloqui e di posizioni espresse, si può dire che i progressi sono stati difficoltosi, anche se il Ministro Francese Laurent Fabius, Presidente della Conferenza, ha ricevuto proprio ieri il nuovo Draft dell’Accordo che aveva chiesto per poterlo sottoporre all’attenzione dei Ministri all’inizio della settimana, ma stante il numero delle pagine (48) non si è “snellito” come auspicato.
Tuttavia in questi giorni è stato possibile cogliere qualche elemento di novità o, se si vuole, qualche indizio che ci siano margini concreti di manovra per evitare una nuova “Copenhagen”.
Tra cui, segnaliamo la disponibilità, espressa da Francia e Germania, ad unirsi all’Appello di Manila con cui 43 Paesi che più rischiano per gli effetti dei cambiamenti climatici chiedono che l’obiettivo di mantenere entro i 2 °C l’aumento della temperatura media globale alla fine del secolo, venga sostituito da quello che fissa l’asticella a 1,5 °C, affinché quei Paesi possano meglio contrastare gli effetti catastrofici del global warming, che il vecchio obiettivo non è in grado di evitare.
Merita una sottolineatura anche l’affermazione del Presidente degli USA, Barack Obama che, intervenendo lunedì scorso alla Conferenza, ha affermato “Sono venuto di persona come rappresentante della prima economia mondiale e del secondo inquinatore per dire che noi, Stati Uniti, riconosciamo il nostro ruolo nell’aver creato il problema, ma che ci assumiamo anche la responsabilità di fare qualcosa in proposito. Possiamo cambiare il futuro qui e ora”.
C’è poi stato l’annuncio di Francia e Cina di supportare la proposta di revisione dei impegni nazionali (INDCs) ogni 5 anni, aspetto questo che finora aveva diviso i Paesi sviluppati da quelli in via di sviluppo, anche se non è ancora chiaro se inizierà dal 2020 o dal 2030.
L’Unione Africana e la Banca Africana di Sviluppo hanno annunciato un Piano per spingere lo sviluppo delle energie rinnovabili nel Continente, che prevede l’obiettivo di 300 GW di energia elettrica dalle fonti rinnovabili entro il 2030.
Per dare il senso delle ambizioni del progetto, si consideri che la Cina, primo produttore mondiale di energia da fonti.
L’India, pur con i distinguo espressi in merito all’impossibilità di poter fare a meno di utilizzare a medio termine il carbone per espandere la sua economia, ha annunciato una Alleanza Globale per il Solare che vede coinvolti 120 Paesi, per lo più distribuiti nelle fasce tropicali, ma alla quale hanno aderito anche alcuni Paesi dell’Emisfero settentrionale, tra i quali la Francia.
“La tecnologia solare è in continua evoluzione, i costi stanno scendendo e la connettività di rete sta migliorando – ha dichiarato Il Primo Ministro indiano Narendra Modi nell’occasione – Il sogno di un accesso universale all’energia pulita è sempre più reale e sarà alla base della nuova economia del XXI secolo“.
Il Presidente USA Barack Obama e il Presidente francese François Hollande hanno annunciato “Mission Initiative” per accelerare drasticamente sull’innovazione globale per l’energia pulita, impegnando i 20 Paesi aderenti (tra cui l’Italia) a raddoppiare nei prossimi 5 anni i propri investimenti in R&S per le energie pulite.
È stata lanciata la “Global alliance for buildings and construction” che impegna 18 Paesi (non c’è l’Italia) e 60 organizzazioni ad accelerare e diffondere su larga scala le potenzialità del settore nel ridurre le emissioni e costruire città ed infrastrutture più resilienti ai cambiamenti climatici.
C’è, infine, da segnalare che nel corso del Forum C40, la coalizione di megalopoli di tutto il mondo che hanno sottoscritto l’impegno a fronteggiare i cambiamenti climatici (Compact of Mayors), i Sindaci riuniti a Parigi oltre a ribadire il forte impegno nella riduzione delle emissioni, mitigazione dei cambiamenti e tutela ambientale, è stato annunciato il C40 Cities Finance Facilità (creato da C40, Germania e Banca InterAmericana di Sviluppo) per sbloccare 1 miliardo di dollari entro il 2020 per fornire le competenze e l’assistenza tecnica per infrastrutture sostenibili alle città a basso-medio reddito.